Referendum, Renzi ha vinto solo il primo test del 2016

di Paolo Micheletto

Il referendum sulle trivelle è fallito. Ha vinto il premier Matteo Renzi. Ha perso il fronte - minoranza Pd, Lega Nord, Movimento 5 Stelle - che voleva dare una «spallata» al governo. Ma Renzi dovrà superare altri due test, in questo 2016: le elezioni comunali e il referendum sulle riforme.

Ecco cosa ci «lascia» il voto di domenica. Si doveva stabilire la conferma o meno dell’attività di ricerca e di estrazione di gas e petrolio in mare entro le 12 miglia. Un referendum per nulla chiaro e da addetti ai lavori: il quorum non è stato raggiunto, anzi è andato a votare poco più del trenta per cento degli italiani. Va detto quindi che le piattaforme autorizzate potranno proseguire con le loro attività senza limiti di tempo, come proseguirà la ricerca di idrocarburi nel versante adriatico dell’Italia. Un argomento importante ma difficile da spiegare agli italiani: non era giusto delegare questo tema al referendum.

C’è da scommettere infatti che buona parte dei 14 milioni di cittadini che sono andati a votare l’ha fatto per rispettare un proprio diritto costituzionale ma soprattutto per esprimere un giudizio su Matteo Renzi, che aveva deciso così pesantemente di intervenire nel dibattito sul referendum, definito «una bufala».
Il confronto sul quesito di domenica non è mai entrato nel «merito» ma si è subito trasformato nel primo esame dell’anno sul governo, già fortemente esposto dall’inchiesta di Potenza. E la risposta è stata chiara: Renzi ha vinto il referendum su se stesso. Non a caso domenica sera, pochi minuti dopo la chiusura delle urne, è apparso in tv per rivendicare i meriti della vittoria, con qualche punta di populismo e il tono di chi ha fermato l’ennesima «conta» interna sulla sua persona.

Ma il governo, incassato il flop del referendum, non avrà vita facile nel corso del 2016. Le elezioni comunali di giugno si presentano anzi come una prova dalle grandi insidie, soprattutto a Roma e a Napoli, dove i candidati sindaci renziani non hanno certo la vittoria in tasca. Il fronte inedito che si è alleato contro Renzi al referendum - Lega e Movimento 5 Stelle i soggetti più forti - oggi si è già rotto ma per il governo il voto amministrativo si annuncia pieno di grattacapi, in grado di creare conseguenze al momento non facili da prevedere, in un Paese nel quale ogni elezione e ogni provvedimento assumono un carattere definitivo (fino a quando viene dimenticato, però).

Dopo le amministrative si partirà quindi con l’ennesima campagna elettorale senza esclusione di colpi. In ottobre, infatti, si andrà di nuovo alle urne per confermare o abrogare la riforma - firmata dal ministro Boschi - che ha abolito il Senato elettivo e tocca più della metà degli articoli che compongono la seconda parte della Costituzione.
Sarà l’esito di quel referendum (che non prevede alcun quorum) a determinare la durata del governo Renzi: la vittoria dei «no» manderebbe il Paese alle elezioni anticipate, con tutto il carico di instabilità che ne potrebbe conseguire. Con il referendum sulle trivelle, Renzi - piaccia o meno a sostenitori e avversari - ha dimostrato di essere in sintonia con la maggioranza degli italiani, come gli era accaduto alle ultime elezioni europee e con il clamoroso risultato ottenuto dal Partito democratico. Ora spetta anche al variegato fronte delle opposizioni mettere in atto una credibile proposta di governo, partendo da un voto - quello di domenica scorsa - che ha visto la sconfitta netta del Movimento 5 Stelle, di Forza Italia e della Lega Nord, e da un probabile buon risultato dei grillini alle prossime comunali.

Sono questi gli scenari possibili per la politica italiana da oggi a fine anno. Una variabile incombe però su tutti gli schieramenti, ed è l’emergenza dei profughi, sempre più drammatica come dimostrano anche le tragedie degli ultimi giorni. Da un lato c’è Vienna che vuole tornare alle barriere, dall’altra il Mediterraneo che diventa una enorme tomba per i disperati: in mezzo si trovano l’Italia e il bisogno di dare prova di fermezza ma soprattutto di solidarietà.

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