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Iran, ancora repressione delle rivolte e scontri fra polizia e manifestanti

Secondo la ong Iran Human Rights sono morte almeno 277 persone, tra cui 40 minori e 24 donne, nelle violenze contro le proteste. Il rapper Toomaj Salehi, accusato di fiancheggiare la rivolta anti-regime, è stato trasferito nel famigerato carcere di Evin a Teheran

TEHERAN. Continua la rivolta in Iran, violentemente repressa dalle autorità islamiche.

Durante gli attacchi contro i manifestanti, oltre alle vittime fra gli attivisti, vi sarebbero un paramilitare ucciso e diversi poliziotti feriti in scontri vicino a Teheran.

Le manifestazioni sono iniziate dopo la morte, il 16 settembre a Teheran, di Mahsa Amini, 22enne che ha perso la vita dopo essere stata arrestata perché secondo la polizia non portava il velo in modo corretto.

Diversi scontri tra polizia e manifestanti sono divampati anche oggi, 3 novembre, in varie città del Paese.

Secondo la ong Iran Human Rights, con sede ad Oslo, durante la repressione delle proteste sono morte almeno 277 persone, tra cui 40 minori e 24 donne.

Intanto, il rapper iraniano Toomaj Salehi è stato trasferito nel famigerato carcere di Evin a Teheran, noto come la prigione dei dissidenti, dopo essere stato arrestato il 30 ottobre in seguito al sostegno espresso per le proteste in corso da oltre un mese in Iran. Lo rende noto IranWire, citando la testimonianza dello zio secondo cui Salehi "si trova in custodia di funzionari dell'intelligence, non gli è permesso di fare chiamate o ricevere visite" e sarebbe stato picchiato al momento dell'arresto.

La famiglia di Salehi ha negato la versione ufficiale secondo cui il rapper sarebbe stato arrestato mentre tentava di fuggire dal Paese sostenendo che è stato invece catturato da agenti della sicurezza in borghese che lo hanno prelevato dalla sua abitazione, nella provincia sud occidentale di Chahar Mahaal e Bakhtiari, e poi portato nel carcere di Dastgerd a Isfahan, prima di essere trasferito a Evin. Secondo attivisti, il rapper sarebbe stato costretto a rilasciare una confessione in cui dice di avere commesso degli sbagli.

Nelle scorse settimane, l'artista aveva pubblicato un video di una canzone interpretabile come un sostegno alle proteste in corso da oltre un mese per Mahsa Amini, la 22enne morta dopo essere stata arrestata perché non portava il velo in modo corretto. A pochi giorni dall'arresto, Salehi era stato intervistato dal servizio pubblico canadese Cbc e aveva affermato che le dimostrazioni sarebbero continuate. Noto per canzoni con testi politicizzati, un anno fa l'artista era già stato arrestato per "propaganda" e successivamente rilasciato su cauzione.

Frattanto, attivisti e dissidenti iraniani hanno diffuso sui social media video in cui si vedono giovani togliere il turbante a religiosi che camminano per strada. I filmati mostrano ragazzi avvicinarsi senza essere visti a uomini vestiti con l'abito religioso tradizionale per poi dare un colpo con la mano al loro turbante facendolo cadere per terra.

Secondo il canale televisivo in lingua persiana, con sede a Londra, Iran International, togliere il turbante ai religiosi è diventata una nuova forma di protesta nonviolenta nell'ambito delle dimostrazioni anti sistema che continuano da oltre un mese.

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