Medicina: non sia un dialogo tra sordi

Medicina: non sia un dialogo tra sordi

di Renzo Dori

Una facoltà di medicina a Trento può certamente rappresentare una occasione importante di crescita non solo per l’ambiente sanitario, ma anche per il settore di ricerca già presente e altamente qualificato. Ciò che non serve è una discussione fra sordi.

Da una parte il Rettorato dell’Università e dall’altra la Giunta provinciale. Il progetto necessariamente deve aver un ampio respiro e una capacità di interloquire con le Facoltà che da tempo collaborano con la realtà trentina. Su un ambito di tale importanza non vi possono essere futili contrapposizioni è necessario costruire un progetto credibile con partner qualificati che garantiscano una reale fattibilità in tempi ragionevolmente brevi. Evitiamo se possibile contrapposizioni sterili che producono (l’esperienza ce lo insegna) solo perdite di tempo e soluzioni al ribasso.

Se la realtà trentina può arricchire la propria offerta universitaria alle nuove generazioni attraverso l’apertura della facoltà di medicina, lo deve fare in tempi certi e su una proposta che risulti vincente rispetto ad altre realtà già consolidate da tempo e confinanti con la nostra realtà territoriale: qui la strada non può che essere quella della alta qualificazione, della ricerca e dell’apertura a ciò che c’è di meglio in ambito nazionale e internazionale. Se non fosse così meglio lasciar perdere e proseguire con le collaborazioni in atto per esempio nel settore infermieristico. Nel discutere della nuova facoltà non dimentichiamoci però che la sanità trentina soffre di una preoccupante carenza di medici specialisti e di infermieri.

Non sottovalutiamo che alcuni elementi di qualificate progettualità come la rete oncologica, la rete della cronicità o il piano demenze già oggi rischiano di bloccarsi nella loro realizzazione a causa di una scarsa disponibilità di medici di varie specialità, di medici di medicina generale e di infermieri opportunamente formati. Il rallentamento nella loro completa realizzazione si sta già manifestando da tempo creando non poche preoccupazione nei pazienti e nei cittadini che dovrebbero usufruire di modalità innovative di presa in carico e di percorsi diagnostici e assistenziali personalizzati (PDTA) in tempi certi, evitando lunghe ed estenuanti liste di attesa. Fatica non poco a fare qualche passo in avanti la medicina di territorio, di iniziativa e l’assistenza proattiva.

Questi segnali di difficoltà vanno combattuti con una forte volontà di innovazione e con adeguati investimenti che a tutt’oggi non è dato percepire nell’ambito delle politiche sanitarie provinciali. Quindi definiamo in tempi brevi il futuro e la caratura che dovrà avere la nuova facoltà di medicina, ma nel contempo affrontiamo con rinnovata energia le tematiche urgenti presenti sul tappeto della sanità trentina al fine di difendere la qualità raggiunta mantenendo, se possibile, un minimo di capacità “attrattiva” per le professioni sanitarie, rispetto ad altre realtà del territorio nazionale.

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