Provincia / L’appello

Petizione a Fugatti: i bambini nati da stranieri in Trentino non siano discriminati negli aiuti

La lettera firmata a titolo personale da molti esponenti del mondo cattolico, della cooperazione, del sindacato, delle categorie professionali della sanità: «In tutta Italia requisito dei 2 anni di residenza, solo in Trentino è 10»

TRENTO. «L'anno scorso sono nate in Trentino 3.900 bambine e bambini. Hanno tutti gli stessi bisogni eppure alcuni di loro, fin dal primo vagito, sono considerati diversi perché figli di famiglie di origine straniera: alle loro mamme e papà non verrà riconosciuto l'assegno di natalità della Provincia autonoma di Trento solo perché sono residenti in Italia da meno di dieci anni. Una scelta ingiusta che di fatto discrimina i piccoli ancora nella culla».

Inizia così, con una disarmante considerazione, la petizione-appello inviata ieri al presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, e al presidente del consiglio provinciale, Walter Kaswalder. I primi firmatari della petizione, lanciata anche su change.org, sono una ventina di personalità del sindacato, del mondo dell'associazionismo, della cooperazione.

Ci sono i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. Don Cristiano Bettega della diocesi e l'imam Aboulkheir Breigheche; il presidente delle Acli Loca Oliver; i vertici di medici e infermieri Marco Ioppi e Daniel Pedrotti; la presidente dell'Unione degli studenti universitari Paola Paccani e Serenella Cipriani per il Consolida; Claudio Bassetti per le Comunità di accoglienza e la presidente degli psicologi Roberta Bonmassar; Zebenay Jabe Daka della comunità etiope e la sociologa Stefani Scherer; il presidente dell'Arci Andrea La Malfa e Asmae Taouti attivista per la Palestina; la presidente della commissione pari opportunità Paola Maria Taufer e Giuseppe Lo Presti delle famiglie arcobaleno; Leonora Zefi della comunità albanese e e la presidente degli assistenti sociali Angela Rosignoli.

Aderiscono tutti a titolo individuale e invitano a firmare l'appello all'indirizzo http://chng.it/28mkJV7Lb9.

La richiesta indirizzata a giunta e consiglio è naturalmente quella di modificare la legge eliminando i riferimenti ai requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno. «I bambini e le bambine sono tutti uguali e devono avere tutti le stesse opportunità per poter crescere e realizzare i propri desideri» recita la petizione. Il fatto è che i figli degli immigrati trentini in questo momento sono considerati diversamente rispetto al resto d'Italia. La differenza è resa esplicita dai contenuti della legge delega del parlamento sull'assegno unico universale per le famiglie: il 30 marzo scorso tutte le forze politiche hanno condiviso la scelta di limitare il requisito della residenza in Italia a soli due anni per accedere alla misura.

I dieci anni insomma restano in vigore solo in Trentino, ultimo baluardo del muro eretto dalla giunta Fugatti appena entrata in carica, quando prima del Covid la minaccia imminente sembrava rappresentata per l'amministrazione dall'invasione degli stranieri.A distanza di mesi questo muro sembra ormai in via di abbattimento. L'ultimo episodio è stato l'accoglimento di un ricorso contro la legge dei dieci anni per accedere alle graduatorie per il diritto all'alloggio. Resiste ancora però la discriminante sull'assegno di natalità. «Gli aiuti devono selezionare sulla base delle condizioni economiche delle famiglie, - scandisce la petizione - non della loro provenienza, soprattutto quando in ballo c'è il futuro dei più piccoli e con loro quello della nostra comunità. Facciamo appello alla Giunta e al Consiglio provinciale perché rimuovano questa ingiustizia e modifichino la norma trentina adeguandola ai criteri previsti a livello nazionale per l'assegno unico e universale. Discriminare è sempre sbagliato, farlo sulla pelle dei bambini è inaccettabile».

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