La giornata della Pace alla Campana

La giornata della Pace alla Campana

di Alberto Robol

La giornata del 21 settembre, è probabilmente per noi la più significativa di tutto il 2019. Senza togliere importanza alle altre iniziative la giornata odierna ricorda due eventi vivi, eloquenti e intimamente collegati: il 70° compleanno del Consiglio d’Europa e l’anniversario della giornata della Pace, voluta dall’Onu negli anni 80 del secolo scorso.

Entrambi questi eventi vengono ricordati, direi celebrati, proprio qui alla Fondazione di Maria Dolens, la Campana dei Caduti per la pace in tutto il mondo in tutti i tempi. Come è possibile? Perché proprio Maria Dolens si assume questo compito gravoso e solenne alla fine di un anno che la vista protagonista principe di tanti convegni e di tante giornate di studio e di approfondimento storico, geografico valoriale?

Credo che la spiegazione sia più semplice di quello che sembra: la triade Consiglio d’Europa, Nazioni Unite, Maria Dolens costituisce un tutt’uno unico che trascende le cose del mondo con le sue divisioni, lacerazioni, disumanità.

Maria Dolens è l’apice di questa triade, per la sua universalità e storicità, a lei è preclusa ogni conflittualità riaffermando sempre e comunque l’unità dell’umanità, nella sua profondità di vita, di sentimenti, di valori, di costume, Maria Dolens riassume naturalmente ciò che è proprio del Consiglio d’Europa e delle Nazioni Unite. Se poi aggiungiamo le performance degli artisti della mostra Human Rights sul cambiamento climatico, di cui oggi si occupano particolarmente le Nazioni Unite, il ragionamento si fa ancora più interessante, coinvolgente e meritevole di ulteriore attenzione.

Il 2019 così diventa l’avvio di un discorso non più arrestabile né contenutisticamente ne simbolicamente. Tutto il mondo, il nostro mondo e quello dell’arte sono qui ai piedi della nostra Maria Dolens dando così corpo e sostanza alle intenzioni di Don Rossaro prima, e di padre Iori dopo. Il Colle di Miravalle a giusto titolo oggi può essere chiamato il giardino dell’anima, dove tutte le generazioni non conoscono limiti nell’ affermazione del bene e del bello, giovani e meno giovani, scuole e ambasciatori, università e cittadini diversamente sparsi nella società esprimono l’insieme di un tempo, di uno spazio fortemente segnati dal suono che raggiunge il cuore, la coscienza e la ragione dell’uomo per legarlo definitivamente al proprio dovere della trasformazione del mondo. In questo senso si è concreaturi del creato e della storia, mentre il nostro impegno e la nostra responsabilità aumentano in maniera vertiginosa, ma sperabilmente utile, creativo e solidalmente forte.

Il 2019 da questo punto e per questo è profeticamente la conclusione di un mandato di reggenza, ma anche l’apertura di una nuova storia della nostra Campana che nella sua eternità sonora si pone sempre più come sentinella del bene e voce che parla al mondo, ricordandogli sempre il proprio destino da Rovereto “piccola grande Onu” al mondo intero.
A questi valori dei diritti umani nella pace e nella solidarietà umanistica mi sono richiamato fin da quando ero al Consiglio d’Europa in qualità di delegato parlamentare della nostra Repubblica e vicepresidente della delegazione italiana, conoscendo dal vivo così, momenti di altissimo richiamo etico e civile. Quell’insieme di valori, per anni condivisi, ho cercato di trasferirli con continuità e trasparenza qui alla Fondazione della Campana dei Caduti allargandone la presenza nel mondo e perfezionando il senso di un suono che non era più solo rappresentativo della storia ma anche creativo di un futuro di civiltà.

Ho vissuto per primo il 50° anniversario del 1999 del Consiglio d’Europa recandomi proprio all’Hotel James di Londra dove Winston Churchill dette vita al Consiglio stesso costringendo poi piano piano gli altri paesi europei a mettersi insieme per la pace nel nostro continente. L’emozione fu grande, lo ricordo ancora come fosse ieri perché i momenti che contano davvero non conoscono freni e pause nella memoria dell’uomo.

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