Medicina a Trento, Fugatti sbaglia

Medicina a Trento, Fugatti sbaglia

di Giovanni Pascuzzi

Gentile Presidente Fugatti, ho appreso dai giornali che per far fronte al problema della carenza di medici in Trentino è stato istituito un tavolo di lavoro con i vertici dell’Università di Padova in vista dell’attivazione di un percorso di formazione in medicina nella città di Trento.

1) Il problema. È molto positivo che la sua Giunta consideri prioritario cercare di dare risposta al problema della mancanza di medici di base e di specialisti, che affligge questo territorio come l’intero Paese. Ma se l’obiettivo fosse solo quello di formare ottanta medici trentini all’anno non ci sarebbe nessun bisogno di istituire a Trento un corso di laurea in medicina. Basterebbe attribuire una borsa di studio molto ricca agli ottanta migliori diplomati trentini desiderosi di votarsi al giuramento di Ippocrate e mandarli a studiare nella più prestigiosa scuola di medicina del mondo con il patto di rimanere a lavorare in Trentino almeno per un tot numero di anni una volta laureati.

Siffatta soluzione, con gli appropriati accorgimenti, sarebbe disponibile domani mattina e sarebbe molto meno dispendiosa dell’istituzione di un corso di laurea, ancorché “gemmato” da un’altra sede.

2) Medici di qualità. Ma l’obiettivo può e deve essere più ambizioso. Soprattutto: più efficace. Il Trentino non ha bisogno di medici purchessia. Ha bisogno di medici bravi. Ed un medico è molto più bravo se si forma ed opera in un ambiente dove si respira il “clima” della ricerca. Un ambiente dove lo stesso medico (da studente e poi da professionista) coltiva la ricerca o contribuisce ad essa. Chi vive nell’Università sa che la buona didattica è figlia della buona ricerca; sa che la didattica senza ricerca trasforma l’istituzione in un esamificio che frustra la motivazione prima ancora della preparazione. Ha senso un corso di laurea in medicina a Trento se a Trento (non altrove) si produce ricerca in ambito medico. E i risultati nella ricerca si ottengono grazie agli studiosi e ai laboratori avanzati che i giovani in formazione possono frequentare.

A questo proposito conviene ricordare un dato. Appena quattro mesi fa (il 20 luglio) si sono conclusi i lavori del Forum per la ricerca voluto dall’Assessore Spinelli. Nella “Carta di Rovereto”, che è l’atto nel quale sono riportati gli esiti delle riflessioni svolte nel Forum, si fa riferimento, a pagina 8, alla ricerca per la sanità (qui il testo completo). Ma si fa leva su quanto sul nostro territorio già esiste senza riferimenti alla ricerca medica in generale o a 360 gradi. Gli stessi esperti che codesta amministrazione ha nominato per farsi consigliare, hanno ribadito un principio noto: si migliora nella ricerca approfondendo quello che già c’è. Per formare bravi medici (e non medici formati a distanza) occorre avere in casa le strutture di ricerca che sole possono garantire una didattica di qualità. Al momento si può pensare ad una formazione medica nei campi dove già la ricerca medica in Trentino è un’eccellenza. In altre parole: scuole di specializzazione nelle branche richiamate nella Carta di Rovereto.

3) Tutto si può fare. Sono tra quelli che non si oppongono per partito preso alla istituzione di un corso di laurea di Medicina a Trento (attivato dall’Università di Trento). È una scelta che costa tempo e risorse, ma niente esclude in linea di principio che si possa fare. Questo giornale, martedì 19, ha dato notizia dell’ammontare delle risorse che la Provincia versa all’Ateneo. A proposito del debito ingente di PAT verso UNITN (più di 200 milioni di euro) nell’articolo si legge che il “piano di rientro” è confermato e che i 30 milioni eccedenti l’ordinario e relativi appunto al “rientro” saranno erogati su presentazione di specifica richiesta da parte dell’Ateneo. Con 30 milioni all’anno (oltre ad assumere i professori) si può costruire una intera clinica universitaria (ogni anno). E sì, perché per realizzare un corso di laurea in medicina, occorrono strutture adeguate e di nuova concezione.

4) Le due autonomie. Gentile Presidente, il vero punto dissonante della notizia che abbiamo appreso dai giornali è che la Provincia sta trattando con i vertici dell’Università di Padova senza che l’Università di Trento sia parte principale se non promotrice dell’iniziativa. Sembra quasi che Unitn venga tenuta fuori. Lei, Presidente, è sempre molto sensibile (e giustamente) ai “soldi dei trentini”. Con i soldi dei trentini viene finanziata (almeno in parte) l’Università di Trento che si è guadagnata una reputazione di tutto rispetto in ambito non solo nazionale. Lei si fa interprete di un problema che sta a cuore a tutti: formare i giovani medici che serviranno al Trentino. Nell’Università di Trento ci sono tutte le competenze necessarie per aiutarla a capire quale sia la strada migliore per raggiungere quell’obiettivo: istituire un corso di laurea ex novo; puntare sulle scuole di specializzazione facendo leva sulla ricerca di qualità che già si svolge qui; scegliere la migliore scuola di medicina fuori provincia (italiana o straniera) alla quale chiedere di aprire una “succursale” a Trento; e così via. Ci sono anche gli esperti in grado di superare i non pochi problemi che l’apertura di una sede distaccata pone. Lei, e, soprattutto, i trentini hanno “in casa” le competenze necessarie a prendere la decisione migliore. Non utilizzarle sarebbe un incomprensibile spreco.

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