Facciamo i disegni per gli anziani soli

Facciamo i disegni per gli anziani soli

di Eliana Agata Marchese

E noi rispondiamo a colpi di pennarello: oggi coloriamo arcobaleni per gli anziani in casa di riposo.

L’invito mi è arrivato da un’amica, insieme ai milioni di WhatsApp di questi giorni. Fortuna che non mi è sfuggito. Un gruppo di volontari raccoglie disegni per i nonni che trascorreranno la Pasqua da soli, nelle residenze dove il virus ha colpito senza pietà. Durante questa quarantena, tra striscioni e lavoretti, è un po’ migliorato il mio rapporto con i colori (solitamente, invece, la vista di un tubetto di tempera mi getta nel panico: sospetto di aver avuto un trauma da bambina); quindi mi armo di coraggio, sistemo la figliolanza intorno al tavolo e cominciamo.

Quando la prole si raduna aumenta la probabilità di risse, e infatti Luciano a un certo punto interviene con una striscia viola sul disegno di Caterina. Attimi di psicodramma, soprattutto perché è lui a mettersi a piangere e ad urlare, mentre la sorella si arma stoicamente di un foglio nuovo e ricomincia con la sagoma del coniglietto pasquale. Per calmare gli animi ricorro alla musica. Da quando nessuno ci sente diamo libero sfogo alla nostra anima pop: seconda solo alla canzone dell’appello della scuola materna, risuona ogni giorno la voce di Achille Lauro. Abbiamo nostalgia di quando potevamo cantare in macchina e ci accodiamo a squarciagola sulle note di «Me ne frego». A casa nostra le norme sul linguaggio sono restrittive, e quindi il ritornello ha anche il sapore delle parole proibite. Luciano si esalta ogni volta: trasgredire è uno degli obiettivi della sua vita, e il bello è che si veste da paladino e dice che da grande vuole fare il poliziotto. Dettagli. Sostenuti dalla playlist di Sanremo, ci dedichiamo agli arcobaleni. Silvia continua a cantare Elodie, qualsiasi sia la canzone trasmessa dall’altoparlante, e intanto chiede se sia previsto un premio per il disegno più bello. Poi le viene in mente di mandarne uno anche alle sue maestre di scuola. Luciano (spremendo un tubetto rosso direttamente sul muro): «Il Coronavirus è dove ci sono le persone, vero mamma? Però in casa non può entrare, perché i muri sono forti. I muri bloccano il Coronavirus. Ecco perché rimaniamo tutti dentro». Caterina aggiunge un fumetto: «La pioggia se ne andrà, la tristezza passerà». Coloriamo e cantiamo. Nel frattempo partono le Vibrazioni: «Fuori vola polline, eppure sembra neve». È strana, in effetti, questa primavera in cui non si pianifica dove andare durante le vacanze, non ci si preoccupa per il meteo di Pasquetta. Lancio uno sguardo ai dati del contagio, come faccio più o meno ogni venti minuti. Il rischio è che tutte le persone che muoiono, andando via senza nemmeno un saluto, siano ridotte a numeri di una statistica. La pandemia colpisce ad ogni età, ma i più fragili rimangono gli anziani. Improvvisamente ripenso a una notte di qualche anno fa, quando a mio nonno è mancato il respiro: il colpo di grazia gliel’ha dato una polmonite. E avrei voluto che ci fossero posto ed energie per intubarlo, anche se stava già male, anche se aveva 94 anni. Forse avrebbe potuto conoscere mio figlio, che si chiama come lui.

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