Valdastico: idea vecchia e inutile

Valdastico: idea vecchia e inutile

di Filippo Degasperi

L’intervento del consigliere Manica sul tema Valdastico è certamente apprezzabile e condivisibile. Tocca molte delle ragioni che rendono inutile e fuori dal tempo la vecchia idea democristiana di un altro collegamento stradale fra il Veneto e il Trentino.

I tecnici hanno già indicato sia l’insostenibilità dell’opera dal punto di vista economico finanziario che la sua inutilità per i fini che le si vorrebbero assegnare in un mondo completamente diverso da quello degli Anni Sessanta.

Sotto il primo profilo la stessa A4 (interessata all’avvio dei cantieri con l’unico obiettivo di ottenere il rinnovo della concessione) ha messo nero su bianco che i proventi della gestione non garantirebbero la copertura dei costi nemmeno in 20 anni. Non serve molta fantasia per immaginare a chi toccherebbe coprire la differenza.

Lo studio dell’Università di Trento ha invece chiarito che gli effetti sul traffico oggi presente in Valsugana sarebbero sostanzialmente nulli. La SS47 rimarrebbe infatti il percorso più breve e più conveniente (e quindi il più usato dai mezzi pesanti in transito) per raggiungere l’A22. La questione quindi, più che tecnica, è meramente politica. In questo senso non si può negare che, stando al risultato del 21 ottobre, il presidente Fugatti (che a Trambileno e Terragnolo svetta con il 50% circa dei consensi) disponga della piena legittimazione alla realizzazione del suo programma in tema di infrastrutture autostradali. Ma se è vero che i politici dovrebbero guardare oltre il semplice consenso elettorale, insistere su un’opera pensata nel secolo scorso sarebbe un chiaro indicatore di miopia.

Ed è proprio sul fronte politico l’intervento del consigliere Manica frana rovinosamente dato che dimentica le ragioni per le quali la realizzazione della Valdastico non è mai stata così vicina. La scelta di acconsentire alla realizzazione di «un corridoio (nuovo) di collegamento con il Veneto nella zona Est del Trentino» (difficile pensarlo altrove) appartiene tutta al centrosinistra autonomista. Sempre al centrosinistra autonomista appartiene la decisione di cedere e accomodarsi, dopo decenni di resistenze, al cosiddetto «Tavolo per l’intesa» con Veneto e Ministero. Per i romani (quelli che parlavano il latino) il nome rappresenta un presagio: difficile sostenere (come ha fatto proprio la coalizione del consigliere Manica) che il Trentino si sarebbe seduto ad un tavolo per l’intesa solo «per dire No». Soprattutto, le belle parole del capogruppo del PD della XV legislatura contrastano con i fatti.

Quando nell’ottobre del 2015 il Consiglio fu chiamato dal sottoscritto ad opporsi senza giri di parole alla realizzazione sul territorio provinciale del progetto Valdastico Nord, la coalizione di centrosinistra autonomista a trazione PD rispose con una raffica di No (a cominciare da quello del consigliere Manica?). Inutile quindi ora sbracciarsi per provare a rifarsi una credibilità su questo tema contando sulla scarsa memoria dei trentini. Detta in prosa, è sempre il caso di porre attenzione ad avviare ciò che altri potrebbero portare a compimento e di cui poi ci si potrebbe pentire.

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