Quando i romanzi sono premonitori: le parole prima dei periodi più bui

Quando i romanzi sono premonitori: le parole prima dei periodi più bui

di Leonardo Pontalti

In queste settimane si stanno succedendo le segnalazioni di passi, scritti, romanzi che avrebbero predetto il periodo terribile che stiamo attraversando. Anche l'opera dell'autore scelto dall'ospite di Selfie di carta di oggi, nata come romanzo che voleva essere paradossale, risultò invece tragicamente premonitrice.

Oggi "legge con noi" Simone Berlanda, direttore della libreria Ancora di Trento, che ha appena concluso “La città senza ebrei. Un romanzo di dopodomani” di Hugo Bettauer (Chiarelettere, 192 pagine).

Simone, in tanti ti conoscono vedendoti tra gli scaffali in via Santa Croce. Ma in casa, dove leggi?
«Un po’ dappertutto: sul divano, sulla poltrona davanti alla finestra, sul tavolo in cucina e la sera a letto. Ho provato sul balcone, ma è troppo tranquillo fuori in questi giorni, mi inquieta un pochino e allora preferisco leggere all’interno».

A che punto sei? Perché lo hai scelto?
«L’ho appena finito. L’ho scelto perché come al solito l’avevo sfogliato in libreria (prima della chiusura) e l’introduzione mi aveva incuriosito. L’autore per questo libro e per la sua intera attività di scrittore e giornalista è stato ucciso 3 anni dopo la pubblicazione de La città senza ebrei».

Raccontaci un po’ del tuo libro.
«È un libro davvero particolare: scritto nel 1922, tratta di un ipotetico tentativo politico, dapprima riuscito, di cacciare tutti gli ebrei dalla città di Vienna. Ma, dopo la cacciata, la città entra in miseria: la crisi colpisce tutti i settori, non sono quello economico, ma anche quello culturale e mondano. Nel libro vi sono belle storie familiari e un’avventura amorosa, che ha come protagonisti una ragazza della nobiltà viennese e un artista ebreo. L’epilogo di quest’avventura sarà felice. Purtroppo come ben sappiamo la storia andrà diversamente. E’ un libro divertente, ironico e arguto, con semplici riflessioni politiche tutt’altro che banali. E’ un libro che fa pensare».

Regalaci un passo che ti ha particolarmente colpito.
«Dalla Lona nella Gumendorferstrasse c’era un’atmosfera che rasentava il panico. Otto giovani donne, una più bella dell’altra, erano già riunite e la grassa governante Frau Kathi Schoberlechner non faceva che aprire la porta di casa e introdurre una nuova signorina. (...) Una signora giunonica con capelli gialli accavallò le gambe forti ma belle, facendo vedere la giarrettiera di seta blu, bevve un bicchierino di Cointrau e disse con una voce squillante da contralto: Ragazze io sono quella che ha maggior esperienza nella vita! E posso dire soltanto che, quando gli ebrei saranno spariti, dovremo tutte morire di fame o cercarci un posto come donna delle pulizie in un cesso di caffè. Solo gli ebrei lasciano i soldi, gli altri vogliono molto amore e poche spese!”»

Hai già scelto il prossimo libro?
«Sì, l’ho appena iniziato: Giorgio Manganelli, Concupiscenza libraria, appena edito da Adelphi. E’ un po’ impegnativo, ma affascinante».

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