Servono idee e azioni di rottura

di Michele Andreaus

I forum sulla ricerca e sulla cultura organizzati nelle scorse settimane dagli assessori Spinelli e Bisesti, sono stati oggetto di un vivace dibattito. Al di là delle conclusioni alle quali perverranno è emerso un approccio che penso meriti comunque attenzione.

Viviamo in un contesto sociale, politico, economico in rapida e profonda evoluzione. È un processo che può forse non piacere, ma è irreversibile. Come tutti i cambiamenti, questi possono essere subiti, rallentandoli, o cavalcati, cogliendo tutte le opportunità che da essi derivano.

Il chiudersi nel sacro recinto dell'autonomia, convinti che le nostre eccellenze a trecentosessanta gradi ci siano garantite a vita, è un errore potenzialmente molto grave. Si può evitare di commetterlo attraverso l'apertura ad un pensiero nuovo, potenzialmente di rottura, che deriva anche dal coinvolgimento di personalità di spicco, dotate di visione e di prospettiva, ma non "contaminate" con il Trentino e quindi in grado di non essere influenzate, di superare quell'atteggiamento, talvolta inconsapevole e del tutto naturale, di farci condizionare nelle nostre scelte dai comportamenti del passato e dal contesto. È una normale tecnica di previsione degli scenari e di definizione delle strategie future, ma in Trentino ci appare nuova, in quanto ormai ci siamo abituati a chiuderci, assuefatti al pensiero nuovo, che arriva però sempre dalle stesse persone, con un leggero effluvio di stanze chiuse e da troppo tempo non arieggiate. L'autonomia non vuol dire alzare palizzate, ma vuol dire innanzitutto usare le leve che abbiamo a disposizione per attrarre persone, idee, cervelli, visioni nuove, di rottura con il passato. Poi qualcosa inevitabilmente si getterà via, altro verrà accantonato, su qualcosa si potrà certamente lavorare. 

La cosa che mi incuriosisce di questi forum è il pensiero di rottura, che su alcuni passaggi è emerso, e la difesa dell'esistente da parte di coloro che "giocano in casa". Non sto affermando che si debba cambiare ad ogni costo, ma sto sottolineando le opportunità che possono venire da un pensiero di rottura, che obbliga ad immaginare scenari diversi. 

Da un lato dobbiamo avere l'ambizione di far emergere quanto di buono è stato fatto in questi anni dal sistema trentino, sia nella ricerca che nella cultura, ma questa consapevolezza ci deve indurre tutti, sia a livello personale, sia a livello istituzionale, ad abbandonare le nostre piccole e grandi confort zone. Tra l'altro, sono aree di benessere relativo, perché sono spazi che l'autoreferenzialità e il nostro autoconvincimento di essere eccellenti, restringono molto rapidamente, fino ad annullarle. 

Il Trentino è ricco di relazioni, di connessioni, che rappresentano una miniera di opportunità. Avere messo una piccola parte di queste relazioni attorno ad un tavolo, obbligando gli attori trentini ad un sano confronto, mi induce a non essere pessimista sull'esito di questi gruppi di lavoro. Chiaramente si tratta di un piccolo punto di partenza, al quale deve seguire un percorso che forse va al di là di una legislatura, ma che va comunque intrapreso. Ricordiamoci che il nostro benessere, inteso nel senso più ampio del termine, deriva perché in passato sono state prese decisioni di rottura, che hanno aperto spazi importanti. Negli ultimi anni forse si è persa questa capacità di rompere gli schemi ed è emerso un pensiero conservativo, o forse immobilista, che risponde al motto «va tutto bene, perché cambiare»? Ma proprio quando le cose vanno bene si deve guardare a dove e come cambiare e migliorare, rafforzandoci ancora di più. Rimodellare i nostri schemi quando il contesto è più favorevole, offre maggiori spazi di manovra. Quando si cambia perché si ha l'acqua alla gola, difficilmente si fanno scelte giuste. 

Oggi, non certo solo in Trentino, rimane la tendenza a far prevalere ruoli individuali, senza squadre, mentre vi sarebbe sempre più bisogno di decisioni condivise, di gioco di squadra, di mettere a fattor comune responsabilità e rischi, cosa che forse in questi forum si prova a fare. Ecco, forse quando il Trentino sarà in grado di esprimere una propria prospettiva che guarda al futuro, senza guardare sempre al passato, senza i piccoli opportunismi che vediamo quotidianamente, forse saremo in grado di fare quel salto di maturità e di consapevolezza che è richiesto per affrontare un contesto sempre più complesso e soprattutto diverso.
Personalmente auspico che da questi gruppi nascano non solo idee, ma anche azioni, che ci consentano di valorizzare con ruoli non di prima fila coloro che hanno menato le danze sino ad oggi, lasciando la prima fila a chi ha effettivamente idee in grado di ridefinire modelli di business, modelli sociali, culturali e di innovazione.

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