Sanità / La svolta

Tutti senza mascherina ma solo all’aperto e bisogna averla sempre con sé

Restano però i problemi, soprattutto per il diffondersi della «Variante Delta», e il generale Figliuolo invita ad accelerare con i vaccini, ma molti sessantenni non ne vogliono sapere

ROMA. Nell'Italia che da lunedì 28 giugno diventa tutta bianca e dove si può stare senza mascherina se si è all'aperto (ma bisogna averla con sé, e indossarla all’interno), ci sono ancora due milioni e 700mila cittadini che hanno più di 60 anni e non hanno fatto neanche una dose di vaccino, dunque non hanno alcuna protezione contro il Covid nonostante siano la categoria che rischia le conseguenze più gravi in caso di contagio.

"Da domani abbassiamo le mascherine all'aperto, è un segnale positivo, ricominciamo dopo un anno e mezzo a conquistare spazi di normalità. Ma non dobbiamo smettere di stare attenti, la guardia deve sempre rimanere alta", ha detto l'assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato.

L'ultimo report del governo conferma quello che rimane il problema principale della campagna vaccinale, che non è certo la scarsità di dosi paventata dalle regioni visto che nei frigoriferi ce ne sono quasi 5,5 milioni e il Commissario per l'emergenza Francesco Figliuolo ha ribadito che a luglio arriveranno 14,5 milioni di 'shot' rispetto ai 15,3 consegnati a giugno, con un calo di solo il 5%. Una situazione che spinge le regioni stesse ad anticipare i richiami per gli over 60 che hanno avuto già la prima dose, per tentare di frenare la variante Delta la cui diffusione, in meno di un mese, è quadruplicata passando dal 4,2% del totale delle infezioni al 16,8%.

Riuscire a raggiungere il più velocemente possibile i soggetti più a rischio che non si sono prenotati tramite i call center e gli hub, e convincere chi non si è ancora voluto vaccinare tra gli over 60, rimane dunque il principale obiettivo.

"Meglio coprire bene le persone con più di 50 anni - sottolinea l'immunologa dell'università di Padova Antonella Viola - piuttosto che vaccinare i ragazzi". I numeri, aggiornati a venerdì 25 giugno, dicono però il contrario: rispetto a 7 giorni fa, quando c'erano da vaccinare con la prima dose ancora 2 milioni e 833mila italiani, ne sono stati raggiunti solo 140mila, 20mila al giorno a fronte di una media di somministrazioni che sfiora ormai le 600mila in 24 ore.

Segno evidente che le Regioni stanno faticando a rintracciare i 354mila over 80 (il 7,79% del totale della popolazione di questa fascia), gli 813mila nella fascia tra 70 e 79 anni (il 13,51%) e il milione e mezzo tra i 60 e i 69 anni (il 20,20%) che non si sono ancora vaccinati. Non solo. Il report indica che le somministrazioni con Astrazeneca e Johnson e Johnson - il primo utilizzabile solo per gli over 60 e il secondo raccomandato per chi ha più di 60 anni secondo le ultime indicazioni dell'Aifa - sono state molto limitate proprio nella fascia d'età superiore ai 60 anni rispetto a quelle con Pfizer e Moderna: da venerdì scorso sono state inoculate solo 8.808 prime dosi di Astrazeneca e 13.487 del monodose J&J mentre di Pfizer e Moderna sono state somministrate rispettivamente 103.522 e 14.370 prime dosi. Per frenare la variante Delta vanno quindi affrettate le vaccinazioni, soprattutto degli over 60. Ecco perché sempre più regioni stanno valutando di accelerare i richiami con la seconda dose di Astrazeneca visto che l'intervallo autorizzato è tra le 4 e le 12 settimane. 

Una flessibilità che viene apprezzata dalla struttura di Figliuolo visto che lo stesso generale l'aveva auspicata nella lettera inviata alle Regioni il 3 giugno scorso. "Con l'approssimarsi della stagione estiva - scriveva - si chiede di attuare procedure flessibili di prenotazione della vaccinazione che consentano ai cittadini la definizione della tempistica vaccinale già dalla scelta della data della prima dose in modo da evitare, per quanto possibile, che la seconda coincida con i periodi di assenza dalle zone di residenza".

Contro la variante Delta il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli ha sottolineato la necessità che si potenzi il sequenziamento e il tracciamento ma ha anche ipotizzato il ritorno delle zone rosse. 

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