Pandemia / Italia

Da lunedì gran parte delle regioni in arancione. I contagi rallentano ma non i decessi e la pressione sugli ospedali

Gli esperti dell'Iss parlano di un appiattimento della curva, con una situazione migliore rispetto ad altri Paesi europei, con Rt nazionale sceso a 0,92. Ora bisogna rafforzare questa tendenza al miglioramento

ROMA. La curva epidemica in Italia è finalmente in decrescita: l'indice di trasmissibilità è sceso sotto 1 toccando il valore di 0,92 ed anche l'incidenza dei casi di Covid-19 si è abbassata, ma si tratta di un'inversione di tendenza molto lenta.

La situazione generale resta cioè ancora complessa, con le terapie intensive ed i reparti ospedalieri sempre in sovraccarico, ed il numero dei decessi si mantiene troppo alto.

Il monitoraggio settimanale della cabina di regia fotografa quindi, come ha spiegato ieri il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro alla consueta conferenza stampa al ministero della Salute, una situazione che vede l'Italia posizionarsi meglio dei vicini europei anche se siamo ancora molto lontani da un quadro di 'scampato pericolo'.

La curva in Italia, ha spiegato Brusaferro, "ha raggiunto un plateau mentre negli altri Paesi c'è una ricrescita.

C'è in Italia, cioè, una decrescita lenta e la maggioranza delle regioni ha numeri in calo per l'incidenza, tuttavia ve ne sono ancora alcune in crescita". Il raggiungimento del plateau, ha chiarito, "è una buona notizia ma comunque va detto che parliamo sempre di migliaia di ricoverati, quindi è un plateau su numeri alti. La notizia buona, però, è che i numeri non stanno crescendo".

L'inversione di tendenza è segnalata innanzitutto dall'Rt nazionale a 0,92, contro lo 0,98 della scorsa settimana (anche se in 8 Regioni è ancora attualmente sopra l'1), e dall'incidenza pari a 185 casi su 100mila abitanti rispetto ai 232 precedenti, come evidenzia l'ultimo monitoraggio.

Ma il dato negativo è la quota sempre troppo alta di morti, dal momento che questo è l'ultimo parametro che vedrà un decremento.

Ieri 18.938 nuovi positivi e decessi ancora elevati.Il dato delle morti ufficiale è 718 ma in realtà è 460. Si tratta infatti di un aggiustamento perché la Sicilia ha caricato dati antecedenti pari a 258 decessi.

"I decessi sono quindi 460, che resta comunque un numero ancora elevato", ha detto il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza in conferenza stampa.

Secondo il bollettino quotidiano di ieri sera, inoltre, sale al 5,2% il tasso di positività (ieri era al 4,7%). Ad ogni modo, ha precisato Brusaferro, "in generale prima si muove Rt, poi incidenza e ricoveri e per ultimi si muovono i dati sulla mortalità. Quindi ci attendiamo che inizino a decrescere anche i decessi". A preoccupare, principalmente, è sempre la tenuta dei servizi ospedalieri. Nonostante una leggera diminuzione dei ricoveri giornalieri, infatti, la pressione resta alta ed i servizi sono sotto stress.

Attualmente sono 3.603 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid, 60 in meno rispetto a ieri, mentre nei reparti ordinari sono ricoverate 28.146 persone, con un calo di 705 unità.

Ma rimane alto il numero di Regioni e di province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e in aree mediche sopra la soglia critica (15 contro le 14 della settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è sopra la soglia critica del 30% e pari al momento al 41%, mentre il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è al 44% (sopra la soglia di allarme fissata al 40%).

Insomma, ha concluso il presidente dell'Iss, il quadro è ancora "complicato ed il forte sovraccarico dei servizi ospedalieri, l'incidenza comunque troppo elevata e l'ampia diffusione di alcune varianti virali, che sono a maggiore trasmissibilità, richiedono al momento l'applicazione di ogni misura utile al contenimento del contagio".

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