Noi, incapaci di stupirci

Noi, incapaci di stupirci

di Sandra Tafner

Stiamo perdendo la capacità di stupirci.
Ciascuno di noi ricorderà qualche avvenimento che nella vita l'ha fatto sobbalzare e l'ha tenuto col fiato sospeso.
Ciascuno di noi avrà sgranato gli occhi davanti a qualcosa di speciale.

Poi, da un evento all'altro, siamo ormai pronti ad accettare l'incredibile.
Ricordate lo sbarco sulla luna? Era il 1969, Armstrong e Aldrin avevano messo piede sul nostro pianeta, quello che guardiamo dal basso, luna romantica in una notte di stelle. Il mondo era fermo e guardava estasiato. Oggi gli uomini vivono per mesi sulla stazione spaziale, poi ridiscendono lasciando il posto ad altri astronauti e ad altri ancora.
Ricordate il primo cellulare, quello pesante che stava appena in una mano e tu facevi il numero sulla tastiera e chiamavi e sentivi chi ti rispondeva dall'altra parte, potevi essere in un prato o in mezzo al traffico, cabina telefonica addio.

Ricordate l'addio alla macchina da scrivere, la vecchia Olivetti sulla quale avevamo imparato a battere i tasti, a correggere gli errori coprendo le parole con tante x, a fare una copia inserendo la carta carbone?
Ricordate la pecora Dolly, quella che fu clonata nel 1996 e ne uscì una sua gemella, due pecore uguali con due compleanni diversi?
Ricordate il timore di dover abbandonare la vecchia lira per maneggiare un'altra moneta, quell'euro che per molto tempo ci impegnò a fare veloci moltiplicazioni, la cifra volte due con l'aggiunta di tre zeri per capirne il valore?

Erano al massimo 22- 23 anni fa, un paio di decenni o poco più, il secolo scorso. Si brindò al Capodanno del Duemila e da quel brindisi ci aspettavamo tante novità, qualche timore, molte speranze. Avevamo già cominciato a perdere la capacità di stupirci. Tutto sembrava possibile ormai, tutto veniva presto metabolizzato per essere pronti ad accogliere qualcos'altro, una sorpresa che facesse uscire dalla norma e che presto entrasse nell'elenco delle cose usuali. I millennials non capiscono, è tutto logico per loro, tutto dovuto, tutto atteso e subito archiviato. Il passato? Roba da nonni, raccontateci pure le vostre avventure, nonni, sono belle quelle vostre favole che a cercare d'immaginarle fanno stupire. Di questo almeno si stupiscono.
Novità globali e novità per le singole persone. La vita che un po' alla volta diventava un gioco di prestigio, ci sarà forse il trucco ma il trucco non si vede. O forse non c'è.
È realtà, per esempio, una bambina nata in questi giorni da un embrione congelato 27 anni fa.

È pur vero che medicina e scienza sono spesso fonti di notizie straordinarie. Ma una cosa è venire a sapere, come asseriscono certi studiosi della materia, che i dinosauri si sono estinti quando un asteroide è caduto sulla terra portando la devastazione totale, si può credere o non credere, bisogna affidarsi alle loro ricerche e alle loro parole. Ma nel caso di Molly sono i fatti a parlare. C‘è una mamma con nome e cognome, intervistata da un inviato, che vive nel Tennessee con suo marito e una bambina di tre anni, Emma, nata da un embrione congelato trent'anni fa, quando la sua mamma invece, che ha 29 anni, non era ancora nata. E adesso è arrivata la sorellina, nata nello stesso modo da un embrione congelato nel 1992. I due genitori, anziché adottare un bambino già bell'e fatto, hanno adottato un embrione, che è una vita potenziale.

Pare che questa pratica sia diffusa, oltre mille impianti ogni anno con un 54 per cento di successo.
Emma e Molly sono due belle bambine normali e il professor Maurizio Mori, ordinario di filosofia morale e bioetica all'Università di Torino, non è affatto sorpreso. Qui l'etica non c'entra e nemmeno vedo difficoltà di ordine morale - assicura - anche se in Italia potrebbe essere più complicato.
Questo tuttavia è un discorso che semmai compete ad altri. A noi resta un senso di meraviglia di fronte a qualcosa che esce dalla normalità e non può essere immagazzinato passivamente come una qualsiasi notizia. È straordinario e quindi fa riflettere. E quantomeno fa stupire.

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