Il digiuno è utile dopo le abbuffate

Il digiuno è utile dopo le abbuffate

di Michele Pizzinini

Negli ultimi anni in ambito scientifico si è sviluppato un ampio dibattito sugli effetti del digiuno e in questo periodo di grandi mangiate parlare di digiuno, mi sembra quasi doveroso. Ventiquattro ore di digiuno possono essere efficaci per disintossicare il nostro corpo e per restituire all’organismo l’efficienza che viene perduta quando mangiamo e beviamo troppo.

Come ormai avrete capito, il mio approccio all’alimentazione è di tipo evoluzionistico e per capire ed interpretare certi complessi processi metabolici, cerco di capire la finalità che questi possono aver avuto nel nostro percorso evolutivo che è durato circa sei milioni di anni. Ricordo sempre che noi, fondamentalmente, siamo degli “animali” che vivono nelle case, portano vestiti, calzano scarpe, mangiano 3 volte al giorno, ma abbiamo gli stessi meccanismi biologici che regolano la vita di tutti gli altri animali.

Partendo da questo presupposto, è facilmente intuibile che anche l’uomo, nel corso della sua evoluzione, chissà quante volte avrà dovuto sopportare giorni di digiuno e probabilmente in seguito ad eventi atmosferici avversi, come lunghe siccità o inverni particolarmente rigidi, ha patito anche periodi di mancanza di cibo molto prolungati. Dunque anche noi, come caprioli, orsi e uccelli migratori, siamo programmati per affrontare il digiuno, breve o lungo che sia.
In tutte le principali religioni il digiuno ha sempre avuto una valenza simbolica di purificazione. Si dice che Mosè abbia digiunato per 40 giorni prima di ricevere le famose tavole della Legge e altrettanto Gesù prima di iniziare la sua vita pubblica, ed ancora oggi, nella religione Cristiana, sono previsti dei giorni di digiuno purificatore. I mussulmani praticano il digiuno dall’alba al tramonto durante il mese del Ramadan, ed anche per i buddisti il digiuno è una pratica per raggiungere un livello spirituale più elevato.

Cannon, un ricercatore americano, ha ipotizzato che la supremazia salutista della dieta mediterranea non sia solo da ascrivere alla bontà nutrizionale degli alimenti ma anche alla pratica del digiuno, che negli anni ‘50 era ancora molto diffusa nei paesi mediterranei, soprattutto tra gli Ortodossi greci e dell’isola di Creta, che digiunavano in media almeno uno se non due giorni alla settimana. Secondo Cannon, oggi il cibo nei paesi mediterranei è rimasto sempre quello, ma la mancanza del digiuno li ha portati ad avere i maggiori tassi di prevalenza di obesità, diabete ed ipertensione di tutta Europa.

Praticare un digiuno di 18-24 ore non è niente di traumatico per il nostro corpo, e sembra avere invece solamente dei risvolti benefici. L’aspetto interessante, emerso negli ultimi anni, è che si è osservato che quando l’organismo si trova in una condizione di carenza di cibo attiva tutta una serie di attività volte al risparmio energetico.
Facciamo un esempio. Immaginiamo di dover riscaldare una casa in pieno inverno ma abbiamo finito il denaro per acquistare il combustibile. Piuttosto che morire di freddo andiamo in cantina ed incominciamo a bruciare nel caminetto tutte le cose inutili che abbiamo accumulato per anni. A quel punto andranno benissimo carta, imballaggi, riviste e tutto quello che ci capiti per mano e che possa essere bruciato, dai mobili vecchi alle cassette di legno inutilizzate. Si presenta in sostanza un’ottima occasione per fare una pulizia radicale in casa!

Inoltre, in condizioni di ristrettezza economica, incominceremmo a risparmiare su tutto ed invece che sostituire un qualsiasi suppellettile che si sia rotto in casa, lo aggiustiamo. Ad esempio se si rompe la radio, cerchiamo di ripararla e se si rompe un piatto o una sedia cercheremo di aggiustarli invece che buttarli.
Anche il nostro copro si comporta nello stesso modo. In condizioni di carenza energetica, ovvero in mancanza di cibo, l’organismo attiva l’autofagia. Questa strana parola significa letteralmente “mangiare sé stessi”. L’autofagia è un meccanismo presente in tutti gli esseri viventi, dai più semplici come i moscerini ai più complessi come l’uomo, che si innesca dopo almeno 16-18 ore di mancanza di cibo e che stimola le cellule ad utilizzare a scopo energetico proteine, strutture e corpuscoli cellulari deteriorati ed inutilizzati.

Il nostro organismo, dopo anni di abbondanza di cibo, accumula tanti “detriti”, ovvero strutture cellulari inutili, difettose o danneggiate tali da rivelarsi ingombranti se non anche dannose per la vita stessa della cellula. Con il digiuno l’organismo attiva una specie di riciclaggio: smantella le strutture danneggiate e le ripara e quelle che non si possono più aggiustare le converte in energia.
Un po’ quello che facciamo noi con la raccolta differenziata dei rifiuti: separiamo la carta, il vetro, i rifiuti organici e gli imballaggi e li avviamo al riciclaggio mentre quelli che non possono più essere riutilizzati sono avviati all’inceneritore.

In sostanza l’organismo stimolato dal digiuno ripara meglio le cellule e gli organi e “brucia” le cose inutili. Entra così in una “modalità di risparmio energetico” che si è rivelata fondamentale nel rallentare tutti i processi degenerativi legati all’invecchiamento.
In pratica, in questa settimana tra Natale e Capodanno, potete provare a fare un giorno di digiuno con queste modalità: nel corso di tutta una giornata dovete bere, bere, bere: acqua, tisane, the verde, tutte senza zucchero e assolutamente niente cibo. Se siete veramente affamati potete mangiare un piatto di verdura cotta, condita con un cucchiaio d’olio. Il giorno di Capodanno fate nuovamente una giornata di soli liquidi, come sopra indicato e questo vi permetterà di ripartire il due di gennaio senza essere appesantiti e pronti per affrontare l’anno nuovo con lo spirito giusto.
Non mi resta che augurare a tutti i lettori un 2020, ricco di soddisfazioni e di felicità.

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