Quelli che... prima delle chat, le dediche!

di Gabriele Biancardi

Quando non esistevano i cellulari e di conseguenza gli sms, come facevano i ragazzi, gli adolescenti a comunicare i primi palpitamenti di cuore? Come potevano raggiungere l’amata quando questa, vista sì al mattino in classe, alla sera abitava in qualche paese distante dal proprio?

Erano gli anni delle «dediche romantiche», forse il programma di maggior successo mai avuto. Andava in onda dalle 22.30 alle 24.00: ma spesso e volentieri si sforava. Si potevano prenotare telefonicamente o per lettera, dalle 21.00 in poi. A quell’ora sembrava il count down dello Shuttle! decine di telefonate intasavano letteralmente le linee. Chi era in onda era chiamato ad uno sforzo di concentrazione non indifferente, andare in onda e nello stesso tempo scrivere... scrivere... le chiamate erano talvolta sussurrate, non dovevano certo sentirle i genitori o fratelli sparsi. Poi tutti in camera con la radiolina sotto le coperte attendendo il proprio messaggio e naturalmente la canzone scelta.

Una su tutte, una canzone che ogni sera raccoglieva tante dediche assieme era «Ti amo» di Umberto Tozzi. L’emblema dell’amore giovanile, il primo, quello che davvero ti sconquassa. Le dediche romantiche sono ovviamente andando via sparendo con la tecnologia. Ora si possono tranquillamente passare le ore chattando con chi si vuole. Allora no, la voce suadente di Enrico Santini attraversava muri spessi e coperte complici di battiti. Capitava talvolta che per motivi di spazio non potevi accontentare tutti e allora promettevi la stessa dedica il giorno dopo.

Magari su Ti amo di Tozzi.

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