Lavoro / Il caso

Il Trentino che non vediamo: gli «interinali» neri, precari, senza garanzie, che riciclano i nostri rifiuti (perché nessun giovane trentino vuol farlo)

Lo sfogo del sindaco di Trento, Ianeselli, dopo che la foto di questi lavoratori (tutti stranieri) è finita in prima pagina sul settimanale L’Espresso: «E’ solo perché non hanno la pelle chiara. Questa è un'ombra sul Trentino più green di tutti»

di Gigi Zoppello

TRENTO. A pochi chilometri da piazza Duomo di Trento c’è un capannone dove vengono smistati e riciclati i nostri «imballaggi leggeri». Una catena di montaggio dove i sacchi azzurri vengono aperti, e le tipologia di scarti vengono divise e raccolte in grandi balle da inviare alle aziende di riciclo della plastica. E a quelle catene di montaggio non ci sono trentini: i trentini non vogliono fare quel lavoro, e non lo vogliono fare perché è sporco, puzzolente, senza assunzione e senza garanzie. Così lo fanno gli invisibili, gli «interinali».

Il caso viene sollevato dal sindaco di Trento, Franco Ianeselli, perché una fotografia di quei lavoratori di serie B è apparsa ieri sulla copertina del settimanale L’Espresso. 

Scrive il sindaco: «Trentino, Alabama. Li avevamo incontrati qualche giorno fa i lavoratori della Ricicla Trentino 2 di Lavis, con i loro racconti di precarietà, contratti mensili prorogati per anni, ferie discrezionali, presidi di sicurezza scarsi, condizioni di lavoro pesantissime. E ora questa brutta storia di un Trentino che non vediamo e non vogliamo vedere rimbalza dalla prima pagina della stampa nazionale un'immagine della nostra terra di cui essere tutt'altro che fieri. Che tutto venga fatto in modo legale, sfruttando le pieghe di leggi mal scritte, toglie ben poco alla gravità di una situazione che va sanata al più presto.

Perché i lavoratori interinali della Ricicla Trentino di Lavis non hanno contratti stabili, ferie e tutele, come i loro colleghi che svolgono più o meno le stesse mansioni, ma hanno la pelle un po' più chiara? Che valore può avere la nostra raccolta differenziata da record, che senso ha il nostro Trentino green, se dietro la facciata dell'ecologia si calpesta la dignità dei lavoratori?

Se ci facciamo queste domande, non è per denigrare il Trentino. Non abbiamo mai sminuito i nostri primati positivi. Compreso l'ultimo, di questa mattina, raccontato sulle pagine del Sole 24 ore: il quotidiano economico scrive che Trento è in assoluto il luogo migliore dove invecchiare ed è nella top ten delle località in cui bambini e giovani vivono meglio.

Non possiamo però tacere né rassegnarci alle ombre della nostra provincia. Come rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere di fare la nostra parte: anche se formalmente il Comune non ha rapporti con Ricicla Trentino 2, è chiaro che quel che accade in qualsiasi punto della filiera dei rifiuti è anche affar nostro. Ci prendiamo dunque l'impegno a far dialogare tutte le parti in causa e a trovare al più presto una soluzione all'altezza della storia delle nostre conquiste sociali e soprattutto della nostra idea di futuro».

Franco Ianeselli si ferma qui. Ma si potrebbe andare avanti: non è solo il riciclo dei rifiuti. Interinali ad esempio sono tutti i lavoratori che lavorano - a tempo determinato, o su chiamata - nella filiera della carne: come ha svelato la pandemia covid, negli stabilimenti di macellazione e lavorazione delle carni lavorano immigrati di ogni etnia, ma che non vengono mai assunti dalle ditte, bensì "affittati" da agenzie interinali o cooperative create ad hoc.

Sono persone costrette a trovarsi alloggi di fortuna, spesso condividendo un appartamento con tanti colleghi. Quelle persone con la pelle meno chiara della nostra, che quando le incontriamo per strada, magari, ci fanno venire in mente di tutto. E mai il lavoro (sporco) che fanno per noi. E che nessun trentino vuole più fare.

 

 

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