Difendo il dialogo con Fugatti e la Lega

Difendo il dialogo con Fugatti e la Lega

di Marina Mattarei

Viviamo il tempo della complessità, sociale, economica, politica e culturale e, paradossalmente, anziché esercitare la necessaria e faticosa responsabilità dell’approfondimento, coltiviamo la facile scorciatoia dell’eccesso della semplificazione. Occorre lasciare il confortevole rifugio delle consuetudini e delle certezze.

Lasciare il confortevole rifugio delle consuetudini, delle certezze e delle verità di cui ci si sente depositari, attribuire all’interlocutore la stessa nostra dignità vuol dire sapersi mettere in ascolto, vuol dire mettersi in discussione, dunque una modalità rischiosa perché potenzialmente destabilizzante.
La responsabilità di rappresentare un movimento ampio come la cooperazione trentina, oltre duecentomila soci attivi in un articolato sistema di imprese molto eterogenee nelle loro attività e dimensioni, alle prese con sfide titaniche di mercato e di vision, impone di saper testimoniare, come classe dirigente, questa fatica di costruire pensiero, partendo dall’approfondimento dei temi complessi nelle sedi proprie delle istituzioni, non esauribili in un «cinguettio», in un titolo o in un’intervista giornalistica.

Ed il reciproco riconoscimento dei ruoli istituzionali che si sta costruendo in queste settimane tra il Governo provinciale e la Federazione trentina della Cooperazione, è una piena assunzione di responsabilità, nella chiarezza dei ruoli, è il fondamento per poter co-progettare e provare a realizzare una visione di Trentino, dove trovi declinazione autentica il tema dello sviluppo sostenibile, per questa terra e per chi la abita.
Chi ha provato a individuare in questo il germe del collateralismo, presumendo di avere ricavato da spicchi di parole intervistate tutti gli elementi per ergersi a giudice, semplicemente non ha reso un buon servizio alla verità.

Così come chi ha strumentalmente provato ad evocare il tradimento all’identità cooperativa, ai suoi valori fondativi, scomodando persino (ed ancora inopportunamente) il nostro don Guetti, ignorando che anche quest’ultimo ebbe a subire gli attacchi dei confessionali suoi contemporanei, che lo giudicarono troppo dialogante ed inclusivo, «troppo poco di parte». La cooperazione si dimostra buona quando produce buoni frutti (sviluppo economico e responsabilità sociale insieme), quando è in grado di dare risposte ai bisogni delle persone.
La cooperazione tutta, quella sociale in particolare, unitamente a tutti gli attori del terzo settore, si è fatta carico di dare questa testimonianza anche riguardo al progetto di accoglienza dei migranti, erogando servizi di eccellenza, contribuendo a realizzare progetti di buona integrazione nelle nostre comunità. Non vi è nessun disconoscimento in atto, l’impegno della Federazione è volto a garantire ancora buona occupazione e difesa dei diritti delle persone in un contesto che evolve e che impone di essere indagato e compreso, per essere ben governato.

La tutela sindacale e la rappresentanza istituzionale che la Federazione ha il dovere statutario di esercitare verso di esse non passa necessariamente per la vetrina mediatica, essa si sviluppa e si concretizza portando le istanze e i contributi di pensiero là dove serve, in un confronto serio e responsabile con il governo provinciale.
I valori, anche quelli cooperativi, sono generativi quando non diventano appannaggio di una parte, ma sanno generare azioni condivise.
La gente trentina, tutta, molto prima di aver realizzato questo straordinario distretto che si chiama movimento cooperativo, ha agito da sempre i valori della solidarietà e della coesione sociale, ha saputo costruire comunità e continuerà a farlo, nel concreto del quotidiano.
Mi appello dunque personalmente al senso di responsabilità collettivo, alla capacità di ascolto e di confronto, al recupero di toni rispettosi di ciascuno, in capo soprattutto a chi ha maggiori responsabilità istituzionali, perché i mandati politici democraticamente ricevuti rispettivamente dal governo federale cooperativo e da quello provinciale possano essere onorati, fino in fondo, per il bene comune.

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