L'incubo autostradaledel Gobernador Dellai

di Paolo Ghezzi - NO

Asfaltarno es gobernar. Gobernar no es asfaltar... ma chi l'avrà detto? SimonBolivar o Silvan Griso? E poi, che lingua era, l'idioma di Galan o lostil novo di Zaia? Lorenzo I da Gardol, quella notte, non riusciva aprender sonno. Sarà stato - pensava nel dormiveglia agitato - losmacafàm appena assaggiato col sindaco Andreatta, poco prima del fataleresentìn che ad Ale II sarebbe costato la patente (lui non correva ilrischio, perché aveva un sobrio autista ad aspettarlo).
Comunque fosse, aveva lo stomaco pesante e gli intestini in subbuglio.Asfaltar no es gobernar: e a Lorenzo I da Gardol venne in mente -orrenda visione - la rassegna stampa degli ultimi tre anni. Che fosseben piantato in mezzo ai media locali (e, grazie alla passione apisticadi Francisco Rutèl, ogni tanto anche a quelli nazionali), non v'eradubbio veruno: ogni santo giorno almeno 3 sue fotografie (si trovava,di profilo, un po' antipatico, un po' rado di capelli, ma in fondo infondo si piaceva così: uno splendido cinquantenne) e ogni santo giornoalmeno 8 sue dichiarazioni, spazientite e spazianti dal taglio allamaschietto di miss Claudia Andreatti alla replica sferzante al poderosoattacco della consigliera d'opposizione Penasa.
Nulla di ciò che è umano mi è estraneo, gli affiorò alle labbra, acolta giustificazione del proprio presenzialismo. Aveva solo unproblema con le prime pagine, con quei titoloni sguaiati e sgangheratiche spesso lo irritavano oltremisura, scatenandolo a replicare aidirettori con esse-emme-esse sempre più furenti man mano cheabbandonava le emme-esse diventato un virtuoso ma collerico nonfumatore. La battuta che aveva fatto una volta - ah, che bellisarebbero i giornali se non avessero la prima pagina! - la trovavaefficace e sacrosanta.
Ma negli ultimi anni, negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, eccoaffiorare - da qualche giornale - qualche dubbio. Gobernar no esasfaltar. Lorenzo I da Gardol ne era talmente convinto che avevalanciato progetti, ma che dico progetti, vere e proprie utopiepolitiche: il Trentino come prima provincia oil-free d'Europa (tuttometano e idrogeno, niente gasolio e benzina) e il Trentino metroland,terra del trasporto leggero, del binario liberante, della ferroviacapillare. Car-free.
Però adesso le sue utopie gli si rivoltavano contro: perché tra lapremiazione dei Bastard e la firma dell'accordo fiscale con Tremonti,tra Metroland e oil-free-land, forse anche perché incazzato col Grisoche gli aveva fatto perdere un po' di reputazione, gli era venuta anoia l'Autobrennero e aveva ignorato quanto qualche giornale, da un po'di tempo, con noiosa insistenza, scriveva: occhio, che il governo hapreso di mira la nostra autostrada dalle uova d'oro, l'orgoglio deinostri padri; occhio, che prorogano le concessioni a tutti fuorché anoi, forse perché politicamente invisi al Sovrano di Arcore; occhio,che se mettono a gara l'A22, la Regione può anche perderla; occhio, chese si perde la gara, addio fondo pro Brennero, addio tunnel ealternativa ferroviaria, e finiamo sul binario morto. E adesso che,nella manovra finanziaria, c'era finalmente scritto ciò che queifastidiosi giornali avevano annunciato, anche intervistando ildellaianissimo e allarmatissimo Duiella, e cioè che il rinnovo costeràall'Autobrennero quasi UN MILIARDO di euro, tesoretto che l'Anasaspetta come una manna, e che diventa una mannaia sui futuriaccantonamenti pro tunnel, Lorenzo I da Gardol si svegliava in un bagnodi sudore e finalmente si domandava: ma io e il Luis, azionisti dimaggioranza, avremo poi fatto tutto quel che dovevamo fare peraffermare le nostre ragioni ferroviarie a Roma e a Bruxelles, per farpesare ai governi squattrinati i 550 milioni accantonati per lagalleria, per far valere la specialità della nostra autostrada inparallelo alla specialità della nostra autonomia?
Dall'ombra dell'aldilà (l'aldilà è sicuramente luminoso, ma interdettoe oscurato ai nostri occhi mortali), le ombre di Silvius Magnago (ilcognome più italiano per il sudtirolese più ostinato) e Bruno Kessler(il cognome più tedesco per il trentino più lungimirante, tanto tedescoche il figlio Gianni, in questi giorni, è stato l'unico al mondo apronunciare Mag-nago, con la G centrale dura, alla tedesca, che neanchei tedescoparlanti osano, riconoscendo le radici trentine, per partepaterna, del Silvius); dall'ombra della terra dei più, si diceva, ledue illustri ombre gli rispondevano: no, nein, tut mir leid, Lorenzo,Luis. Non avete fatto abbastanza. Siete stati distratti. Con Tremonti,quando avete firmato l'accordo, dovevate mettere sul tavolo anche laconcessione A22. Vi svegliate tardi. E ora rischiate di perderel'autostrada, le sue uova d'oro, e il tunnel ferroviario, rischiatel'Autobahn, la spina dorsale della nostra autonomia, l'unica operadavvero regionale - da Brenner a Borghetto - adesso che la Regionel'avete demolita, realizzando il sogno del Silvius più che quello delBruno.
Madido di sudore e annaspante nei sensi di colpa, oggettivamente reo diavere dedicato le proprie energie a replicare alle sparate di Divinapiù di quante ne meritasse il salvataggio dell'Autostrada, Lorenzo daGardol emise un profondo rutto e finalmente, digerito lo smacafàm, siaddormentò.
E sognò una proroga secolare della concessione, e un secolo di profittid'oro garantiti all'autonomia, e mille treni biancorossi chesfrecciavano a doppia corsia verso Innsbruck nella nuova Galleria, edunque il trionfo su Roma ladrona.... e il messaggero che gliannunciava la Vittoria aveva un bel sembiante trentino, nonostante ilnome tirolese: era il piccolo profeta di Vigolo Vattaro, WalterKaswalder era nomato. In sogno, una Erinni furiosa, Margherita da Tione- Comune decoghizzato - gli chiedeva, con brutalità: ma per qualicavolo di competenze l'hai scelto per il nuovo cda di Autobrennero, ilpattitino? E lui, il Gobernador finalmente pacificato, sussurravasereno: faceva rima con Durnwalder.  

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