Noirêve lancia il suo primo album Pitonatio fra world music ed elettronica

di Fabio De Santi

Ha un titolo decisamente curioso come «Pitonatio» il primo album targato Noirêve uscito per la label torinese Inri. Una sigla quella di Noirêve dietro la quale si cela la musicista e producer di Trento Janet Dappiano che si era già messa in evidenza con la pubblicazione dei due EP «Viaggio Immobile» nel 2016 e e «Hesminè» l’anno successivo sempre per Inri. «Pitonatio» ha una tracklist di nove tracce tutte scritte e prodotte da Noirêve, eccetto Bradipedia realizzata con Jacopo Bordigoni che partecipa nel cd anche suonando sitar e chitarra.

Diverse le collaborazioni di cui si è avvalsa Janet Dappiano a partire da quella di Angelo Sorato (bansuri), Alice Righi (voci in Jalìa), Niomí O’Rourke (voci in Bradipedia e Musica per Grattini), Juno (voci in Pitonatio) accanto a Giulio Bazzanella (basso), Osvaldo Latanza (voci in Lu Rusciu de Nonno Osvaldo), Hermanos Thioune (percussioni africane).

«Pitonatio» nasce dalle riflessioni dell’artista legate alla mancanza nella lingua italiana di un termine capace di descrivere: «lo stato di rilassatezza dell’essere umano, durante il quale si dedica all’inattività, in posizione tendente all’orizzontale e preferibilmente a stomaco pieno, esente da ulteriori necessità. Una condizione simile a quella del pitone che dopo aver ingoiato la preda intera si ferma e riflette sui massimi sistemi del mondo, mentre lascia che il suo corpo digerisca anche per mesi».

 

Da questo concept Noirêve ha intrapreso un viaggio fatto di investigazioni elettroniche libere, pure, senza i vincoli della tradizione occidentale e distaccate dalla struttura della forma canzone tradizionale. La ricerca di evocare ambienti e sonorità esotiche ed eteree è il filrougeche lega ogni traccia del disco trascinando l’ascoltatore in un mondo tra l’onirico e il surreale. Come nei lavori precedenti, il sound di Noirêve si definisce a partire da suoni organici processati e ricontestualizzati, ma l’utilizzo di scale e strumenti lontani dalla tradizione occidentale, unito al distacco dalla forma canzone, collocano Pitonatio in una dimensione più sperimentale e ricca di contaminazioni.

Concepito per l’ascolto su vinile, il disco si articola in due momenti: il lato A si sviluppa attraverso brani in cui la componente ritmica assume un ruolo fondamentale nel dialogo tra world music ed elettronica, mentre il lato B è composto da un’unica traccia ambient, costruita attorno a elementi vocali e strumentali. Fra gli episodi per noi più ispirati del cd c’è proprio l’apertura di “Embers” brano il cui sviluppo graduale conduce l’ascoltatore da un inizio soffuso e dilatato a una serrata danza tribale, in cui il flauto indiano e le percussioni africane incontrano campioni vocali, rumori e strumenti processati. In “Holy Guacamole” ci s’immerge in un ambiente urbano, in cui registrazioni di porti, bar, predicatori, buskers e mezzi di trasporto si fondono per creare una traccia insieme vitale e caotica, come il fulcro di una città pulsante.

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