Donne e uomini diversi nella salute

Donne e uomini diversi nella salute

di Michele Pizzinini

L’interesse e la sensibilità per la Medicina di Genere è sempre più diffuso non solo nella classe medica ma in tutta la popolazione. Questa non solo studia le malattie che colpiscono prevalentemente le donne rispetto agli uomini,  ma va intesa in un senso più ampio individuando le peculiarità di una malattia e di risposta individuale ai relativi trattamenti.

Il vero salto culturale che deve essere fatto deve essere simile al percorso avuto dalla pediatria. Alcuni secoli fa avevamo capito che un bambino non è un adulto in miniatura e che l’organismo del bambino, pur essendo apparentemente simile a quello di un adulto, in realtà è completamente differente e la Medicina ha sviluppato una branca appositamente dedicata ai pazienti più giovani.
A differenza dei bambini, le donne non sono mai state considerate diverse dagli uomini. In passato sono sempre state sottostimate negli studi epidemiologici, nelle sperimentazioni farmacologiche, negli studi clinici, negli esami di laboratorio e della diagnostica per immagini.

Non dobbiamo dimenticare che la Medicina di Genere si occupa non solo delle caratteristiche legate al sesso ma deve prendere in considerazione anche l’atteggiamento psicologico e culturale dell’individuo che deriva dalla sua formazione etnica, educativa, sociale e religiosa. Le donne fin da bambine hanno interessi e modalità di relazione diverse rispetto ai maschi. Fumano meno, bevono meno alcol, socializzano di più, sono più interessate alla musica che ai videogiochi, alla moda più che al calcio, in sostanza per dirla in modo forse un po’ banale: maschi e femmine si nasce (sesso - accezione biologica), uomini e donne si diventa (genere - accezione sociale).

Gli uomini e le donne, pur essendo soggetti alle medesime patologie presentano sintomi, progressione di malattie e risposta ai trattamenti molto diverse tra loro. Il paradigma della medicina “testato sull’uomo”, con farmaci studiati per un uomo dal peso di settanta chilogrammi è per fortuna sulla via del tramonto. I farmaci nella donna rischiano di essere sempre sovradosati perché le donne hanno un peso ideale di riferimento minore di almeno dieci chili rispetto al maschio, senza considerare che le donne avendo una massa grassa di un 10% maggiore rispetto all’uomo, hanno una massa magra, quella che metabolizza il farmaco, che può essere in ultima analisi minore quasi del 25%.

L’uomo spesso metabolizza i farmaci in modo diverso dalla donna e si sospetta che in alcuni casi il farmaco abbia addirittura un meccanismo d’azione diverso nei due sessi. Ad esempio, l’alcol nella donna è più dannoso perché la donna non possiede un enzima, l’alcol deidrogenasi, prodotto invece dallo stomaco dell’uomo, che inattiva l’alcol ingerito impedendone l’assorbimento ed il passaggio in circolo. Spesso poi non viene considerato lo spartiacque della menopausa, momento cruciale in cui la donna cambia completamente il suo assetto ormonale e metabolico.

L’8,3% delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute contro il 5,3% degli uomini, tanto che le donne «sfruttano» di più il Sistema Sanitario Nazionale, consumano più farmaci degli uomini e sono anche più soggette degli uomini a reazioni avverse ai farmaci di cui ne sono affette quasi il doppio rispetto ai maschi, e sovente sono anche più gravi.
Le malattie di cui sono colpite maggiormente rispetto agli uomini sono: alcune malattie cardiache, allergie, diabete, ipertensione arteriosa, calcolosi, artrosi e artrite, cataratta, Malattia di Alzheimer (circa il doppio), cefalea ed emicrania (più del doppio), malattie della tiroide (+5 volte tanto), osteoporosi (sette volte di più). Sono a maggior rischio di sviluppare malattie autoimmuni ed hanno una maggior incidenza di fratture di femore. I polmoni delle donne sono più vulnerabili, anche nelle non fumatrici, rispetto agli uomini. Il Morbo di Parkinson è due volte più frequente nei maschi ma nelle donne che ne sono affette decorre in modo più severo.

Potremmo parlare del paradosso delle donne: vivono più a lungo degli uomini - cinque anni in più, ma si ammalano di più; consumano più farmaci, ed hanno più effetti collaterali.

Le donne in genere sono molto più attente degli uomini alla salute, alle campagne di screening e di prevenzione, fanno grande uso di rimedi botanici e supplementi alimentari in tutte le fasce di età e questo porta la donna ad essere talvolta anche più esposta a rischio per tutta una serie di interazioni farmacologiche.
Non dobbiamo infine scordarci che il ruolo della femmina/ donna è procreare per portare avanti la specie. Durante la maternità la donna deve abbassare le difese immunitarie per tenere dentro il suo corpo un feto che per metà ha delle caratteristiche di un «estraneo», il padre. La gravidanza e l’allattamento modificano tutti i parametri fisiologici, volti più alla protezione del neonato che della madre.
Noi poniamo poca attenzione alle differenze tra i sessi nell’adulto e ancora meno nei bambini ai primi anni di vita, nonostante sappiamo benissimo quanto la nostra giovinezza sia strettamente correlata con la salute in età adulta.

Anche la depressione viene identificata normalmente come patologia femminile (la prevalenza è doppia rispetto agli uomini). In realtà oggi sappiamo che anche gli uomini soffrono di depressione e che la manifestano in maniera diversa rispetto alle donne. Mentre queste ultime, infatti, vivono una riduzione di attività, una perdita di interesse, un umore spesso altalenante, gli uomini diventano spesso aggressivi, dipendenti dal lavoro, ed hanno una tendenza al suicidio tre volte superiore.

Quest’ultima osservazione ci fa capire che la Medicina di Genere non è importante solo per la donna, ma lo è anche per l’uomo se vogliamo veramente arrivare un giorno a fare una medicina personalizzata, tagliata su misura per ciascuno di noi in modo tale da essere effettivamente una «Medicina di Precisione».

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