Mediocredito, la ricetta Masera: ecco cosa cambierà nell’istituto regionale

Il nuovo presidente parla di «eccellenza» ma ha già rilevato i punti critici: dalla ricucitura con Cassa Centrale al bisogno di accrescere i finanziamenti alle imprese

di Chiara Zomer

TRENTO. Mediocredito Trentino Alto Adige spa ha la forza di sostenere un'economia che dopo il tracollo post Covid vorrà mettersi in piedi e tornare a correre. Serviranno sinergie, ma la base di partenza è buona. Questa l'opinione di Rainer Masera, 76 anni, ex ministro, docente universitario, banchiere ed ora presidente di Mediocredito.

Presidente, che ruolo può avere Mediocredito in questo momento, con l'economia che preme per ripartire?

«Viviamo una circostanza unica nella storia dell'economia italiana, con una crisi di dimensioni smisurate. Una crisi esogena, con connotati particolari per i diversi settori. Nell'analisi economica si parla di ripresa K shaped. Ci si attende cioè una ripresa dicotomizzata: una parte delle aziende saranno nella stanga che avrà una crescita rapida, ma l'altra parte farà segnalare una ripresa che stenta o addirittura, per determinati settori, che difficilmente si manifesterà. In questo contesto il compito delle banche d'investimento è quello di sostenere le imprese che hanno più capacità di ripresa e sviluppo e dall'altra sostenere l'impatto di quelle che non potranno sostenere il mercato, sapendo distinguere le une dalle altre. Il presidente Draghi del resto l'ha chiarito anche al G30: alcuni non potranno essere sostenuti oltre determinati limiti».

Draghi sta anche varando il Pnrr: l'entità degli investimenti è senza precedenti.

«Per una situazione economica eccezionale, variamo risposte eccezionali. Ma non possiamo illuderci: gli investimenti pubblici, da soli, non possono orientare la ripresa. Serve il coinvolgimento del sistema privato, attraverso il sistema finanziario. In questo senso credo che Mediocredito sia in condizioni tali da poter affrontare il momento».

È una banca corporate in salute.

«Il presidente Senesi ha guidato Mediocredito per 18 anni, e lascia ora un'ottima governance e un'impresa in grado di sostenere la concorrenza, nonostante le difficoltà de momento. Territorialità non significa diminuzione, in un contesto come quello che stiamo vivendo. Io credo nella biodiversità delle banche. E non è un caso che si sia trovato un accordo sul mio nome: come accademico mi sono battuto per sostenere le tesi per cui grande non significa necessariamente bello».

Qui sembra essersi generata una certa rigidità rispetto ai gruppi nazionali, compresa Ccb.

«Sono temi delicati, su cui spero si possa ragionare. In Trentino Alto Adige c'è una divaricazione di risposte: Cassa Centrale Banca è uno dei grandi gruppi, qualcuno può dire che ha interpretato in modo significativo i propri obblighi di controllo. E poi c'è la soluzione adottata a Bolzano, con Raiffeisen. Io sono un sostenitore dell'Ips, è un modello che sono convinto potrà dimostrare la sua bontà anche in termini di efficienza»

.Può una media banca giocare un ruolo in un mondo in cui la concorrenza è fortissima?

«Mediocredito per certi versi è già a livelli d'eccellenza, una delle prime banche europee ad aver siglato un accordo con Bei e Fei nell'ambito del quale si usano fondi per sostenere le piccole imprese e in generale l'economia della regione. Ora tocca trovare forme di aggregazione nelle piccole banche per reggere una concorrenza sempre più difficile. Verrà il momento in cui garanzie e sostegni saranno gradualmente ridotti, bisogna prepararsi a quell'orizzonte».

Che priorità deve darsi una banca come Mediocredito in questo momento?

«C'è un aspetto delicato da valutare al più presto. Mi sembra di capire che un sostegno sotto il profilo creditizio e di raccolta delle banche locali al finanziamento e allo svolgimento dell'azione creditizia di Mediocredito non sia così ampio come mi sarei aspettato. Credo che sarà prioritario cercare una collaborazione significativa con il credito di riferimento, penso ai gruppi del credito cooperativo e ad aggregazioni tramite Ibs, per un'azione sinergica operativa ad uno scopo che ritengo prioritario: sostenere la ricapitalizzazione delle imprese italiane. Serve più equity, in modo da ridurre la dipendenza dal credito bancario e in prospettiva ridurre la leva eccessiva che molte imprese manifestano».

Lei ha altri incarichi, vive altrove. Sarà un presidente fisicamente presente?

«Certo. Lo ritengo necessario, doveroso e opportuno. Anche in vista della mia età, aspetto di concludere la vaccinazione, ma una mia significativa presenza fisica è solo rinviata».

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