Calo demografico iniziato 50 anni fa

Calo demografico iniziato 50 anni fa

Dino Pedrotti

Come afferma il Direttore (l’Adige, 27 luglio), «la questione denatalità è molto complessa e riguarda un’idea di società diversa da quella in cui molti di noi sono cresciuti».

Giustamente non la si deve affrontare “con i soldi” e con le esortazioni, ma cercando di capire le vere cause, per intervenire poi in modo razionale.

Piero Craveri sul Sole-24 ore del 28 luglio parla di «problema di estrema gravità, iniziato tra la disattenzione di tutti nel 1995». In realtà il problema nacque 30 anni prima, per cause ben diverse dalle solite cause storiche (crisi economiche, guerre, epidemie…). Gli ultimi crolli giustificati erano stati quelli del 1929-1935 e del secondo dopoguerra; negli anni ’60 ci fu la ripresa, fino al baby-boom del 1964 con 7.762 nati trentini. Dal 1965 registrammo improvvisamente, anno dopo anno, un eccezionale calo di nascite, dimezzate in 20 anni! Questo non era dovuto a uno dei soliti fattori storici, ma ad una causa tutta nuova e imprevista, che si presentò al mondo per la prima volta. Una rivoluzione culturale di eccezionale importanza mondiale. A metà anni ’60 la popolazione mondiale venne scossa dalle prime avvisaglie del ’68 e, complici le nuove forme di comunicazione, in tutto il mondo si esaltò la “disobbedienza”. I confessori vennero sempre meno ascoltati, aumentarono i matrimoni civili (più del 70% oggi a Trento), si diffuse la pillola (per la prima volta al mondo si poteva regolare la fertilità!), i giovani pretesero sesso libero, le donne cominciarono a combattere maschilismo e ridotti diritti sul lavoro, la famiglia tradizionale entrò in fortissima crisi…

Tutte cose oggi accettate e vissute. Come conseguenza, il numero dei nati trentini scese in 20 anni da 7.700 a 4.000 all’anno. I nati in rapporto alla popolazione (indice di natalità) si sono più che dimezzati in 50 anni: da 18,5 nati per 1.000 abitanti (1964) a 7,43 nati (2018). E siamo in continua decrescita, perché la frana avviata 50 anni fa aumenterà di volume: i “pochi bimbi” messi al mondo negli anni ’80, dal 2010 sono diventati “possibili genitori di pochi figli”... Nella “piramide per età” abbiamo oggi in Trentino quasi 10.000 cinquantenni (oltre l’età fertile), ma meno di 6.000 trentenni. E i nati del 2018 sono poco più di 4.000…

Si fa molto presto a fare semplici previsioni: tra 15 anni le pensioni dei tanti attuali 50enni trentini saranno sostenute dal lavoro di pochi lavoratori trentini. E ovviamente andrà peggio tra 30 anni, numeri alla mano… A meno che non si importi “manodopera” (come si dice) da altri mondi… Ci sono altre ricette?
Una politica seria “deve” affrontare con urgenza questi problemi futuri e non il voto alle prossime elezioni. Giustamente si deve sostenere il binomio “maternità-lavoro”, ma finora i risultati sono deludenti. Se le cause erano di tipo culturale bisogna impegnarsi per una nuova cultura. Oggi prevalgono consumismo, individualismo, facili deleghe a chi ci promette paradisi. Una percentuale sempre maggiore di giovani (30-40%) non prevede di mettere al mondo figli ed è pessimista. Si preferisce orientare il bisogno di affettività su un cane piuttosto che su un figlio… E, se ci si pente a 40 anni, c’è sempre Arco che trova soluzioni…
Unica ricetta è favorire una cultura orientata a una nuova famiglia, in cui genitori responsabili considerino i figli non come “oggetti di proprietà o di piacere”, ma soggetti protagonisti del futuro: occorre orientarsi a un mondo sostenibile, non edonistico, non consumistico, “un mondo a misura di bambino” in cui non vi siano guerre, fame, odi razziali… Le risorse non mancano all’umanità: secondo la Banca Mondiale, con 100 miliardi di dollari all’anno si può sconfiggere la povertà nel mondo; solo la stupida guerra in Irak era costata 3.000 miliardi di dollari! Discorsi seri, a cui però politica e società sono troppo spesso sorde…

Su The Economist c’è stato un interessante confronto tra indici di fertilità (nati per donne in età fertile) in Italia e in Germania. Dal 2010 in poi l’Italia è scesa da 1,45 figli per donna a 1,32 (1,25 in Spagna!); la Germania è invece risalita da 1,4 a 1,6. I demografi tedeschi stimano che almeno metà di questo ultimo aumento è dovuto alla recente immigrazione di donne siriane, afgane, irakene. Argomento tabù, in Italia. Altra causa è data dai concreti benefici offerti in Germania alle coppie con figli (meno tasse, nidi…).
Un’ultima nota: per migliorare i dati di natalità è del tutto impossibile pensare di delegittimare gli aborti volontari, come vorrebbe un lettore. Gli attuali aborti volontari sono in netto calo, meno di 600 all’anno in Trentino; ed erano presenti (molto sofferti e molto rischiosi) anche nei secoli scorsi…

comments powered by Disqus