Turismo / Sci

Green Pass per gli impianti? Valeria Ghezzi favorevole: «Ma adesso no, per il prossimo inverno sì, così aumentiamo la capienza»

La presidente Anef rassicura: «Occorre pianificare la prossima stagione invernale, siamo stati fermi un anno. Ma la sicurezza conta: fra il personale si ammala uno e cadono come birilli»

TRENTO. La stretta del Green pass obbligatorio per accedere ad alcuni servizi ed eventi fa discutere. Tra favorevoli e contrari, perplessi e dubbiosi. Nel mondo dei trasporti si profila l'obbligatorietà per aerei e treni a lunga percorrenza, forse anche per gli altri mezzi di trasporto pubblico. E gli impianti di risalita, così penalizzati lo scorso inverno da non aver potuto mai aprire?

Per il Trentino il trasporto a fune non è certo un comparto secondario, fondamentale per il turismo.

Valeria Ghezzi, trentina del Primiero, è presidente nazionale dell'Anef, l'Associazione degli esercenti funiviari di Confindustria è diventata famosa perché a inizio pandemia, quando si discuteva se chiudere o meno le stazioni di sci, pronunciò la frase «La neve è più forte del Covid».

Presidente Ghezzi, Green pass sì o no per cabinovie e funivie?

«Io sono favorevole. Ma non da subito. Non adesso, a metà stagione estiva creerebbe disorientamento. Se partiamo domani la vedo difficile... Chi controllerebbe, ad esempio? Benissimo per l'inverno. Noi siamo imprenditori, dobbiamo lavorare. Se il Green Pass ci solleva dalle continue incertezze o dal rischio di non lavorare, ben venga. Può essere la soluzione. Non è un obbligo vaccinale, nel senso che prevede anche la possibilità di avere un recente tampone negativo. Parleremo di Green Pass nel prossimo consiglio Anef».

I turisti e gli sciatori lo accetterebbero di buon grado?

«La nostra libertà finisce dove comincia quella del prossimo. Servono rispetto e sicurezza sanitaria. Ben venga il Green pass. Ripeto: ora è presto e non ce l'hanno tutti. Ma da qui all'autunno si deve preparare al meglio la stagione invernale in sicurezza. La sicurezza del Green pass è fondamentale: ho visto nel personale dell'azienda come il contagio galoppa. Prende il Covid uno di loro e poi cadono come birilli. La sicurezza serve».

L'estate in quota come sta andando?

«Diciamo che si va avanti piano. L'anno scorso di questi tempi c'era un boom delle vacanze in montagna. Veniva percepita come più sicura del mare, con più spazi, aria pulita, distanziamento. Quest'anno in molti sono tornati al mare. E mancano gli stranieri. Gli ultimi week-end, poi, il meteo non ci ha aiutato. Ma se gli alberghi sono pieni, c'è gente sugli impianti anche nei giorni infrasettimanali».

Il prossimo inverno Green pass solo per salire sulle cabine chiuse o per accedere alle stesse aree sciistiche?

«Io direi di renderlo necessario per accedere alle aree sciabili, quindi ai rifugi, ai locali in quota. Noi abbiamo i tornelli. Basterebbe che il governo decidesse in merito e noi potremmo dotare i nostri varchi di accesso di appositi software che leggerebbero direttamente il possesso del Green pass. Se ora abbiamo la capienza limitata al 50 per cento, con il Green pass potremmo portarla all'80 per cento. L'anno scorso abbiamo perso un inverno intero, senza ristori e anche gli investimenti estivi su aree giochi per bambini e sentieristica ne hanno risentito. Vogliamo tornare a lavorare e a poter investire».

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