Riforma delle Apt: le cose non dette

Riforma delle Apt: le cose non dette

di Gigi Zoppello

Fa discutere, fa arrabbiare (i sindaci), fa preoccupare: la riforma delle Apt in Trentino elaborata dell’assessore provinciale Failoni non è ancora scritta nero su bianco - il testo della bozza consegnata alle categorie è pieno di spazi bianchi “da definire” - ma ha già suscitato un vespaio.

Questo perché va a toccare un settore strategico per il Trentino, che - come ricordato dallo stesso assessore - genera il 13% del Pil (il settore industriale arriva al 7%) che sommato all’indotto a seconda dei territori varia tra il 24 e il 30%.

E come quasi tutti i provvedimenti di questa giunta provinciale targata Fugatti, vede prima di tutto una “narrazione” suadente: lo slogan è “il turista deve essere al centro” (una ovvietà, ma suona bene), poi introduce lo zuccherino: “per la prima volta tutto il Trentino è considerato territorio turistico”. Una frase che serve a dare il messaggio di una giunta provinciale che “per la prima volta” ha avuto questa brillante idea. Va anche dato atto e merito che l’assessore ha affrontato un tema che in precedenza era stato tenuto “prudentemente” sotto il tappeto ovvero il tema degli aiuti di Stato normato già dal 2016 dalla legge cosiddetta “legge Madia” che limita l’intervento pubblico al 49% sul totale fatturato di qualsiasi soggetto privato qui comprese le Apt.

Per ora il fuoco della polemica si è focalizzato su un dettaglio di facile presa, ovvero la fusione delle Apt più piccole per ridurne il numero (da 15 a 10). In molti ci sono cascati: l’ex assessore Michele Dallapiccola indignandosi per l’Altopiano di Piné costretto a vagabondare in cerca di una sponda; o i sindaci Lagarini che non vogliono fondersi con Trento. Il pinzolero Failoni ha avuto buon gioco nello smentire. Certo, non ha mai detto che Rovereto deve fondersi con Trento. Né ha mai detto che Piné deve andare con la Val di Fiemme o con la Valsugana. Ha detto invece che dovranno “armonizzarsi”. Che è come dire ad un dipendente che non hai intenzione di licenziarlo, ma di “ridefinire gli orizzonti della sua carriera”. Linguaggio da tagliatori di teste. E a proposito: cosa succederà al personale? Quanti “esuberi”, ovvero posti di lavoro in meno?

Ma il vero nodo di questa riforma sta al livello più profondo: cosa sono le Apt, come vengono finanziate, chi le controlla e chi le paga?
Dunque si prova a ricostruire, per tentativi, in base a quello che Failoni ha detto finora (ma ripetiamo: il testo definitivo del disegno di legge ufficiale, ad oggi, non l’ha ancora visto nessuno).

Per cominciare, Failoni cavalca un vecchio cavallo di battaglia: “È l’Europa che ce lo impone”. Il che è in parte vero e in parte falso. È vero che la riforma del sistema Apt in Trentino doveva essere fatta, e l’origine risale all’incontro avuto a Roma il 20 agosto 2019. È falsa perché altri Paesi d’Europa, ed altre regioni (come il Sudtirolo), hanno brillantemente superato l’intoppo.

Sempre rimanendo in attesa del testo definitivo, i messaggi lanciati da Failoni nelle prime serate di presentazione introducono tre elementi: il finanziamento delle Apt da parte della Provincia (che sarà al massimo il 49% del bilancio); la ripartizione almeno del 20% dei fondi a favore delle nuove Agenzie Territoriali coordinate da Trentino Marketing con i suoi area manager; la “armonizzazione” degli ambiti.
Ciascuno di questi tre elementi necessiterebbe di un approfondimento.

E ciascuno di essi preoccupa non poco le Apt.

Se nel 2016 la Provincia destinava 20 milioni di euro alle Apt, vale la pena ricordare che oggi la Provincia investe direttamente per le Apt circa 5 milioni di euro, perché i restanti 15 vengono dalla tassa di soggiorno.

Ora Failoni ha parlato tranquillamente di “armonizzare” anche la tassa che oggi varia da valle a valle e mediamente è di 1 euro a turista. Portandola a 3 euro fissi per tutto il territorio trentino (dato che “per la prima volta tutto il territorio trentino è turistico”). Una capriola non da poco per la Lega, che tre anni fa fece una dura campagna politica per l’abolizione della tassa, ed oggi che è al governo propone di triplicarla.
Con la riforma Failoni, un 20 per cento della tassa di soggiorno ovvero dei 15 milioni per un minimo quindi di 3 milioni andrà a favore delle 4 nuove agenzie di territorio gestite direttamente da Trentino Marketing senza però indicazione precisa della loro effettiva funzione.
Ad aggiungersi la possibilità di riorganizzazione degli ambiti delle Apt che spaventa i sindaci, perché la rappresentanza dei comuni che prima era elemento fondamentale per il riconoscimento delle Apt oggi sembra non essere più un requisito fondamentale (nella bozza, si parla di “un rappresentante esperto” nel cda, termine vaghissimo e suscettibile di sponsorizzazione politica).

Ricapitolando: nella nuova architettura si creerà un livello in più (fra Apt e Trentino Marketing); le Apt attuali verranno “armonizzate” (con laceranti spaccature di territori); il finanziamento delle Apt sarà subordinato alla raccolta di risorse private che dovranno superare gli stanziamenti pubblici.

I vantaggi? Ci sarà finalmente il “turista al centro”. E la Provincia avrà maggior potere, spendendo di meno.
Perché non “armonizziamo” la personalità di tutte le Apt scegliendone una unica per tutte? In questa maniera si renderebbe molto più semplice la lettura dai bilanci in avanti, si potrebbe pensare a un unico sistema di gestione contabile. E poi: alla luce delle difficoltà della legge Madia perché non si valuta di portare all’interno delle nuove agenzie tutta la parte pubblica oggi in capo alle Apt?

Stiamo parlando di quella attività dell’informazione e accoglienza che per ogni Apt a sommi capi vale almeno il 50% dei costi di gestione. Si potrebbe poi lasciare invece spazio a veri e propri consorzi fatti solo da operatori privati che a fronte dei loro investimenti vengono sostenuti dalla Provincia sino al massimo degli importi raccolti dalla tassa di soggiorno per quel territorio? Perché non si fa emergere un ruolo importante delle Apt come agenzia per lo sviluppo del territorio che potrebbe essere finanziata al 100% con quanto ricavato dalla tassa?

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