La domenica delle tredicesime viventi

La domenica delle tredicesime viventi

di Lucio Gardin

Per me il Natale è la festa più bella dell’anno, mi fa tornare bambino. Non che il resto dell’anno mi comporti da adulto. Quand’ero piccolo mi affascinavano gli zampognari, perché non tirano mai il fiato. Chi suona il clarinetto o la tromba ogni tanto gonfia le guance, ma gli zampognari no, non respirano. Penso che abbiano le branchie. Se li mandavano sulla Luna avrebbero risparmiato sulle bombole.

Oggi è un giorno speciale, la gente entra in uno stato di agitazione crescente: è la domenica delle tredicesime viventi! È vero che Natale per molti è una festa consumistica. Però questi nostri consumi, seppure superflui, non assicurano forse un salario tutt’altro che superfluo a molte persone? Se nessuno facesse acquisti, che ne sarebbe delle commesse, dei ristoratori, delle negozi di giocattoli? Se togliessimo il consumismo lo dovremmo sostituire, e chissà quale altro “ismo” ci potrebbe capitare.

Ricordo quel Natale che decisi di mangiarmi tutto il patrimonio che avevo messo via, per fare un regalo a mio papà. Andai all’OBI. Va premesso che, ancora oggi, io sto agli attrezzi da uomo (fresa, sparachiodi, motosega, ecc.) come un Bimby sta a un tornio. Figuriamoci da bambino.

Per questo mi ritrovai a contemplare un trapano tassellatore, tale HR 2470, di quelli che ci vogliono le istruzioni anche per toglierlo dalla scatola. Ricordo che si avvicinò il responsabile del reparto, scrutandomi con la tipica espressione da gatto intellettuale che hanno i responsabili di reparto.

Assomigliava così tanto a un gatto, che se non avesse portato gli occhiali, cosa che i gatti raramente fanno, potevo pensare che mi stesse fissando qualcosa che si era allontanato senza permesso da un negozio di animali. Mi fissò senza guardarmi, come sanno fare solo i commessi (e i gatti), e mi disse «Cosa vuoi?»; «Un trapano» dissi. «Con la percussione più la rotazione oppure solo la rotazione?»; «Non so, dovrei fare dei buchi» risposi.

Il viso del felino assunse un colore vermiglio che gli dava una vaga somiglianza con un sopravvissuto all’esplosione di un campo di pomodori: «DOVEEE I BUCHII???» «Ehm, nel puzzone di Moena, ma lasci stare comprerò l’Emmenthal».

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