Editoriale / Migranti

L’Europa dei muri e del filo spinato

Faustini: le minoranze sono sempre più emarginate. Persino il dramma della povertà viene guardato con sospetto. E nascono nuovi muri. Barriere reali e metaforiche.

Il filo spinato strangola l'Europa. La uccide lentamente. La politica migratoria è affidata ai singoli. I singoli Stati. I singoli volontari che a mani nude cercano ancora di fermare un mondo violento. I singoli capi di governo che tendono sempre più spesso a proteggere con la forza brutale i loro giardini. I singoli cittadini che non trovano risposte alle loro paure. I singoli silenzi di troppi.I migranti vengono usati come armi di distrazione di massa.

Non c'è uno Stato che non sia davanti a un bivio pieno di demagogia e d'inerzia: da una parte i respingimenti e le regole (necessarie) usate purtroppo per eterne campagne elettorali combattute spesso sulla pelle di bimbi, donne e uomini; dall'altra il dovere della solidarietà, che non ha bisogno di regole, ma che scatena mille polemiche e una provocazione ripetuta all'infinito: ospitateli a casa vostra.

Ma, anche se è impossibile accoglierli tutti, casa nostra è l'Europa. Quella che lungo confini di sangue e di paura sta perdendo il senso della propria stessa esistenza. Quella che sta calpestando i valori sui quali (e per i quali) è sorta. Quella che da Nord a Sud e da Est a Ovest sta perdendo la bussola della condivisione, della generosità, dell'accoglienza. Aggiungendo paure ad altre paure. Una su tutte. Quella della presunta diversità: qui c'è posto solo per noi, gli "altri" se ne vadano altrove. Da tempo è passata un'idea: che il migrante, che lo straniero, che il "diverso" appunto, sia un criminale. Non una persona che dai crimini (feroci) scappa. Non un sognatore che immagina per sé e per i propri cari una vita diversa e migliore.

Le minoranze sono sempre più emarginate. Persino il dramma della povertà viene guardato con sospetto. E nascono nuovi muri. Barriere reali e metaforiche. L'ultimo episodio riempie telegiornali e giornali, ma sembra lontanissimo: i profughi dell'Iraq che cercano di entrare in Polonia. L'annunciata costruzione di un muro al confine con la Bielorussia per fermare l'ingresso di rifugiati che vengono usati dal presidente Lukashenko come arma di ricatto. Come dimostrano i preziosi articoli che Nello Scavo scrive ogni giorno per Avvenire, non s'investe per salvare i naufraghi, ma per frenare i flussi: «I miliardi vengono investiti per respingere nient'altro che persone disarmate».

Negli ultimi 50 anni sono stati costruiti 65 muri di confine: uno su quattro è in Europa. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci ricorda che è «sconcertante quanto avviene in più luoghi ai confini dell'Unione. È sorprendente il divario fra i grandi principi proclamati e il non tener conto della fame e del freddo a cui sono esposte le persone ai confini dell'Ue».Le porte si chiudono.

E tornano invisibili il cimitero del Mediterraneo e le tragedie che si ripetono, identiche, lungo troppi confini. C'è un nuovo business perfettamente legale: quello legato ai vari sistemi per difendersi da essere umani disarmati, da un mondo che sogna solo di vivere meglio.

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