Funivie / L'incidente

La tragedia del Mottarone: il laboratorio trentino potrebbe svelare il mistero della fune spezzata

Il centro specializzato che fa capo al Servizio provinciale impianti a fune potrebbe contribuire agli accertamenti sulle cause della rottura. Il dirigente Silvio Dalmaso: "Noi facciamo prove sulle funi e sugli impianti per tutta Italia e per tutta Europa"
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TRENTO. «Gli impianti a fune sono strategici per il Trentino, così come per l'Alto Adige e per la Val d'Aosta, e infatti insieme abbiamo un terzo degli impianti italiani, per questo possiamo dire di avere acquisito negli anni un'esperienza maggiore di altri territori anche sul fronte della sicurezza».

Silvio Dalmaso è il dirigente del Servizio impianti a fune della Provincia, che è un fiore all'occhiello dell'amministrazione pubblica provinciale. Di fronte alla tragedia del Mottarone, costata la vita a 14 persone, l'interrogativo principale per chi si occupa di funivie è: come è possibile che la fune si sia rotta? È un punto di domanda al quale le indagini in corso, che hanno accertato un intervento umano che ha violato le prescrizioni di sicurezza togliendo il freno che avrebbe consentendo di evitare la strage, non hanno ancora dato una risposta.

E proprio il Trentino potrebbe contribuire a dare una mano per trovare questa risposta mettendo a disposizione il Latif (Laboratorio tecnologico impianti a fune), che fa capo al Servizio impianti a fune, e che è nato esattamente 50 anni fa ed è l'unico in Italia.

Dottor Dalmaso, potrebbero chiedere al Latif di scoprire perché si è spezzata la fune della funivia Stresa-Mottarone?

Non lo so, potrebbe essere. Il nostro laboratorio potrebbe farlo. Noi facciamo prove sulle funi e sugli impianti per tutta Italia e per tutta Europa.

Che controlli si fanno in Trentino per la sicurezza?

Io non voglio fare il primino della classe, perché gli incidenti li abbiamo avuti anche noi e facciamo gli scongiuri. Ma i controlli si fanno in scienza e coscienza secondo le prescrizioni nazionali. Nel caso della funivia del Mottarone si deve ancora capire cosa è successo. C'è stato un intervento umano come nel primo e nel secondo Cermis, perché la macchina di per sè è sicura. Come mezzo di trasporto è il più sicuro in assoluto, lo dicono le statistiche.

Come è possibile allora che la fune si sia spezzata?

La fune traente di quell'impianto ha un coefficiente di sicurezza 5, vuol dire che si prende la condizione di maggior sfavore e si moltiplica per cinque. Quindi è molto alto. Per questo addirittura in Francia non hanno neppure il freno di sicurezza, quello che sarebbe stato pinzato nel caso del Mottarone, perché loro dicono che la fune ha un grado di sicurezza tale che non si può rompere. Per questo la rottura in Piemonte è davvero eccezionale e si deve capire il perché e il per come.

In Italia il freno di sicurezza è obbligatorio per tutti gli impianti?

Certo, se il freno è funzionante e si rompe la fune si evita la strage.

Il ministro Giovannini ha detto nell'informativa che vanno fatti controlli sugli impianti che ora riprendono l'attività estiva, dopo essere stati fermi più di un mese. Li farete?

In Trentino sono una settantina su 228 gli impianti a fune che riaprono in estate. I controlli si fanno sempre, ma il ministero dei Trasporti può anche emanare una circolare per disporre controlli straordinari. Per il momento non è arrivato nulla.

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