Ius soli, quel «no» è una vergogna

Ius soli, quel «no» è una vergogna

di Stefano Graiff

Sono passati alcuni giorni da quanto un bimbo di 5 anni è stato ritrovato in stato di grave ipotermia sul pianale di un vagone merci al Brennero. Una notizia che mi ha fatto sobbalzare e che mi ha dato una profonda tristezza. In queste ore ho sfogliato i quotidiani e girovagato nei canali televisivi alla ricerca di qualche cenno di indignazione o di riflessione.

Un bimbo di cinque anni, che avrebbe diritto di vivere la sua infanzia protetto da una famiglia che avrebbe diritto al calore di un sorriso o di una carezza, è stato trovato congelato sotto un vagone merci, sbattuto lì da chissà chi e da chissà dove o, peggio ancora per chissà quale interesse.

E invece... il nulla. Non una parola da parte di nessuno, solo il silenzio disinteressato!
E mi sono tornate in mente le parole di Papa Francesco a Lampedusa quando gridò sul molo di quell’approdo disperato di un’umanità sofferente che fugge dalla guerra, dalle schiavitù e dalla povertà: dov’è tuo fratello?

Quel grido risuona ancora oggi e sale da quel treno dove sotto le merci che si spostano da un paese all’altro spesso viaggiano esseri umani che non hanno il diritto di essere trattati come esseri umani ma, tragicamente, nemmeno come «merci»; sotto quei vagoni, così come sotto i ponti delle nostro ricche città muore ogni giorno un mondo di fratelli invisibili.

Sono binari di indifferenza quelli sui quali corre la nostra civiltà; un indifferenza che ci rende incapaci di cogliere e sentire dentro di noi il dramma che si consuma sotto le nostre vite.
E mentre le nostre vie tornano ad illuminarsi e a vivere i riti moderni del «natalizio» continuiamo a chiudere le porte a chi ci chiede un posto di dignità spingendo questi nostri fratelli ai margini delle sofferenza dimenticando che il Cristo, ora come allora, nasce lì, sulle frontiere della povertà e della solitudine.

E la speranza di poter sentire una minima riflessione su questi fatti si è infranta quando l’altra mattina ho appreso la notizia dell’approvazione di una mozione che impegna i governatori del Trentino e dell’Alto Adige ad opporsi alla legge sullo Ius Soli.

Questa scelta umilia questa terra che ha costruito sulla solidarietà e sul mutualismo la sua storia e la sua economia; ma è ancora più grave nel momento in cui il Consiglio regionale avvalla con una voto largamente favorevole se sommato all’ignavia di che si è voluto astenere contribuendo a legittimare una serie di fuorvianti bugie pensate al solo scopo di diffondere un clima di paura utile a chi da sempre costruisce le sue fortune cavalcando le preoccupazioni e le incertezze dei cittadini senza mai porvi reale rimedio.

La bugia che identifica lo Ius Soli, che è il riconoscimento della cittadinanza a chi è nato in Italia e vi ha sempre vissuto all’interno di famiglie i cui genitori hanno contribuito e contribuiscono al nostro benessere con il loro lavoro, che conoscono la nostra lingua, che hanno studiato nelle nostre scuole a fianco dei nostri figli, con le questioni dei migranti e dei profughi che, per rendere ancora più forte la bugia, è dipinta coma una pericolosa invasione da cui difendersi con ogni mezzo.

Dunque la nostra Regione è da oggi posizionata fra quelli che promuoveranno ancora quella cultura di discriminazione e di rifiuto del diverso che è buona madre di quell’indifferenza nella quale Adam muore sotto un ponte o un piccolo rischia di congelare da solo sul treno della vergogna e della disperazione! Tutto questo, francamente, mi umilia e mi getta un ombra di grande tristezza.

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