Insegnamenti da non sprecare

Insegnamenti da non sprecare

di Fabrizio Franchi

Finirà questa tragica conta dei morti, questa emergenza, questo obbligo alla carcerazione domiciliare. E forse sarà stata l’occasione per una grande riflessione collettiva e individuale, di ognuno di noi. Non le riflessioni di incompetenti da talk show. No, quelle riflessioni che facciamo quando pensiamo alla nostra vita, dentro finalmente il grande ritorno al NOI e non all’IO - o non solo all’IO - dentro una vera visione di senso.
Ci è stata data una grande opportunità che dobbiamo cogliere, per capire per che cosa viviamo e che cosa vogliamo. Sono stati giorni in cui ognuno ha dovuto fare i conti con lo spreco, con più attenzione al non produrre inutilmente rifiuti.
Giorni in cui abbiamo dedicato più tempo alla cultura, leggendo libri, ascoltando musica, guardando film. Giorni in cui abbiamo scoperto il valore e l’importanza di una sanità che funzioni e il valore della solidarietà.

Ecco, da qui ripartiamo, facendoci qualche domanda. Il welfare, così strapazzato, così bombardato da politiche dissennate. Quelli che tutti stiamo definendo eroi in questi giorni, costretti a turni massacranti, in tute e mascherine che segnano il corpo, oltre che l’anima, sono soprattutto persone che hanno dovuto convivere con la morte, che è ben peggio del fare un turno di dodici ore. Ci sarà il momento del riposo. Ma dal dolore della ricomposizione incessante di corpi abbandonati dalla vita non c’è ristoro. Ecco, questi angeli, questi eroi, saranno gli stessi che ci accoglieranno al pronto soccorso, dove ci saremo precipitati protestando se non saremo immediatamente curati.
E allora, quando ascolteremo politici che ci vengono a raccontare della necessità di tagliare il welfare, pensiamoci prima di dare loro il voto. A chi ha raccontato che non bisogna essere solidali con altri esseri umani, ecco pensiamoci.

Ma soprattutto pensiamo alle scelte dissennate. La Lombardia ha pagato il dazio più duro di morti. Eppure nessuno ricorda che la sanità è regionalizzata da anni e la Lombardia ha scelto di privatizzare di fatto il sistema sanitario, dirottando soldi alle cliniche private, per le quali ovviamente i reparti di rianimazione non sono remunerativi. Prima dell’emergenza, in Lombardia c’era lo stesso numero di letti per la terapia intensiva di quanti ne aveva il Friuli Venezia Giulia. Il fatto è che la Lombardia ha quasi dieci volte il numero di abitanti del Friuli. Ora abbiamo una grande occasione: invertire la tendenza della tolleranza nei confronti dell’evasione fiscale. Chi ha evaso ha sottratto risorse importanti alla Sanità per tutti e soprattutto per una generazione di anziani. Ha fatto sì che le risorse fossero ridotte a causa di un comportamento incivile e criminale. Finita l’emergenza non facciamo uscire la rabbia, le accuse su chi ha sottovalutato e chi no. Tutti abbiamo sottovalutato la pandemia perché era una situazione nuova e improvvisa. Ma i colpevoli ci sono: gli evasori, che hanno tolto dal bene collettivo - il NOI - soldi importanti per fare valere il loro IO.

Quando sarà finita e avremo riflettuto, pensiamo che la cultura deve vivere, perché ci fa stare bene, ci aiuta, ci fa evitare le trappole delle idiozie mortali. Ne abbiamo avuta gratuitamente a pacchi di cultura in questi giorni, grazie al commovente sforzo di case editrici, giornali, orchestre, teatri, musei. Benediciamo questa fortuna e quando sarà finita pensiamo a chi la tiene viva, ma che non può vivere di soli applausi. Quindi costringiamo i nostri amministratori a investire più risorse in teatri, musei, biblioteche. E ognuno di noi si metta una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio e vada a comperare un cd - o lo scarichi pagando in streaming - vada in edicola ad acquistare i giornali per sostenere gli edicolanti, eroi da prima linea e vada in libreria e acquisti un libro, per aiutare quei presìdi della cultura che sono le librerie senza le quali non può esistere trasmissione della cultura che garantisce la nostra sopravvivenza come la medicina.

Facciamo guardando con ottimismo e speranza al futuro, perché abbiamo dato una lezione al mondo. Perché, come ha detto l’altro giorno, parlando dell’Italia, il filosofo Bernard-Henry Levy: «È in occasione delle tragedie che le nazioni rivelano la loro anima. Sono colpito nel vedere all’opera l’antica grandezza di questo Paese e la sua fraterna dignità».

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