Arriva il caldo, tutti in sella: ma non per andare al lavoro

Arriva il caldo, tutti in sella, ma non per andare al lavoro

di Leonardo Pontalti

Questo assaggio d’estate, complice la settimana di sole e di caldo, ha convinto molti a tirare fuori dalla cantina o dal garage la propria bicicletta. 

Certo, i pedalatori seri, quelli che alle due ruote si dedicano per diletto con costanza, stanno già macinando chilometri da settimane (i più valorosi, quelli che non smettono mai neppure in inverno, pure da mesi).
 
Ma al di là della pratica agonistica o amatoriale, è in questo periodo che anche per molte altre persone la bicicletta torna a trasformarsi in un vero e proprio mezzo di trasporto quotidiano. O almeno così dovrebbe essere.
 
In realtà in provincia i dati a questo proposito sono impietosi. L’ultima rilevazione risale al 2016, quando meno del 6% del intervistati - un campione di maggiori di 15 anni occupati interpellati sul mezzo utilizzato per raggiungere il posto di lavoro - ha detto di utilizzare la bicicletta.
 
Una percentuale che scende ulteriormente quando si parla di ragazzi che utilizzano la bici per andare a scuola o all'università: 2,6.
 
Certo, se pensiamo alla conformazione del territorio trentino è comprensibile che nei centri in quota o nelle valli la bici venga usata poco. Ma i numeri dei centri urbani maggiori dovrebbe far alzare le medie. Se non è così è perché evidentemente anche nelle città si va poco in bici.
 
Eppure nel capoluogo la rete non manca: i metri lineari di ciclabile per ogni 100 abitanti sul territorio comunale sono pari a 55,2 e nel 2017 il numero complessivo di chilometri di piste ciclabili e ciclopedonali nel capoluogo era pari a 65,16.
 
Numeri che parrebbero dirci che, anche per i trentini, la bici è ancora uno strumento per lo sport ed il divertimento, più che un mezzo di trasporto. Ma sarà davvero così? Diteci se e quando utilizzate la bici anche per lavoro, o se non ci pensate minimamente e perché.
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