Che emozione per l'aula virtuale

Che emozione per l'aula virtuale

di Eliana Agata Marchese

«Guarda, è la nostra aula!». Chissà se Silvia si è emozionata così quando ha visto per la prima volta una lavagna. Di sicuro è stato toccante rivederla adesso, e ancora più emozionante riconoscere la scrittura della maestra.

Le insegnanti della quarta B hanno attivato un sito didattico, e la prima immagine è quella della “loro” lavagna, questa volta piena di sogni: un mese in gita (lontano dalla clausura del Coronavirus), intervalli più lunghi (per correre in cortile, finalmente di nuovo insieme), aria condizionata (l’aula della quarta B, quella vera, è esposta al sole). Subito sotto compare un altro scatto: è la vista dalla finestra della scuola.

E poi link a video sui Babilonesi, foto dei lavoretti con i buoni propositi del 2020 appesi fuori dalla porta, gli immancabili disegni dell’arcobaleno inviati dagli scolari in clausura. L’aula adesso è virtuale, anche per i bambini di quarta elementare. Prossimamente dovrebbero arrivare le credenziali per l’attivazione di una mail d’istituto per ogni bambino. L’annuncio ha già creato gelosie in casa nostra, perché in tempi di scuola vera l’account veniva attivato dall’istituto comprensivo soltanto in prima media. Caterina aveva iniziato a settembre a lavorare anche online, considerandolo un chiaro segnale di raggiungimento dell’età adulta. Il fatto che la sorella più piccola stia per acquisire lo stesso diritto la urta un po’.

Ma si sa, per i fratelli minori le conquiste sono sempre più facili che per i maggiori, ed avvengono in tempi più brevi. Sul sito della quarta B ci sono anche le lettere da parte delle maestre ai loro alunni: ne hanno scritta una ogni settimana. «Dobbiamo continuare ad essere pazienti, molto pazienti. Se c’è una cosa che avete dovuto imparare in questo strano periodo, senza scuola ma non in vacanza, è proprio la pazienza». Silvia non è tra le persone più pazienti che abbia conosciuto (i miei geni, del resto, non l’aiutano), e infatti oggi non vedeva l’ora di sperimentare il nuovo metodo. In questi giorni di didattica online “sperimentare” è la parola d’ordine per tutti, e quindi abbiamo pensato di osare, lasciandole in uso un piccolo netbook che giaceva semi-abbandonato su uno scaffale. Sto faticosamente cercando di configurarlo: devo “ripulirlo” e ripristinare la connessione alla rete.

Anche questo ha provocato le rimostranze della maggiore, che ha acquisito il diritto al portatile in camera solo da un paio di settimane, ma questa è l’ennesima regola che in tempi di isolamento salterà. Luciano, nel frattempo, realizza i lavoretti proposti dalle sue maestre sul gruppo WhatsApp. Ieri è stata la volta di un’ape e di una macchinina di cartoncino. Io vivo questi momenti con una certa agitazione, visto che la mia manualità è pari a zero: di solito la nostra versione dell’animaletto proposto sembra una bruttissima copia dell’originale. Altre mamme se la cavano decisamente meglio, ma io ricorro ad un sicuro stratagemma: evito di mostrare a mio figlio i lavoretti degli altri; in assenza di termini di paragone, il nostro risultato sembra addirittura accettabile. Dalla materna di mio figlio piccolo fino alle superiori dei miei studenti, la scuola resiste.

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