Disorientati dal troppo tempo libero

Disorientati dal troppo tempo libero

di Sandra Tafner

Le abitudini stanno cambiando. Non è facile reinventarsi, dare alle giornate un ritmo diverso, trovare un modo per passare il tempo. Questo certo non vale per tutte le età, i giovani sono quelli che scalpitano di più, ma sono anche quelli che sanno usare i mezzi di comunicazione per stare a contatto con gli amici, molte ore da trascorrere insieme, colloqui e riunioni virtuali, comunicazioni via social, un sacco di cose che si possono fare on line. Lo facevano anche prima ed era una scelta, ma adesso il campo delle scelte si è molto ristretto.
Più difficile reinventarsi per adulti e anziani ai quali i contatti fisici sono sempre stati indispensabili, il virtuale è venuto dopo e ci si sono abituati con fatica, ma non è la loro prima opzione.

E allora che si fa? C’è chi chiede un parere all’amico, tu che fai? Le giornate sono eterne. E quanto durerà? L’amico non può che dare una risposta basata sul nulla. Potremo andare al mare quest’estate? Penso di sì. Ma potrebbe anche pensare di no, sarebbe la stessa cosa. Comincia lo scambio di consigli, io leggo un sacco di libri, compravo spesso quelli consigliati dalle classifiche ma non ho mai avuto un momento libero, sai com’è. Si è sempre di corsa. Io guardo molto la Tv, però mi deprimo nel sentire il bollettino del virus e anzi spesso vengo preso dal panico, morti e contagiati, non se ne verrà più fuori.

Troppo tempo libero.

Anche la cucina sta diventando uno degli hobby preferiti, ricette scaricate da internet e vai con le sperimentazioni. Ore davanti ai fornelli e quando mai succedeva nella vita normale? Sì che succedeva, ma una volta, quando le donne lavoravano in casa e in campagna, famiglie numerose, padelle sul fuoco fin dal mattino presto. Andavano di fatica e fantasia mettendo insieme quello che c’era e tutti apprezzavano perché faceva passare la fame.
In attesa del picco. Sarà la prossima settimana, sarà fra due settimane, non si sa quando sarà. Poi il contagio dovrebbe cominciare a calare.
Sono ipotesi, bisogna accontentarsi delle ipotesi. Intanto si va a caccia di hobby e quando mai la vita di corsa permetteva di coltivarli? Oppure si fanno cose rimandate da sempre. L’ordine. Fare ordine in casa cominciando dalla soffitta è sempre stato declinato al futuro, lo farò appena possibile. Non era mai possibile. Diventa così un’immersione nel passato, non soltanto quello recente ma anche quello remoto, si riscoprono cose dimenticate da sempre, ammassate perché non si sa mai, potrebbero servire. Nel frattempo sono state acquistate cose nuove che danno le stesse prestazioni, ma chi si ricordava più che bastava cercare e ripristinarle o che bastava averle buttate via, dove saremmo andati a cercarle se non sapevamo che erano nascoste in un posto introvabile inesplorato da anni? Cose inutili, vecchi biglietti del museo, un portafoglio mai usato, carte topografiche scadute, cartoline, forbici da giardino. E vestiti ritenuti fuori moda ma tenuti perché quella moda potrebbe sempre ritornare. Se ritorna nessuno si ricorda dove li ha imbucati, c’è troppa roba da riportare in vita, meglio far finta di niente e ricomprare gli stessi vestiti. Si cercherà un’altra volta. Mai.

Su questa faccenda dell’ordine la giapponese Marie Kondo ci ha fatto un libro, «Il magico potere del riordino», vendendone una montagna di copie. Su questa faccenda hanno scritto gli psicologi, affermando che la sobrietà va addestrata. Che si dovrebbe valorizzare la libertà di rinunciare alla dipendenza dagli oggetti, come afferma il ricercatore di psicologia generale dell’Università di Milano, Carlo Clerici. Che però è una tendenza innata nell’uomo, programmato per fare scorte e in questo modo resistere alle carestie, un meccanismo che si è poi via via modificato con la cultura e l’esperienza. Il suggerimento: se qualcosa si è già ricoperto di polvere perché ignorato in un armadio o in un baule, dopo due-tre anni cerca di disfartene, si può regalare o si può vendere, tenerlo in deposito non serve.

Una società di corsa al tempo del coronavirus, una società improvvisamente ferma e disorientata.

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