"Sardiniani" contro salviniani

"Sardiniani" contro salviniani

di Alberto Faustini

Non c’è ricchezza di rapporti umani. L’individuo incorpora le proprie ansie che, in solitudine, diventano rancori. Il professor Giuseppe De Rita, che per ben 55 anni ha guidato il Censis, commenta così l’ultima fotografia dell’Italia o, meglio, degli italiani: di un popolo stressato (il 74 per cento si dice tale e il 55 per cento rivela di parlar da solo), un popolo, ancora, che ha una gran voglia di un uomo forte. Ad ammettere di volerlo, sono infatti 48 italiani su 100. Cercano qualcuno che li protegga - dice il presidente della società italiana di Neuropsicofarmacologia, Claudio Mencacci -, come fossero dei fanciulli che si affidano a un padre ideale anziché sforzarsi di tornare al volante della propria vita.

È insomma un Paese sempre più ansioso e precario, quello che emerge da un rapporto annuale che dice anche che ad avviso del 70 per cento degli italiani i casi di razzismo sono cresciuti (il 58 per cento ritiene che sia in crescita anche l’antisemitismo). La precarietà, del resto, è testimoniata anche dalla situazione politica generale. Il governo Conte, ogni quattro giorni, organizza una riunione di maggioranza. Come a dire che le forze politiche che tengono faticosamente in piedi l’esecutivo, per evitare il voto anticipato, hanno bisogno di un confronto continuo. Spesso inutile, se si guardano le dichiarazioni che escono sui giornali: le spaccature prevalgono infatti sulle intese, rendendo ogni decisione incerta.

Se si sposta lo sguardo sulla nostra terra, si vedono cose che un po’ confermano questo senso della precarietà. Per paradosso, un esempio arriva da una piazza Duomo piena di sardine che rispondono all’odio con un abbraccio ideale. Piazza bella piena e carica d’entusiasmo, ma anche piazza molto eterogenea. Che dimostra che è più facile mettersi insieme per arginare qualcosa o qualcuno - sostanzialmente Salvini, in questo caso - che costruire una proposta alternativa e piena di contenuti. Sui contenuti, infatti, le piazze eterogenee tendono poi quasi sempre a dividersi.

Anche in questo caso, il governo Conte è un caso emblematico. Sarebbe però sbagliato giudicare chi era in piazza, con o senza bandiere. Perché siamo ancora ai “lavori in corso”, lavori che hanno comunque risvegliato un popolo alternativo - anche in termini generazionali - rispetto a quello che ha riempito le piazze durante i vari comizi di Salvini. Sullo sfondo, si vedono già le elezioni comunali. L’anima sardiniana - a prescindere da ciò che vorranno fare gli animatori della riuscita manifestazione di venerdì sera - contro l’anima salviniana.

Il centrosinistra ritrova un po’ di speranza; il centrodestra scopre di non poter dare per scontato il “rovesciamento” di palazzo Thun. L’unica certezza - anche per quel che riguarda i potenziali candidati - è l’incertezza.

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