Salute / La politica

Un’altra carica per Ruscitti (ma stavolta pure Cia non è convinto)

Il dirigente della sanità trentina proposto anche per il cda di Sanifonds, d’altronde per i dirigenti del Trentino il doppio o triplo incarico è prassi comune

TRENTO. Direttore del Dipartimento salute, coordinatore della task force Covid, dirigente del Servizio politiche sanitarie e per la non autosufficienza. In due parole, il camilliano Giancarlo Ruscitti. In sostanza il numero uno della sanità trentina, con un ruolo fondamentale in assessorato e di raccordo tra politica e Azienda sanitaria. Tutte le scelte strategiche, a partire dagli incarichi in Apss fino alle decisioni su Covid, Rsa, personale, passano da lui.

D'altra parte il curriculum, l'esperienza, le doti, sono innegabili. Ma ora potrebbe diventare anche membro del cda di Sanifonds spa, per sostituire Livia Ferrario, in rappresentanza della Provincia.

Un altro impegno, altro tempo, altre energie. E nella ristretta cerchia di decisori della sanità i doppi o tripli incarichi sono parecchi: basti ricordare il dottor Antonio Ferro, direttore del Dipartimento prevenzione, Direttore sanitario e presidente del Siti.

Ieri è stato dato il via libera oltre a Ruscitti, anche a Loredana Torresani e Flavio Bertolini. «La I Commissione ha anche espresso un parere positivo sulle tre auto-candidature pervenute per la designazione, che spetta alla Giunta, di un componente nel cda», si legge nella nota della Provincia. Claudio Cia, capogruppo di Fratelli d'Italia, ha chiesto e ottenuto il voto separato sui tre candidati. Due hanno avuto parere favorevole con 5 sì della maggioranza e 4 astensioni della minoranza, mentre il terzo, appunto Ruscitti, è passato con 5 sì e 5 astensioni (minoranze più Cia).

«Non metto assolutamente in discussione il curriculum - ha spiegato Cia -, ma ritengo che in questo momento debba essere concentrato esclusivamente sugli altri incarichi che ha. Sarebbe follia discutere il professionista, ma affidarli un altro compito sarebbe incompatibile. A meno che far parte del Cda non sia una questione puramente simbolica, ma non è così». La questione, quindi, diventa anche politica considerato che Cia e Fratelli d'Italia sostengono la giunta Fugatti. L'astensione suona quindi come un campanello d'allarme per la Lega.

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