La libertà di stampa per Lega e M5s

La libertà di stampa per Lega e M5s

di Sandra Tafner

Succede anche oggi quello che succedeva ieri, al tempo in cui era presidente Silvio Berlusconi.

Che fosse in un bar o per strada o dovunque ci si ritrovava a parlare casualmente di politica, quasi nessuno ammetteva di essere berlusconiano.

Eppure il governo era nelle sue mani e Forza Italia aveva ottenuto una valanga di voti. I voti li avevano dati i cittadini, ovviamente, così come li hanno dati nel marzo scorso alla Lega e ai Cinque Stelle. Uno, invece, dovrebbe essere orgoglioso delle proprie scelte (e qualcuno coerentemente lo è), ma càpita che molti siano riluttanti, meglio non esporsi, non si sa mai. Come tutti quei consensi fossero figli di nessuno. Intanto i sondaggi attribuiscono ai gialloverdi una crescita continua e i due partiti si sentono sempre più legittimati ad agire come interpreti della volontà popolare. Ciò significa che il popolo, parola che garrisce al vento come una bandiera, vuole per prima cosa il pugno duro contro i migranti, che se ne stiano a casa loro perché prima gli italiani, cioè quelli che grazie alla fortuna sono nati in Italia e non in una capanna nel centro dell’Africa. E il governo esegue.

Poi il popolo vuole un occhio di riguardo da parte dell’Europa, pena la minaccia di uscire dalla Comunità. E ancora un congruo reperimento di finanziamenti per i progetti promessi. Se i soldi non ci sono basta trovarli da qualche parte, cosa sarà mai un pugno di miliardi in più, la felicità dei cittadini è l’unica cosa che conta. E il governo esegue. Se lo sforamento del tetto stabilito dal ministro Tria preoccupa molti economisti e lo stesso Presidente della Repubblica, oltre che i mercati e l’Europa e qualche sporadico risparmiatore, che si rassegnino, questo vuole il popolo e questo gli daremo.
Il Presidente del Consiglio e i ministri, il 1° giugno, avevano pronunciato davanti al Capo dello Stato la formula solenne: giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione. Lo stesso giuramento ha prodotto finora due visioni opposte sul significato di «interesse esclusivo della nazione». Chi ha ragione? Chi pensa di più alla felicità collettiva? Al momento hanno vinto quelli che, tra avvertimenti e minacce, hanno mantenuto le promesse elettorali. Chi vivrà vedrà. È sconfitta la povertà. Quest’ultima affermazione è del vicepremier Di Maio, esultante e festeggiante.

Per avvertimenti e minacce si intende minacce di far saltare il governo e avvertimenti di fare piazza pulita dei tecnici del Tesoro. Ne è testimonianza il video che diffonde il pensiero del giornalista Rocco Casalino, portavoce del Presidente del Consiglio, il quale preferibilmente tace (come dire vai avanti tu che a me viene da ridere). Il giornalista Casalino dice: «Se all’ultimo non escono i soldi per il reddito di cittadinanza, tutto il 2019 sarà dedicato a far fuori una marea di gente del Mef», cioè del Ministero dell’economia e delle finanze. Si può ben capire che il ministro Tria abbia dovuto cedere per non diventare responsabile del blocco dell’attività di governo per tutto il prossimo anno. Sventata la «megavendetta», come la definisce il giornalista Casalino, il popolo può sperare che si avveri la profezia di Lucio Dalla che cantava («Caro amico ti scrivo») «…e tutti quanti stiamo già aspettando / sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno / ogni Cristo scenderà dalla croce / e anche gli uccelli faranno ritorno / ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno…».
Pare che le parole del giornalista Casalino siano state apprezzate dai due vicepremier che finora verso la sua categoria non sono mai stati molto teneri, tanto che Salvini ha definito la libertà di stampa qualcosa di molto soggettivo e Di Maio ha denunciato che i giornali riportano solo e soltanto fake news, cioè notizie false. E il sottosegretario Crimi ha ribadito l’intenzione del governo di sopprimere i finanziamenti pubblici ai giornali e di abolire l’Ordine dei giornalisti. Del resto già cinque anni fa il leader del Movimento, Beppe Grillo, aveva proclamato che quasi tutti i giornali sono diventati carta igienica quotidiana.
Così, con tutto questo frastuono, il popolo quasi non riesce a sentire le parole del presidente Mattarella: «L’incondizionata libertà di stampa costituisce elemento portante e fondamentale della democrazia»

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