Anch'io ho avuto il Covid e sono stato in ospedale

di Michele Pizzinini

Anch'io ho avuto il Covid 19 e sono stato in ospedale. Tutto ha avuto inizio domenica 8 marzo, quando al bar un mio amico mi raccontava di questa strana influenza che aveva avuto qualche giorno prima, con poca febbre (37,6°), nessun sintomo respiratorio, e che gli aveva causato la perdita del gusto e la parziale perdita dell'olfatto. Sintomi che ancora dopo una settimana si portava dietro, e chiedeva a me se fossi a conoscenza delle possibili cause.

Devo dire che la conversazione si è svolta a distanza ravvicinata, probabilmente talvolta anche a meno di un metro. In quei giorni non c'era ancora l'ossessione delle distanze.

Ipotizzai che la perdita del gusto potesse dipendere dalla congestione delle vie aeree nasali causata dall'infezione respiratoria o forse da uno spiccato tropismo di quel virus "influenzale" a colpire i nervi responsabili di trasportare gli stimoli olfattivi dal naso al cervello. Solo qualche giorno dopo è uscita la notizia che la perdita di gusto ed olfatto era una manifestazione tipica dell'infezione da corona virus, e che tale sintomo è molto frequente soprattutto nei giovani asintomatici. Ma ormai la frittata era stata fatta.
Quattro, cinque giorni dopo questo incontro ho avuto anch'io un rialzo febbrile, che al mattino si aggirava sui 37,3° ma alla sera arrivava a superare anche i 39° che controllavo con la classica Tachipirina. Non raffreddore, mai un colpo di tosse e nessun sintomo respiratorio. Solo febbre serale.


Dopo il quarto giorno mi sono consultato con la dottoressa di famiglia, la quale mi ha consigliato di fare una radiografia al torace. Pur essendo molto perplesso, mi sono presentato al Pronto Soccorso Covid-19, ho fatto la radiografia, e dopo mezz'ora ho avuto il responso: polmonite! La sorpresa è stata tanta ed ho iniziato così il mio iter di ammalato di Covid-19. Ho fatto cinque giorni di ricovero, dapprima in medicina, poi nel reparto degli infettivi, sempre senza sintomi, tranne le puntate febbrili serali che mi hanno accompagnato per i tre giorni successivi.


Quello che mi ha positivamente impressionato è stato osservare la grande professionalità che comunicavano tutti gli operatori che ci facevano assistenza. Dai medici, alle infermiere a tutto il personale che costantemente interveniva nell'accudirci, si percepiva l'assoluta padronanza della situazione, fin dalle cose banali come fare un prelievo, misurare la pressione, o il semplice rifare il letto. Tutti trasmettevano un senso di sicurezza che dava tranquillità. E colgo qui l'occasione per ringraziarli pubblicamente.
Dall'alternarsi dei compagni di stanza ho capito che la malattia causata dal coronavirus SARS-CoV2 non è una semplice forma di influenza ma bensì una patologia molto più complessa, composita e sfaccettata.


Il primo compagno di stanza è stato un arzillo 82enne, che volentieri saluto, che si definiva un miracolato. Mi riferiva che l'apparato respiratorio era sempre stato il suo punto debole anche in passato. Dopo una polmonite batterica, curata con antibiotici, e guarita con dieci giorni di ospedalizzazione a gennaio, aveva avuto una nuova polmonite, questa volta da coronavirus, dalla quale era nuovamente guarito. Non gli sembrava nemmeno vero.
Il secondo paziente è stato decisamente il più grave. Nonostante avesse costantemente la maschera per l'ossigeno che veniva pompato al massimo, ha presentato tutta una serie di sintomi respiratori e una febbre con brividi scuotenti che facevano sobbalzare persino il letto, tanto che una notte richiese a lungo l'assistenza di medici ed infermieri. Al mattino è stato poi spostato in rianimazione.


La terza compagna di stanza è stata una signora ricoverata all'una di notte positiva al tampone che presentava praticamente solo diarrea. Anche la signora nessun sintomo respiratorio, solo febbre e diarrea. La signora mi riferì che anche in passato aveva sempre avuto un po' di problemi intestinali, tanto da farmi sospettare che il corona sia un virus maledetto che va a colpire proprio gli organi "più fragili" di ciascuno di noi: i polmoni per il primo compagno di stanza e l'intestino per la signora.
Anche nel caso della signora l'efficienza e la professionalità delle infermiere e del personale ausiliario è stata veramente encomiabile.


Quest'esperienza mi ha fatto capire alcune cose. Questa non è un'influenza ma una sindrome più complessa che pur essendo la via nasale la più probabile porta d'entrata del virus che può dare quindi tosse, mal di gola e raffreddore, si può manifestare anche con un semplice rialzo febbrile, senza sintomi, pur avendo una polmonite, come nel mio caso, alla semplice perdita del gusto come nel caso del mio amico, alla diarrea come nel caso della signora mia compagna di stanza.
Probabilmente esiste un grande numero di soggetti, soprattutto tra i giovani, che hanno avuto e stanno avendo la malattia in forma silente o paucisintomatica che ha rappresentato un importante serbatoio che ha alimentato la diffusione della malattia. Io mi vergogno quasi di essermi ammalato pur non lavorando in ospedale, però questo la dice lunga su quanto sia facile infettarsi. Dunque mi raccomando, tenete le distanze, mettete la mascherina e restate a casa.


Michele Pizzinini
Specialista in Scienza dell'alimentazione

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