Istruzione / Il confronto

Per favore, parliamo di sesso: gli studenti trentini e l’atto d’accusa contro insegnanti e genitori

Un’assemblea di istituto in rete, con sette scuole superiori collegate e due esperti, per parlare liberamente di sessualità, fantasie, sex toys, masturbazione, imene, mestruazioni e porno. E dell’educazione nelle classi che è ancora un tabù insuperabile

di Gigi Zoppello

TRENTO. Adulti, genitori, insegnanti: parlateci tanto di sesso. Il sesso bello, quello pulito, fatto della scoperta del piacere genitale, delle fantasie, dell'incontro dei corpi. E' la disperata domanda di centinaia di ragazzi trentini, riuniti alcuni giorni fa online per una inedita assemblea degli istituti superiori. Che hanno voluto dedicare a questo tema, confrontandosi con alcuni esperti, professionisti dell'educazione sessuale.

Un evento che i media hanno snobbato, e che ogni cittadino che ha a cuore la salute dei nostri giovani avrebbe dovuto ascoltare.

L'appuntamento faceva parte della serie di incontri (virtuali) chiamata SalotTEENS, il format nato dalla collaborazione tra teenager di Trento, MUSE - Museo delle Scienze e Centro Studi Erickson, che mette al centro le opinioni e le idee di ragazzi e ragazze. Al centro del dibattito, il tema dei tabù: esistono ancora degli argomenti di cui la società preferisce non parlare?

Gli ospiti relatori erano qualificatissimi: Daniel Giunti, psicologo psicoterapeuta e sessuologo, e la giornalista Monica Lanfranco. Giunti è un divulgatore che da anni partecipa a incontri nelle scuole; e per dialogare con i giovani sul sesso, utilizza i canali social, da Instagram a Facebook. Giunti è così il "terminale" di tante storie: "Ricevo fino a 600 domande al giorno su Facebook, e ogni settimana parlo con 500 mila ragazzi e ragazze su internet".

Monica Lanfranco, giornalista e pedagoga, ha scritto molti libri sul tema, fra cui "Crescere uomini", un volume con oltre 1000 interviste a giovani maschi sulla sessualità. Ma non solo (ma per scriverlo, ne ha intervistati 5500)..

A dialogare con loro, quattro ragazzi che – con la loro sensibilità - hanno portato le loro opinioni e i loro punti di vista su un argomento così delicato. Non solo: nel corso dell'incontro - due ore e mezzo dense dense - c'era anche un sondaggio a cui gli spettatori potevano rispondere, e ovviamente la possibilità di inviare domande (molto interessanti).

L’appuntamento si collocava all’interno di una speciale Assemblea di istituto che coinvolge Liceo Da Vinci, Liceo Sophie School, Liceo Rosmini, Liceo Prati, Liceo Galilei, Istituto Artigianelli, Istituto di Formazione Professionale Sandro Pertini sezione Servizi alla Persona, Istituto Marie Curie Pergine, di cui costituiva uno degli eventi in programma.

Sul piatto alcuni temi attualissimi: il tabù, i ruoli stereotipati di genere, il porno, la masturbazione, i sex toys, le fantasie, il body-shaming... perché è così difficile per gli adulti parlarne con i ragazzi?

La sessualità è ancora un tabù? Era la domanda di partenza. E  i ragazzi non hanno dubbi: sì. I genitori (tranne qualche raro caso) non ne parlano con i figli. Nelle scuole non se ne parla mai. Ed alla fine - come dicono più di una volta i relatori, "i bambini di 8-.9 anni hanno il loro smartphone e siccome sono curiosi la prima cosa che cercano è "donna nuda". Con il risultato che si faranno un'idea del sesso in base a Youporn. Che è un'idea sbagliata e deviata. O meglio: non è la realtà, ma una realtà stereotipata sui modelli culturali maschili di oppressione del corpo femminile".

I ragazzi puntano il dito su un retaggio culturale fortemente influenzato dalla morale cattolica. "In realtà - li mette in guardia Lanfranco - la visione oscurantista è alla base di tutte le religioni, che sono fortemente ancorate al concetto di patriarcato; ecco quindi che nella storia delle religioni, le donne sono "la porta del diavolo" - per Sant'Agostino - e l'origine di ogni male - in San Paolo - perché sono l'humus che categorizza il corpo femminile come luogo del peccato, mentre i corpi maschili sono autorizzati a esercitare il diritto alla sessualità, mentre i corpi femminili sono da controllare". Ma - afferma Lanfranco - non sto parlando di fede personale, bensì di religioni, le quali hanno una forte tendenza ossessiva nel controllo dei corpi delle donne, perché è un controllo culturale, è in definitiva potere.

I ragazzi e le ragazze dell'assemblea hanno discusso anche del concetto di "purezza", chiedendo se questo derivi dalla differenza anatomica, per cui la donna perde la verginità con la deflorazione dell'imene.

Ancora una volta, gli esperti debbono correggere informazioni sbagliate: "L'imene è sostanzialmente un anello cartilaginoso, non c'è alcuna lacerazione - dice Giunti - e molte donne non lo hanno neanche. In pochi casi, circa 4 su 10, si ha una leggera perdita di sangue, ma tutto il resto è un mito". Un mito, dice Lanfranco, alimentato dagli uomini. "Gli uomini non è necessario che siano puri, le donne sì. La frase comune è "l'ho posseduta", che non ha niente a che fare con l'anatomia, ma con la costruzione del possesso".

Giunti spiega: "Centinaia di ragazzi mi chiedono di questo, ma io dico sempre che la verginità non è una pellicola da strappare, la verginità è in realtà un simbolo".

Dagli studenti, poi, la necessità di parlare del concetto di piacere. Anche qui, nessuno ne parla con loro. Ed è un delitto. Giunti risponde che "La sessualità è anche un comportamento complesso, che si impara". E Lanfranco ricorda che bisogna recuperare l'idea della sessualità come incontro dei corpi, in un atto rilassato e gioioso, di persona. Perché ormai internet ci porta a una alienazione collettiva.

Dai ragazzi e dalle ragazze si SalotTEENS molte domande sulle fantasie erotiche e sulla masturbazione. "Le fantasie - corregge Giunti - non equivalgono ai desideri. Uno studio molto famoso, riporta come una fantasia ricorrente e comune nelle donne sia quella di essere sorpresa da uno sconosciuto, ad esempio in un luogo deserto. Ma questo non significa assolutamente che queste donne, o uomini, desiderino vivere una esperienza di aggressione, ci mancherebbe".

I ragazzi vogliono parlare di pornografia, e di sex toys. "Oggi la pornografia è mainstream - commenta Giunti - e una nostra ricerca su 3 mila ragazzi ha dimostrato che il 95% dei ragazzi e l'80% delle ragazze la guardano. Oggi anche molte ragazze ne parlano, ma è chiaro che c'è una fruizione diversa. Il porno è nato per l'intrattenimento dei maschi ed è fatto da maschi. Dal nostro sonfaggio, ad esempio, abbiamo desunto che le ragazze guardano più spesso contenuti in cui le protagoniste sono due donne, oppure guardano filmati gay maschili, ed il motivo è che vi vedono una narrazione del piacere più veritiera, in qualche modo più autentica".

Lanfranco ha ricordato il risvolto "politico" della faccenda: "Il porno è la terza industria mondiale, dopo quella delle armi e dopo la prostituzione. Ma il porno non può riassumere, né sostituire, il piacere dell'incontro dei corpi. Io vi ricordo che la tekné più efficace per raggiungere il piacere, sono le dita".

Il porno - e qui arriviamo al punto - è oggi disponibile facilmente ed in grande quantità: "Dalle nostre ricerche risulta che la prima esperienza avviene intorno agli 8-9 anni - dice Giunti - cioé l'età in cui i bambini non hanno ancora pulsioni erotiche, ma hanno curiosità. E se i genitori lasciano loro uno smartphone in mano tutto il giorno, finiranno esattamente lì. Ma è come prendere un bambino, metterlo alla guida di un'automobile, e dirgli: adesso vai e guida da solo".

"Quello che manca - rimarca una studentessa - è parlarne. Ma quando si cerca di parlarne con gli adulti, magari con gli insegnanti, non si ricevono risposte". E così alla domanda dei sondaggi "Con chi parli di sessualità"?" la risposta è quasi sempre "con le amiche/gli amici". Manca totalmente un dialogo con i genitori, pensano i giovani; e in quanto all'educazione sessuale nelle scuole, è semplicemente inesistente. Un tabù, appunto.

Non tutti i ragazzi sono d'accordo però sull'idea che debbano essere i genitori, gli interlocutori. "Noi ad esempio - spiega Giunti, che ha fondato un Centro Studi - organizziamo corsi di educazione sessuale per genitori. Preso atto che l'educazione sessuale nelle scuole non c'è mai, e non viene mai fatta una educazione sessuale seria, corretta, scientificamente valida".

Lanfranco ricorda che questo è il frutto di decenni di mercificazione dei corpi in un'ottica di ossessione genitale verso il corpo femminile. Cita il libro "Il mio corpo - Body Drama" di Lorella Zanardo, e l'analisi di decenni di televisione (commerciale o no) nella quale ci sono solo presentatori uomini che ammiccano e fanno batute a vallette e ballerine in abiti succinti, delle quali si inquadrano cosce, inguini e seni prorompenti. Una vergognosa mercificazione "che alimenta in tutti noi l'idea che il corpo sia in vendita".

Nella pausa del dibattito, si proietta il cortometraggio "Parole d'amore" di Luz. Una escalation di frasi da "che bella bambina" a "ti vesti come una troia", fino a giungere al drammatico "sei mia", e "non ti lascerò mai andare via". L'abisso della violenza, il gorgo del femminicidio, sono dietro l'angolo.

Lanfranco ringrazia per il video: "Pensate che in questa regione non mi è mai stato permesso di mostrarlo negli incontri pubblici". E spiega che "il sessismo è la base di ogni violenza, femminicidio e violenza si alimentano di queste frasi che purtroppo un qualche caso hanno finito per apparire ai molti accettabili. Pensate alla frase "ma hai le tue cose?" Per una donna è di una violenza indicibile. Ancor di più in un paese come l'Italia dove fino al 1968 non era permesso alle donne accedere alla carriera in Magistratura perché si riteneva che l'essere mestruate non consentisse loro di operare un giudizio equilibrato!"

Se il tema centrale dell'assemblea era "il pudore", ben presto le domande dei ragazzi virano invece sui tabù. Giunti ricorda loro che spesso si tratta però di stereotipi: "E' considerato sconveniente che sia una ragazza a prendere l'iniziativa, ma magari a molti ragazzi fa piacere; oppure la stimolazione anale di un maschio viene considerata tabù, anche se può essere fonte di piacere; e così i sex toys, con i ragazzi che spesso non ne vogliono sentire parlare perché "poi magari la mia ragazza non ha più bisogno di me". Contro tutti gli stereotipi, quindi, vale la pena di combattere. Parlandone. Come non fanno gli adulti.

In coda, il sondaggio, che arriva a una conclusione chiarissima. Alla domanda: ritieni giusto che l'educazione sessuale sia materia obbligatoria nelle scuole? l'81% dei ragazzi vota sì. Il 17% vota "non saprei". Una percentuale infinitesimale è contraria.

E quindi, cari adulti, che facciamo? Continuiamo a fare finta di niente?

 

 

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