Assembramenti per lo shopping in città: governo e Cts valutano chiusure nei festivi e prefestivi

Una nuova stretta per Natale, con l’ipotesi di un’Italia di fatto tutta in zona rossa o almeno arancione nei festivi e prefestivi e, unica eccezione, una deroga agli spostamenti tra i piccoli comuni.
Dopo un confronto ieri nella maggioranza di governo, se ne parlerà oggi in un vertice fra ministri e comtiato tecnico-scientifico.

Le immagini di quelli che il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha definito «insopportabili assembramenti» nelle vie dello shopping, ma anche i 20mila contagi e i 500 morti al giorno e la decisione della cancelliera tedesca Angela Merkel di chiudere i negozi per limitare i contatti sociali, spingono il governo a un cambio di passo che potrebbe concretizzarsi nelle prossime ore, con una serie di interventi mirati ad evitare che Natale e Capodanno si trasformino nel detonatore per la terza ondata del virus.

E proprio per fare il punto della situazione si vedranno oggi, lunedì, i capi delegazione della maggioranza con gli esperti del Comitato tecnico scientifico e i ministri Luciana Lamorgese, Francesco Boccia ed altri.

La riunione, proposta dal capo delegazione dei Cinquestelle Alfonso Bonafede, ha un duplice obiettivo:  analizzare la situazione epidemiologica e i rischi sanitari e capire se vi siano preoccupazioni particolari in vista dei possibili assembramenti nelle vie dello shopping nei prossimi giorni.

Non ci sarà dunque alcun allentamento, nonostante le continue richieste delle Regioni e delle categorie produttive. Anzi, sulla nuova stretta il governo sembra aver ritrovato la compattezza e aver sposato la linea dei rigoristi, i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia che da tempo ribadiscono la necessità di evitare qualsiasi apertura, che poi pagheremo a gennaio e febbraio.

Con una nota al termine di un vertice di ministri e capigruppo con il segretario Nicola Zingaretti, il Pd chiede esplicitamente nuovi provvedimenti. «Le misure del governo stanno funzionando ma malgrado questo il numero delle vittime è drammatico, così come il numero complessivo dei positivi».

Dunque bisogna fare «di tutto» per non disperdere i risultati: «alla luce di un sicuro aumento del rischio di assembramenti dovuto al periodo delle festività, occorre valutare l’adozione di nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi». «Fermezza e rigore» chieste anche dai cinquestelle che si dicono soddisfatti per la presa di posizione del Pd anche se, sottolineano fonti del Movimento, ci sono stati negli ultimi giorni troppi «ondeggiamenti» da parte dei Dem.

E non chiude alla nuova stretta neanche Italia Viva, con Teresa Bellanova che però chiede «coerenza»: «decidiamo misure anche più restrittive di quelle attuali, se necessario, ma comprensibili e coerenti. Perché solo così i cittadini saranno indotti a rispettarle».

Ora si tratterà di tradurre le dichiarazioni in misure.

E non è escluso a questo punto che possa esserci anche un nuovo dpcm, per intervenire sugli aspetti più problematici con norme omogenee in tutta Italia, per rendere l’intero Paese zona rossa o arancione nelle giornate più a rischio, con un irrigidimento delle disposizioni, come annunciato anche dalla Merkel in Germania.

E dunque interventi per evitare gli assembramenti nelle vie e nelle piazze dello shopping e nelle zone centrali delle grandi città - prevedendo maggiori controlli e chiusure mirate o anticipando il coprifuoco e la chiusura di bar e ristoranti - e limitare i grandi spostamenti, dunque sia quelli tra le regioni - che però si interromperanno a partire dal 21 dicembre per effetto del Dpcm già in vigore - sia quelli all’interno delle stesse.

«Siamo in una fase che ci mette tutti a dura prova, supereremo la tempesta e ne usciremo migliori», ha detto ieri il premier Giuseppe Conte che in serata ha presieduto la riunione dei capidelegazione per mettere a punto proprio le deroghe per i piccoli comuni promesse nei giorni scorsi.

L’ipotesi per Natale è quella di consentire di uscire, ponendo un limite di distanza (forse trenta km), solo dai comuni sotto i 5mila abitanti e dovrebbe essere tradotta in una mozione di maggioranza che impegni il governo, da depositare lunedì al Senato ed essere votata mercoledì in Aula, quando è già previsto il voto sulla mozione del centro destra che punta a far saltare il blocco previsto per gli spostamenti tra tutti i comuni.

Secondo la Coldiretti la questione interessa oltre 10 milioni di italiani, che sono quelli che vivono in piccoli comuni con meno di 5mila abitanti. Al momento per Naale, Santo Stefano e Capodanno è previsto il divieto di uscire dal comune senza ragioni di necessità, urgenza, lavoro o salute.

In Germania da mercoledì mini lockdown, con negozi e scuole chiuse, divieto di assembramenti, di consumo di alcol per strada e fuochi d’artificio di Capodanno al bando.

Fino al 10 gennaio, quindi, stop al commercio al dettaglio (con l’eccezione di alimentari, farmacie e pochi altri ritenuti essenziali) e all’obbligo di presenza nelle scuole, finora rimaste sempre aperte dal riavvio delle lezioni ad agosto.

Le concessioni, annunciate per le feste di Natale e Capodanno appena qualche giorno fa, vengono di fatto revocate: il divieto di contatto non consentirà di festeggiare fra più di 5 persone (bambini e ragazzi sotto i 14 anni esclusi).

Sarà invece possibile la celebrazione delle messe religiose: a condizione che si rispettino le distanze di 1,5 metri in chiesa, e che non si canti.

Scelte che arrivano dopo lo shock del record di 30 mila contagi e i quasi 600 morti in 24 ore, segnato due giorni fa.

La cancelliera Angela Merkel non ha usato giri di parole: «I provvedimenti di novembre non bastano, i casi aumentano ed è ripresa la crescita esponenziale della diffusione del virus. Siamo costretti ad agire, e adesso lo facciamo».

Pure più enfatici - e non è una novità  - i toni del presidente della Baviera Markus Soeder: «Lo scenario di Bergamo è più vicino di quanto si creda. Per impedire che questo accada anche in Germania, bisogna agire in modo conseguente». Secondo il governatore, che molti vedono papabile candidato cancelliere dei conservatori alle prossime elezioni federali, il Paese che meglio ha gestito la prima ondata della pandemia «potrebbe nella seconda diventare il cas d’Europa».

«La pandemia è una catastrofe, sta provocando la più grande crisi degli ultimi 50 anni», ha denunciato, sostenendo che nella Repubblica federale sia al momento «fuori controllo».

Il sistema sanitario è sotto stress, la constatazione all’unisono dei leader regionali, e «in qualche caso il triage è già una realtà, laddove si deve prendere la decisione di rimandare alcuni interventi a causa del sovraccarico delle strutture», ha incalzato Soeder.
Il semi lockdown scattato il 2 novembre - quando sono stati chiusi al pubblico ristoranti, istituzioni culturali, centri sportivi e gli alberghi al turismo - ha fallito. In alcuni Laender l’allarme è già stato lanciato in settimana, quando la Sassonia ha disposto ad esempio la chiusura delle scuole già da lunedì.

Il ministro delle finanze Olaf Scholz, intanto, ha rassicurato sul fatto che il governo «non ha mai lasciato sole le imprese» nella pandemia.

E ha annunciato l’aumento dei fondi per chi viene colpito dal lockdown: i contributi accessibili passano da 200 mila a 500 mila euro nel terzo pacchetto di aiuti ponte e sono previsti investimenti da 11 miliardi di euro in più al mese.

Con oltre 1,3 milioni di contagi complessivi e 21.787 vittime, la Germania punta a poter ricostruire le catene di contagio, tornando sulla soglia di 50 infezioni la settimana (contro una media attuale di 169) ogni 100 mila abitanti.

Una nuova stretta per Natale, con l’ipotesi di un’Italia di fatto tutta in zona rossa o almeno arancione nei festivi e prefestivi e, unica eccezione, una deroga agli spostamenti tra i piccoli comuni.
Dopo un confronto ieri nella maggioranza di governo, se ne parlerà oggi in un vertice fra ministri e comtiato tecnico-scientifico.

Le immagini di quelli che il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha definito «insopportabili assembramenti» nelle vie dello shopping, ma anche i 20mila contagi e i 500 morti al giorno e la decisione della cancelliera tedesca Angela Merkel di chiudere i negozi per limitare i contatti sociali, spingono il governo a un cambio di passo che potrebbe concretizzarsi nelle prossime ore, con una serie di interventi mirati ad evitare che Natale e Capodanno si trasformino nel detonatore per la terza ondata del virus.

E proprio per fare il punto della situazione si vedranno oggi, lunedì, i capi delegazione della maggioranza con gli esperti del Comitato tecnico scientifico e i ministri Luciana Lamorgese, Francesco Boccia ed altri.

La riunione, proposta dal capo delegazione dei Cinquestelle Alfonso Bonafede, ha un duplice obiettivo:  analizzare la situazione epidemiologica e i rischi sanitari e capire se vi siano preoccupazioni particolari in vista dei possibili assembramenti nelle vie dello shopping nei prossimi giorni.

Non ci sarà dunque alcun allentamento, nonostante le continue richieste delle Regioni e delle categorie produttive. Anzi, sulla nuova stretta il governo sembra aver ritrovato la compattezza e aver sposato la linea dei rigoristi, i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia che da tempo ribadiscono la necessità di evitare qualsiasi apertura, che poi pagheremo a gennaio e febbraio. Con una nota al termine di un vertice di ministri e capigruppo con il segretario Nicola Zingaretti, il Pd chiede esplicitamente nuovi provvedimenti. «Le misure del governo stanno funzionando ma malgrado questo il numero delle vittime è drammatico, così come il numero complessivo dei positivi».

unque bisogna fare «di tutto» per non disperdere i risultati: «alla luce di un sicuro aumento del rischio di assembramenti dovuto al periodo delle festività, occorre valutare l’adozione di nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi». «Fermezza e rigore» chieste anche dai cinquestelle che si dicono soddisfatti per la presa di posizione del Pd anche se, sottolineano fonti del Movimento, ci sono stati negli ultimi giorni troppi «ondeggiamenti» da parte dei Dem.

E non chiude alla nuova stretta neanche Italia Viva, con Teresa Bellanova che però chiede «coerenza»: «decidiamo misure anche più restrittive di quelle attuali, se necessario, ma comprensibili e coerenti. Perché solo così i cittadini saranno indotti a rispettarle».
Ora si tratterà di tradurre le dichiarazioni in misure.

E non è escluso a questo punto che possa esserci anche un nuovo Dpcm, per intervenire sugli aspetti più problematici con norme omogenee in tutta Italia, per rendere l’intero Paese zona rossa o arancione nelle giornate più a rischio, con un irrigidimento delle disposizioni, come annunciato anche dalla Merkel in Germania.

E dunque interventi per evitare gli assembramenti nelle vie e nelle piazze dello shopping e nelle zone centrali delle grandi città - prevedendo maggiori controlli e chiusure mirate o anticipando il coprifuoco e la chiusura di bar e ristoranti - e limitare i grandi spostamenti, dunque sia quelli tra le regioni - che però si interromperanno a partire dal 21 dicembre per effetto del Dpcm già in vigore - sia quelli all’interno delle stesse.

«Siamo in una fase che ci mette tutti a dura prova, supereremo la tempesta e ne usciremo migliori», ha detto ieri il premier Giuseppe Conte che in serata ha presieduto la riunione dei capidelegazione per mettere a punto proprio le deroghe per i piccoli comuni promesse nei giorni scorsi.

L’ipotesi è quella di consentire di uscire, ponendo un limite di distanza (forse trenta km), solo dai comuni sotto i 5mila abitanti e dovrebbe essere tradotta in una mozione di maggioranza che impegni il governo, da depositare lunedì al Senato ed essere votata mercoledì in Aula, quando è già previsto il voto sulla mozione del centro destra che punta a far saltare il blocco previsto per gli spostamenti tra tutti i comuni. Secondo la coldiretti la questione interessa oltre 10 milioni di italiani, che sono quelli che vivono in piccoli comuni con meno di 5mila abitanti.

In Germania da mercoledì mini lockdown con negozi e scuole chiuse, divieto di assembramenti, di consumo di alcol per strada e fuochi d’artificio di Capodanno al bando.

Fino al 10 gennaio, quindi, stop al commercio al dettaglio (con l’eccezione di alimentari, farmacie e pochi altri ritenuti essenziali) e all’obbligo di presenza nelle scuole, finora rimaste sempre aperte dal riavvio delle lezioni ad agosto.

Le concessioni, annunciate per le feste di Natale e Capodanno appena qualche giorno fa, vengono di fatto revocate: il divieto di contatto non consentirà di festeggiare fra più di 5 persone (bambini e ragazzi sotto i 14 anni esclusi).

Sarà invece possibile la celebrazione delle messe religiose: a condizione che si rispettino le distanze di 1,5 metri in chiesa, e che non si canti.

Scelte che arrivano dopo lo shock del record di 30 mila contagi e i quasi 600 morti in 24 ore, segnato due giorni fa.

La cancelliera Angela Merkel non ha usato giri di parole: «i provvedimenti di novembre non bastano, i casi aumentano ed è ripresa la crescita esponenziale della diffusione del virus. Siamo costretti ad agire, e adesso lo facciamo».

Pure più enfatici - e non è una novità  - i toni del presidente della Baviera Markus Soeder: «Lo scenario di Bergamo è più vicino di quanto si creda. Per impedire che questo accada anche in Germania, bisogna agire in modo conseguente». Secondo il governatore, che molti vedono papabile candidato cancelliere dei conservatori alle prossime elezioni federali, il Paese che meglio ha gestito la prima ondata della pandemia «potrebbe nella seconda diventare il cas d’Europa». «La pandemia è una catastrofe, sta provocando la più grande crisi degli ultimi 50 anni», ha denunciato, sostenendo che nella Repubblica federale sia al momento «fuori controllo».

Il sistema sanitario è sotto stress, la constatazione all’unisono dei leader regionali, e «in qualche caso il triage è già una realtà, laddove si deve prendere la decisione di rimandare alcuni interventi a causa del sovraccarico delle strutture», ha incalzato Soeder.
Il semi lockdown scattato il 2 novembre - quando sono stati chiusi al pubblico ristoranti, istituzioni culturali, centri sportivi e gli alberghi al turismo - ha fallito. In alcuni Laender l’allarme è già stato lanciato in settimana, quando la Sassonia ha disposto ad esempio la chiusura delle scuole già da lunedì. Il ministro delle finanze Olaf Scholz, intanto, ha rassicurato sul fatto che il governo «non ha mai lasciato sole le imprese» nella pandemia.

E ha annunciato l’aumento dei fondi per chi viene colpito dal lockdown: i contributi accessibili passano da 200 mila a 500 mila euro nel terzo pacchetto di aiuti ponte e sono previsti investimenti da 11 miliardi di euro in più al mese.

Con oltre 1,3 milioni di contagi complessivi e 21.787 vittime, la Germania punta a poter ricostruire le catene di contagio, tornando sulla soglia di 50 infezioni la settimana (contro una media attuale di 169) ogni 100 mila abitanti.

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