Lavoro / Il caso

«Venti minuti in bagno»: Amazon sospende una lavoratrice, ci ha messo troppo tempo

La denuncia del sindacato: «L'azienda cronometra le pause fisiologiche». La replica dell’azienda: «Non monitoriamo le pause»

TORINO. «I lavoratori Amazon sono cronometrati per andare in bagno e vengono puniti con sanzioni disciplinari se i tempi non sono conformi all'algoritmo». Lo denuncia, in una nota, la Filt Cgil Torino e Piemonte La vicenda è quella di una ragazza di 26 anni, dipendente di Amazon a Torino, addetta alla preparazione di pacchi da spedire.

«L'azienda - spiega Luca Iacomino della Filt Cgil - le ha contestato di avere sospeso per venti minuti il lavoro all'1,15 di notte, abbandonando la postazione di lavoro per più di venti minuti. Abbiamo incontrato l'azienda in call, ma alla lavoratrice è stata comminata una sanzione con un giorno di sospensione».

 La Filt Cgil Torino e Piemonte ha quindi interpellato l'Ispettorato del Lavoro che «ha dato ragione alla lavoratrice annullando la sanzione disciplinare, giudicata spropositata e priva di ogni fondatezza».

«Siamo determinati ad andare avanti nella difesa dei diritti e nel far riconoscere ai lavoratori la corretta applicazione delle norme sul lavoro, del contratto nazionale di lavoro e sulla sicurezza negli ambienti di lavoro con la massima attenzione ai ritmi e carichi di lavoro. Condanniamo ogni strumentalizzazione e discriminazione nei confronti dei lavoratori diretti e indiretti», spiega Iacomino.

La replica di Amazon

«Quanto riportato dalla Cgil non corrisponde al vero. Non monitoriamo le pause e non cronometriamo i nostri dipendenti». Così Amazon replica alla Filt Cgil.

«Gli operatori di magazzino - spiega l'azienda - possono usare il bagno ogni qualvolta ne sentano la necessità e senza essere controllati. La sicurezza sul luogo di lavoro è una delle nostre prerogative, per questo motivo chiediamo a tutti i lavoratori di informare il proprio responsabile in caso di assenza dalla postazione di lavoro, nel pieno rispetto delle direttive del contratto nazionale di lavoro.

In questo sito impieghiamo oltre 1.500 lavoratori e, per motivi di sicurezza, è essenziale che le persone seguano queste procedure. Non farlo potrebbe avere conseguenze significative, soprattutto in caso di emergenza o evacuazione».

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