Governo / La manovra

Che cos’è il PNRR e che voci di spesa contiene: ecco la bozza del Recovery di Draghi

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in tutto 221 miliardi che vengono dall’Europa: la bozza è pronta, l’approvazione del Consiglio dei Ministri entro dopodomani, ma scoppia la grana Superbonus 110% (tagliato)

ROMA.  "In Europa abbiamo lanciato un piano da 750 miliardi di euro, chiamato Next Generation Ue. Uno degli obiettivi del Piano è supportare la transizione ambientale in Europa. Il 10% del piano europeo, circa 70 miliardi di euro, andrà in investimenti in infrastrutture green, economia circolare e mobilità sostenibile solo in Italia", spiega il capo del governo Draghi.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sarà oggetto di due diverse riunioni del Consiglio dei ministri. Un Cdm è previsto - anche se non ancora convocato - per domani, per un primo esame del testo. Lunedì e martedì poi il premier Draghi illustrerà il piano alle Camere, che si esprimeranno con un voto dopo la sua informativa. Solo dopo, tra il 28 e il 29 aprile, dovrebbe esserci il secondo Consiglio dei ministri, per l'esame e il voto finale del Pnrr, prima dell'invio alla Commissione europea, in programma per il 30 aprile.

Ma intanto circola già la bozza con le tabelle di ripartizione della spesa.

La bozza della presentazione

 

Presentazione PNRR

 

 

Le tabelle delle spese

 

Tabella PNRR 1 

 

La bozza è stata al centro, a Palazzo Chigi in mattinata, della riunione del premier Mario Draghi e del ministro dell'Economia Daniele Franco con i capidelegazione e i ministri. Una riunione durata circa due ore.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ammonta complessivamente a 221,5 miliardi, di cui 191,5 riferibili al Recovery fund e 30 miliardi di fondo complementare. E' quanto emerge dalle tabelle inserite nel documento che il Cdm dovrebbe esaminare. Sei le missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, con 42,5 miliardi; rivoluzione verde e transizione ecologica con 57 miliardi; infrastrutture per la mobilità sostenibile con 25,3 mld; istruzione e ricerca con 31,9 mld; inclusione e coesione con 19,1 mld; salute con 15,6 mld.

Nel 2026 il Pil sarà di 3 punti percentuali più alto grazie agli interventi previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, si legge ancora nella bozza messa a punto in vista del Cdm. La crescita media del Pil tra il 2022 e il 2026 sarà di 1,4 punti più alta rispetto al periodo 2015-2019. Viene indicato l'obiettivo di incrementare la produttività attraverso innovazione, digitalizzazione, investimenti in capitale umano.

Le sei missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza saranno accompagnate anche da due riforme strutturali della giustizia e della Pubblica amministrazione, prevede una bozza elaborata in vista del Consiglio dei ministri. Nella bozza vengono citate altre riforme giudicate "abilitanti", come le semplificazioni per la concessione di permessi e autorizzazioni e interventi sul codice degli appalti. Il governo pensa anche a "riforme settoriali specifiche come nuove regole per la produzione di rinnovabili e interventi sul contratto di programma per le Ferrovie".

Per quel che riguarda la governance del Pnrr, c'è la "responsabilità diretta delle strutture operative coinvolte: ministeri ed enti locali e territoriali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati e la gestione regolare corretta ed efficace delle risorse", si legge in una bozza di presentazione del Pnrr. "Monitoraggio, rendicontazione e trasparenza", si legge, saranno "incentrate al Ministero dell'economia che monitora e controlla il progresso dell'attuazione di riforme e investimenti e funge da punto di contatto unico per le comunicazioni con la Commissione Ue".

La quota più alta dei 30 miliardi del fondo 'extra' Recovery andrebbero a rimpinguare la missione "Rivoluzione green e transizione ecologica": al green, secondo quanto si legge nella bozza, andrebbero quasi 12 miliardi, (11,65) di cui 8,25 per il Superbonus che però secondo le ultime indiscrezioni potrebbe non essere confermato: "Dalle indiscrezioni che circolano sul PNRR, sembra che da parte del Governo non ci sia la volontà di prorogare la misura del Superbonus 110% fino a dicembre 2023.

Sarebbe un gravissimo errore perché danneggerebbe il settore delle costruzioni, che è volano dell'economia ed è ad alta intensità di occupazione.

La proroga è necessaria, tanto più che il Superbonus è partito in ritardo viste le complessità amministrative" dice Emanuele Orsini, Vice Presidente di Confindustria per il credito, la finanza e il fisco.

"Il Superbonus 110% è una misura che, con l'ammodernamento del patrimonio immobiliare del Paese, consente di raggiungere gli obiettivi di transizione ecologica previsti dal PNRR", afferma Orsini.

Le cifre sono ancora oggetti di limature. Altri 6,13 miliardi spetterebbero rispettivamente a digitale e mobilità (dalla banda larga e il 5G che prendono 1,4 miliardi a un sistema di monitoraggio da remoto di ponti, tunnel e viadotti che guadagna 1,15 miliardi), 3,25 miliardi andrebbero a progetti legati alla missione "Inclusione e Coesione" e 2,89 alla sanità.

Il nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza conferma 19,72 miliardi per la sanità. In totale sarebbero previsti 15,62 miliardi nel Pnrr, più 1,71 miliardi di React Eu, più 2,39 miliardi nel fondo complementare.

Crescono le risorse per l'istruzione e la ricercai. Nel precedente Pnrr, del valore complessivo di 210,9 mld, le risorse per l'istruzione ammontavano a 26,66 miliardi. Nella nuova bozza, del valore di 191,5 mld, all'istruzione vanno invece 31,9 miliardi, di cui 24,1 miliardi per nuovi progetti e 7,7 miliardi per progetti in essere.

Uno schema molto articolato, che conferma 6 missioni e 16 componenti. A differenza della vecchia bozza vengono individuati 39 assi su cui sviluppare gli interventi (prima erano "linee" ed erano 48), che a loro volta si suddividono in 135 investimenti e 7 riforme. Tra queste 3 riguardano la pubblica amministrazione (trasformazione, accesso e competenze), poi c'è la riforma del sistema della proprietà industriale, quella della formazione obbligatoria per la scuola, le politiche attive del lavoro e la riforma della medicina territoriale.

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