L'Italia dei leader e delle divisioni

di Alberto Faustini

È l'Italia dei leader, l'Italia che s'affida dunque ai capi più che ai partiti, l'Italia che ancora una volta cambia idea molto in fretta e che passa da una paura all'altra (prima il covid, ora la guerra), quella che emerge dall'Atlante politico che Ilvo Diamanti elabora di settimana in settimana su Repubblica alla luce del sondaggio realizzato da Demos&Pi. Un'Italia come sempre frammentata. Indecisa.

Con Fratelli d'Italia che è il primo partito (a quota 22,3 per cento) davanti al Pd (al 21). Poi c'è una Lega che scende al 15,6 per cento. E c'è già chi trova in questo numero calante l'origine dell'ultima "idea", rigorosamente fra virgolette, di Matteo Salvini: andare in Turchia e da lì (già che c'è?) fare un salto a Mosca. Avete letto bene: non a Kiev, dove stanno andando molti dei leader dell'Occidente, ma in quel di Mosca.

Inevitabile imbarazzo a Palazzo Chigi e fra gli alleati del governo che è ormai il più strano del mondo: quello che vive ogni giorno come se fosse l'ultimo, alla faccia di sondaggi - come quello in questione - che dicono che Mario Draghi continua ad essere (con il capo dello Stato Sergio Mattarella) il più amato dagli italiani. In classifica distanzia Paolo Gentiloni, il volto in forte crescita dell'Italia in Europa, Giuseppe Conte (stabile, grazie agli anni di governo), Giorgia Meloni, che impersonifica tutta l'opposizione, Roberto Speranza (l'uomo della battaglia al covid), Dario Franceschini (in forte e come sempre silenziosa ascesa), Emma Bonino, Enrico Letta, Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi, il leader ritrovato: l'uomo che con un colpo di reni, legato probabilmente agli ultimi duelli nel centrodestra, ha superato nella classifica dei big proprio Salvini (nonché Calenda, Renzi e Grillo).

Più indietro, tornando al sondaggio sui partiti, s'affacciano un Movimento 5stelle sempre più in caduta libera (13,4), Forza Italia (all'8 per cento), Azione e +Europa (al 4) e Italia Viva (al 2,5).

A proposito di Italia Viva: l'ultima fatica letteraria di Matteo Renzi («Il mostro») è in testa alle classifiche dei libri più venduti davanti a Saviano, Doom, Carofiglio e Jovanotti (con Crocetti). Analoga sorte toccò nei mesi scorsi al libro di Giorgia Meloni («Io sono Giorgia»).

In un Paese che legge poco e che vota malvolentieri, è una doppia notizia.Resta un fatto, come ben sottolinea il politologo Diamanti: «I partiti hanno trasferito le loro "identità" dalle ideologie alle persone. Sono diventati "partiti personali" e di "passaggio". Di breve durata. Perché le idee e i valori resistono a lungo, quando hanno basi organizzative solide. Le persone, invece "passano"».

E questo spiega molto bene l'origine dell'altalena sulla quale "balliamo" da anni, con i protagonisti che salgono sul palco per un solo giro, con stelle che nascono e si spengono in una notte, in una perenne instabilità che non può quasi più contare su mediazioni (dei partiti), affidandosi invece prevalentemente alle emozioni (dei singoli).

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