Chiesa maschilista, il no delle suore

Chiesa maschilista, il no delle suore

di Luigi Sandri

Per la prima volta nella storia del Cattolicesimo un gruppo di suore, provenienti da diversi continenti, si sono riunite a Roma per denunciare le strutture “patriarcali” della Chiesa romana e protestare gentilmente in vista del Sinodo sull’Amazzonia.

Al Sinodo, che comincia domenica, nessuna donna avrà diritto di voto in un’Assemblea di 184 “padri”. “Voices of faith” (VOF: voci di fede): così si chiama una organizzazione internazionale di suore e donne cattoliche che sostengono l’urgenza di “superare il silenzio” imposto alle donne dal predominio patriarcale, e di trasformare profondamente la loro Chiesa, dominata dai maschi, affinché in essa tutti e tutte possano contare, anche a livello decisionale. E VOF ha organizzato la manifestazione di ieri, dove sono convenute oltre cento suore, da tutto il mondo. La polacca Zuzanna Flisowska, “general manager” di VOF, ha dato il benvenuto alle presenti e poi dal palco si sono avvicendate una dozzina di suore, delle quali riportiamo qualche flash. Madeleine Fredell, domenicana svedese, ha detto: «Il papa ha invitato le suore ad avere parresìa [locuzione biblica, che significa il parlare con ardimento] ma, purtroppo alle donne, anche se teologhe, di norma non è permesso predicare. Nella Chiesa ci trattano come persone di seconda categoria». E la benedettina catalana Teresa Forcades: «È anacronistico, nel XXI secolo, mantenere una struttura patriarcale che impedisce la parità di uomini e donne nella Chiesa». L’indiana Shalini Mulackal, e la senegalese Anne Béatrice Faye hanno raccontato come, pur essendo rilevantissimo, nei rispettivi paesi, il contributo delle suore, e delle donne cattoliche in generale, per sostenere le strutture della Chiesa (catechesi, scuole, assistenza medica), di fatto poi decidono i vescovi.

Solo un uomo, Felix Gmür, vescovo di Basilea, è salito sul palco, per un simpatico “duello” con la benedettina svizzera Irene Gassmann: questa ha contestato la Chiesa “maschilista”, mentre il prelato era in imbarazzo di fronte al fatto che nell’imminente Sinodo le donne - seppur fossero superiore generali di congregazioni - non votano, mentre i loro colleghi maschi hanno questo diritto. Pochi giorni fa Francesco ha detto di sentirsi “assediato” per le molte critiche che riceve (come, ad esempio, per il suo continuo invito ad accogliere i migranti). Chissà come si sentirà quando gli verrà riferito delle voci - serene ma decise - di suore di tutto il mondo che pubblicamente invocano il diritto di votare, insieme a preti e monsignori, nei consessi ecclesiali dove si prendono decisioni che riguardano tutti i fedeli.

«È’ l’ora di una riforma costituzionale della Chiesa cattolica, per stroncare il patriarcalismo», ha sostenuto nel “vertice rosa” Doris Wagner, tedesca, già suora, violentata da un prete, e poi sposatasi, dopo aver abbandonato l’abito. Ma chissà se le “voci di fede” arriveranno in Vaticano, ponendo domande cruciali ai 184 “padri” del Sinodo.

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