Meglio i dubbi delle false certezze

Meglio i dubbi delle false certezze

di Sandra Tafner

Si può dubitare di tutto ma non del fatto che io stia dubitando. Se dubito vuol dire che penso e se penso esisto. Il concetto è sintetizzato da una frase di Cartesio (dubito ergo sum) che già veniva spiegata nella scuola media ai tempi in cui si insegnava il latino. 
Il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, il pentastellato Luigi Di Maio, assicura che parecchi giornali diffondono bufale, un modo casereccio ormai superato dal più moderno fake news, cioè le notizie false, definizione usata spesso e volentieri dal presidente americano Donald Trump. Ma contro le bufale - sostiene - ci siamo ormai vaccinati così come si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini. Nessuno li legge più i giornali, certi giornali, perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà. Peraltro già ai tempi in cui Grillo portava in giro la sua ira nelle piazze e sul blog venivano diffuse liste di proscrizione con i nomi dei giornalisti non graditi. Nessun dubbio, è una certezza. 

Si diceva di Trump che, appena arrivato alla Casa Bianca, ritirò gli Usa dal Patto di Parigi perché lui non crede al riscaldamento globale e anzi, tra le altre cose, adesso rispolvera addirittura l'uso dell'amianto. Nessun dubbio, è una certezza.
La manovra economica italiana ha già raccolto alcune bocciature importanti. Tra le altre anche grosse preoccupazioni della Banca d'Italia e della Corte dei Conti, preoccupazioni rimandate al mittente da Di Maio con la sfida di candidarsi alle prossime elezioni. Nell'epoca del cambiamento,vuol dire che nell'elenco già lungo potrebbe esserci qualche lista in più («La Banca» e «La Corte»). Intanto avanti tutta perché - dice - non vedo pericoli, non ci sono rischi e i mercati vogliono bene all'Italia. E poi io non mollo, assicura ripescando forse il verbo dai suoi libri di storia. Nessun piano B e nessuna trattativa, insomma, e del resto «questa Europa qui tra 6 mesi è finita». Nessun dubbio, è una certezza. Ancora: ci sarà un terremoto politico alle elezioni europee di maggio. E ci mancava anche quello politico, fra i tanti terremoti che hanno funestato l'Italia. 

Un supporto arriva da Alessandro Di Battista che dal Sudamerica invita il governo a mettere mano alla governance della Banca d'Italia. È invece il sottosegretario Siri, della Lega, a spiegare l'etimologia del verbo preoccuparsi: pre-occuparsi vuol dire occuparsi prima del tempo, un'azione nevrotica, una malattia. Terremoti e malattie.
Nessuno pensi che faremo la fine della Grecia, assolutamente no, assicura il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Meno male che qualcosa va bene. Per chi non lo ricordasse, Salvini è il ministro che tra le molte cose ha deciso di chiudere i porti italiani alla nave Diciotti che trasportava migranti e ha minacciato di chiudere gli aeroporti per bloccare i migranti che la Germania voleva rimandare in Italia. Se dovesse chiudere per qualche motivo anche le strade rischierebbe di bloccare tutto il popolo italiano. E a proposito di popolo, rimane un po' inspiegabile perché Salvini parli sempre a nome e per volontà di 60 milioni di italiani. Da un'indagine pur superficiale non risulta che alle urne si siano recati in 60 milioni e nemmeno che tutti quelli che vi si sono recati abbiano messo una crocetta sul suo partito.  

Queste tuttavia - e molte altre - sono certezze politiche. Poi ci sono altre certezze, forse culturali o di informazione. Non ultima quella del ministro dei trasporti e delle infrastrutture, Danilo Toninelli, che parlando del tunnel del Brennero ricorda quante merci e quanti imprenditori italiani lo stiano utilizzando per il trasporto su gomma. Ma qui forse ha soltanto sbagliato il tempo del verbo coniugandolo al presente mentre sicuramente voleva coniugarlo al futuro, visto che il tunnel non è ancora pronto e quindi non può passarci nessuno.
Noi ad ogni modo andiamo avanti, ribadisce Salvini. Non nel tunnel, ma con tutte le iniziative annunciate e che - assicura - saranno certamente realizzate. Noi non abbiamo paura. E mentre da quella percentuale di 60 milioni che non ha votato per i gialloverdi arriva l'eco «paura paura», dal Quirinale arriva la raccomandazione: basta sfide all'Europa. Forse nelle intenzioni avrebbe voluto fare qualcosa di più che una raccomandazione, ma i ruoli sono questi e così il Presidente della Repubblica ha rivolto un caldo invito a tenere un atteggiamento costruttivo per portare a casa da Bruxelles risultati concreti. Salvini non si è espresso in merito evitando di guastare l'atmosfera alla fine del pranzo istituzionale. È stato invece il premier Conte a dirsi sicuro che domani, dopo che avrà spiegato le ragioni della manovra, gli amici europei cambieranno atteggiamento. Una certezza, nella speranza che Pirandello venga smentito quando sostiene: è meglio avere dubbi che false certezze. 

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