Gli antibiotici? Usiamoli con cautela

Gli antibiotici? Usiamoli con cautela

di Michele Pizzinini

Il corpo umano ospita una quantità di virus, batteri e funghi che fino ad una decina di anni fa era assolutamente impensabile.

Le nuove tecniche di studio del Dna ci hanno permesso di calcolare in maniera approssimativa che il nostro corpo è abitato da circa 25.000 specie diverse di virus, da 800-1000 specie di batteri e da circa 250 specie diverse di funghi. Ad oggi, quelli che abbiamo studiato meglio sono i batteri, che ammontano complessivamente a circa 100.000 miliardi.
Quella che un tempo era nota come flora batterica oggi più correttamente è definita con il nome di «microbiota umano». Si stima che per ogni cellula che costituisce il nostro corpo ci siano almeno 5-10 cellule batteriche.

Organi, che fino a ieri pensavamo fossero assolutamente sterili, in realtà hanno il loro microbiota organo-specifico: lo stomaco ospita miliardi e miliardi di batteri di 25 specie diverse.

I polmoni ospitano almeno 600 specie diverse di batteri, e così la cute, l’apparato urogenitale, la vagina, hanno tutti i loro ospiti commensali, ovvero che vengono nutriti per averne la collaborazione, assolutamente specifici.
La più alta densità di batteri che vivono in simbiosi con il nostro corpo si trova comunque nell’apparato digerente. Questi batteri li conoscevamo poco o niente perché il 90% di essi è anaerobio, ovvero muore in presenza di ossigeno. Appena venivano estratti dall’intestino per essere studiati, morivano.

I batteri intestinali giocano un ruolo fondamentale nella salute umana, tanto che oggi questo chilo e mezzo di batteri viene considerato un vero e proprio organo, al pari del fegato.

I batteri svolgono un sacco di attività indispensabili: ci aiutano a digerire gli alimenti, producono certe vitamine, si è visto che sono molto importanti per stimolare lo sviluppo del sistema immunitario, ci aiutano a difenderci da certi microorganismi patogeni. I geni espressi dal Dna dell’uomo sono circa 23.000 ma i geni espressi dal nostro microbiota ammontano a circa 3 milioni. Per capire la differenza, sarebbe un po’ come fare la spesa in un negozietto di 23 metri quadrati o in un ipermercato di 3.000 metri quadrati, dove possiamo trovare dalla lavatrice, al prosciutto, dalla verdura alla bicicletta.

L’alterazione o la distruzione del microbiota intestinale è stata collegata a un numero crescente di malattie, tra cui malattie infiammatorie intestinali, malattie autoimmuni, allergie, asma, obesità, depressione e forse anche il cancro e le malattie neurodegenerative. Nonostante queste evidenze, e un crescente apprezzamento da parte della classe medica per il ruolo del microbiota intestinale nella salute, ancora oggi si prescrivono gli antibiotici talvolta in maniera un po’ superficiale.

Gli antibiotici sono farmaci seri, uccidono batteri buoni e cattivi e indubbiamente la loro scoperta ci ha permesso di debellare tantissime infezioni di cui un tempo si moriva. Oggi però, talvolta, si prescrivono più per far contento il paziente che non per una reale necessità.

La cosa più sorprendente è che anche il feto, ancora prima di uscire dalla pancia della mamma, ospita già dei batteri, sebbene non si riuscisse a capire da dove fossero arrivati. Studi recenti hanno potuto osservare che le cellule dendritiche - cellule fornite di tentacoli come i polipi, riescono ad infiltrarsi tra le cellule deputate all’assorbimento dei nutrienti dell’intestino della mamma, sono in grado di «catturare» quei batteri buoni, i bifidobatteri, che sono indispensabili per digerire il latte nei primi giorni di vita del nascituro, li inglobano e dall’intestino, viaggiando nel sangue, li trasportano ancora vivi fino alla placenta dove vengono liberati.

Durante il parto, il passaggio attraverso il canale vaginale, consente al neonato di «rivestire» la cute di batteri protettivi, come fosse una bella spennellata di vernice protettiva e con il volto rivolto verso l’ano della mamma permette al neonato di ingoiare quei batteri intestinali che completeranno la colonizzazione batterica del suo intestino.

I nati da parto cesareo non possono godere di questi vantaggi, tanto che si è osservato che l’intestino del bimbo nato per via naturale ha una composizione di batteri corretta, mentre l’intestino del bimbo nato da parto cesareo possiede i batteri della cute della mamma.

L’altro fondamentale determinante della corretta composizione del microbiota intestinale del neonato è l’allattamento. Pensate che la mamma non si preoccupa solo di nutrire il bambino ma nutre in maniera corretta anche il suo microbiota. Si è osservato che il latte materno contiene gli HMO - Human Milk Oligosaccharides.
Questi oligosaccaridi del latte umano sono una miscela di circa 200 tipi diversi di zuccheri che sono assolutamente indigeribili per il neonato ma sono l’alimento specifico per «allevare» quei batteri giusti che dovranno accompagnare il bimbo fino alla completa maturazione del suo intestino e forse anche per tutta la vita.

Queste osservazioni devono farci riflettere sull’importanza di insistere molto nel proporre alle gestanti il parto naturale e di favorire il più possibile l’allattamento al seno.

Fermo restando il fatto che la mamma non deve sentirsi in colpa, qualora fosse indispensabile intervenire con un parto cesareo o quando non fosse possibile l’allattamento al seno, in quanto ci sono in giro un sacco di ragazzi sani, nati con parto cesareo e allattati con latte artificiale.

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