Credito / Il caso

Caso Carige, i Malacalza chiedono oltre 870 milioni di risarcimento

Citata la Bce, mentre in un’altra azione giudiziaria domandano agli acquirenti (fra cui la trentina Cassa Centrale Banca, che si è defilata) un altro mezzo miliardo di euro

GENOVA. Arriva ai massimi sistemi, direttamente contro l'autorità di vigilanza della Banca centrale europea, la battaglia legale dei Malacalza su Carige, l'istituto di credito ligure in cui entrarono nella primavera 2015 acquistando il 10% dalla Fondazione conferitaria, per trovarsi primo azionista con il 27,5% a fine 2019, dopo aver rilevato anche quote dai francesi di Bpce e sottoscritto due aumenti di capitale, per finire quindi con un pugno di mosche dopo il commissariamento deciso da Bce a inizio 2019.

Il riassetto-salvataggio targato Fitd del 2019 è avvenuto con un aumento con esclusione del diritto di opzione da 700 milioni (più 200 di bond subordinati) che ha azzerato i vecchi azionisti e il consorzio delle banche italiane nel Fondo è diventato primo socio Carige con l'80%.

I Malacalza avevano già chiesto un risarcimento a Carige, al Fitd e ai trentini di Cassa centrale banca (inizialmente destinati all'acquisto e poi usciti di scena) per quasi mezzo miliardo di danni, quasi cioè quanto investito dai Malacalza nell'avventura considerando anche consulenze e interessi.

Ora Malacalza Investimenti e Vittorio Malacalza hanno chiesto alla Corte di Giustizia della Ue di condannare la Bce a risarcirli di un danno stimato complessivamente oltre gli 875 milioni di euro, 870,5 milioni chiesti dalla holding che fa capo per un 48% ciascuno ai figli di Vittorio, Davide (tramite Hofima) e Mattia, con lo stesso fondatore ancora azionista di un 4%.

Contestano all'authority "omissioni di interventi doverosi" e "positive condotte pregiudizievoli" nella vigilanza Carige. Lamentano che Bce ha "concorso a determinare una rappresentazione della situazione e delle prospettive della banca", in cui hanno investito, salvo "frustrare" tale "affidamento" con comportamenti e "provvedimenti contraddittori", "misure ingiustificate, sproporzionate", in una "condotta complessiva illecita e pregiudizievole". E puntano anche contro l'imposizione della dismissione di crediti deteriorati, "in modo e in misura ingiustificati, sproporzionati e contrastanti con il principio di parità di trattamento e di altri princìpi".

Secondo i Malacalza Bce ha anche effettuato "impropri condizionamenti e ingerenze nei processi di governance" di Carige favorendo "una gestione autocratica da parte degli amministratori delegati" e ha "concorso" ai presupposti posti dalla Bce a fondamento della "propria illegittima decisione" di amministrazione straordinaria, oltre ad avere "concorso a determinare l'illegittimo aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione" del 2019.

comments powered by Disqus