Oltre ai divieti serve tanta chiarezza

Oltre ai divieti serve tanta chiarezza

di Sandra Tafner

Si sta diffondendo l’insofferenza. Chi prima accoglieva a scatola chiusa ordinanze e decreti come il salvagente necessario per combattere la paura oltre che il virus, adesso vorrebbe sapere. Sapere qualcosa di concreto e accettare divieti accompagnati da spiegazioni che convincano, una linea di condotta unanime, modi di comportamento improntati a una logica che qualche volta è invece difficile capire. Chi prima era disposto a fare qualsiasi cosa pur di salvarsi dal nemico invisibile, adesso comincia a chiedersi quando finirà e come e chi ascoltare. I sanitari, gli scienziati, i commissari, la politica? Ma non c’è una voce unica, sono tante voci che prospettano scenari diversi e spesso contrastanti che possono disorientare. In generale le persone finora si sono comportate bene, fermo restando che i furbetti ci sono sempre stati, quelli che volutamente disattendono le regole per dimostrare che sono più forti degli altri, che non abbassano mai la testa, che nessuno può obbligarli a fare ciò che non vogliono.

Non meritano commenti e non meriterebbero articoli di giornale che li fa sentire ancora più importanti, come quel tale che se ne va sulla spiaggia perché lì è sempre andato e nessuno glielo può vietare, pertanto paga la multa, se ne torna il giorno dopo e ripaga la multa e così fa il giorno dopo ancora. Questo non è buonsenso. La richiesta di spiegazioni si sta facendo strada, è giusto chiedere il motivo di certi divieti. Perché, ad esempio, non si può andare in macchina fino al negozio abituale ma bisogna recarsi a quello più vicino, perché, visto che in macchina non entra nessuno durante il tragitto e che la fila con mani e viso protetti la deve fare da una parte come dall’altra? Il Consiglio comunale di Trento ha preso in considerazione, tra le altre, la mozione che affronta il problema ed ha fatto bene. Le imposizioni, qualsiasi imposizione, funzionano se hanno giustificazioni attendibili, altrimenti vengono considerate un sopruso. E questo per le questioni grandi come per quelle più piccole, che possono contribuire a far crescere la tensione.

È successo in una località dell’America Latina (perché mai come in questo momento tutto il mondo è paese e sono episodi che fatichiamo addirittura a credere), che la gente sfoghi la paura sferrando attacchi contro medici, infermieri e farmacisti considerati fautori dell’epidemia, vai con la caccia agli untori, altro che eroi. A quei livelli c’è poco da spiegare, i ragionamenti sono armi spuntate contro l’irrazionalità e la violenza. E contro l’arroganza del potere, come forse potremmo definire quella che troppo spesso guida certe azioni del presidente degli Stati Uniti.

Ma per tornare dentro i confini di casa nostra, gli esempi non mancano. C’è chi soffia sul fuoco contribuendo a disorientare l’opinione pubblica, chi approfitta di inevitabili incertezze e di evitabili errori per portare a casa i favori di un pubblico acriticamente plaudente, favorevole alla delega dei pieni poteri per averne in cambio la promessa di sognare. La gente probabilmente non cambierà dopo questa esperienza, come all’inizio in molti si dicevano convinti. O meglio chi cambierà sarà chi era già sul punto di farlo, gli bastava solo una piccola spinta per capire e quindi scegliere la strada giusta. Ma forse non è la maggioranza, forse quello che qualcuno chiama il popolo, non nel senso nobile della parola ma in senso negativo di persone disponibili ad essere manovrate, sarà pronto a incattivirsi e a lasciarsi prendere dalla rabbia sociale che non è poi così difficile da sollecitare in chi non ha strumenti sufficienti per capire e per difendersi con la ragione.

Questo tuttavia è uno scenario futuro ancora avvolto nella nebbia. E nell’attesa che si diradi mostrando finalmente l’orizzonte sarebbe opportuno, almeno, che dall’alto venissero esempi costruttivi, prospettive chiare, scelte coraggiose. Esempi di un accordo convinto per il bene dei cittadini, non liti e sgambetti e polemiche per portare acqua al proprio mulino, che ad ogni modo non ne avrà a sufficienza per macinare il grano e fare un pane buono per tutti. Così verrà solo inutilmente perso tempo prezioso.

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