La morte di Maradona nuove indagini su tempi e modi dei soccorsi

Tutti per El Diez. Non si ferma il pellegrinaggio degli argentini nei luoghi in cui, più degli altri, Diego Armando Maradona ha lasciato la sua traccia. Lo ha fatto in ogni parte del mondo, ma la Bombonera è il suo stadio a Buenos Aires e, così come succede nei dintorni dell’ormai ex San Paolo, è continuo il pellegrinaggio di tifosi e semplici appassionati, in generale di tutti gli argentini che da mercoledì si sentono orfani di un simbolo della loro storia.

«È come un sogno orribile», ha scritto una delle figlie di Diego, Jana Maradona, prima di ringraziare tutti per l’amore con cui stanno vivendo la morte del padre.

«Mi sembra ancora un sogno orribile, ma non voglio far passare altro tempo senza ringraziare infinitamente tutti per l’amore che avete dimostrato nei confronti di mio padre, in particolar modo in questi giorni. Ogni foto, ogni dimostrazione d’affetto sono state coccole al cuore», ha scritto la 24enne nata dalla relazione tra il Pibe de Oro e Valeria Sabalain, mentre ieri erano stati Dalma e Diego Armando junior a esprimere tutto il proprio dolore.

Il ricordo di Diego coinvolge tutto il mondo. Splendido quello che oggi, in Australia, gli ha riservato la nazionale neozelandese di rugby nel match stravinto contro l’Argentina. Prima della gara, gli All Blacks si sono esibiti nella loro consueta Haka davanti a una maglia, tutta nera, con il 10 e il nome Maradona. Pubblico e avversari commossi.

Il ricordo di Diego è entrato anche negli stadi d’Europa. In Francia le squadre, prima del calcio d’inizio, si dispongono in campo per formare una grande M, il minuto di silenzio è su tutti i campi. Oggi Maradona tornerà a essere protagonista in Serie A, non con le sue magìe, semmai con le vecchie immagini dello spettacolo che ha regalato nei suoi sei anni napoletani. Prima di Sassuolo-Inter, anticipo che ha aperto la nona giornata di A, durante il riscaldamento è stato trasmesso il famoso video con Diego che palleggia nel prepartita di una gara europea contro il Bayern Monaco nel 1989, sulla musica di «Live is life».

Lutto al braccio, minuto di raccoglimento e poi, al 10°, tutti fermi con l’immagine di Diego sul maxi-schermo. Un rituale che sarà ripetuto su ogni campo.
Tornando in Argentina, invece, tutti i giocatori, così come hanno fatto quelli del Napoli in Europa League il giorno dopo la morte del suo ex capitano, entreranno in campo con la maglia numero 10 di Maradona, quella dell’Argentina campione del mondo nel 1986.

Si tornerà a giocare proprio nella Copa Diego Armando Maradona, l’ex Copa Liga, subito dedicata al «Diez» dopo la sua morte. Il Gimnasia, la squadra che il Pide de Oro allenava, probabilmente non scenderà in campo. Al di là del fatto che tutto lo staff tecnico si è dimesso in blocco, il dolore è troppo forte per giocare. La stessa cosa vale per Carlos Tevez che non è stato convocato per la partita contro il Boca Juniors.

E poi ci sono gli aspetti giudiziari che accompagneranno a lungo il dolore degli argentini, così come le polemiche per quegli squallidi selfie davanti la bara di Maradona. Uno dei protagonisti di quegli scatti, Diego Molina, oggi si è presentato in commissariato al fianco del suo legale per fornire la sua versione sull’accaduto. Intanto l’Argentinos Juniors, la squadra dove Maradona ha iniziato, ha espulso Molina che era uno dei soci del club.

Per quel che riguarda l’inchiesta sulla morte di Diego, nonostante l’autopsia abbia confermato il decesso per cause naturali, si vuole andare fino in fondo per capire se ci siano state negligenze nei soccorsi, visto che qualcosa non quadra e che ci sono testimonianze poco convincenti.

Secondo La Nacion una delle infermiere, Gisela Madrid, ha fornito tre versioni diverse sulle ultime ore di Maradona.

Divergenze anche sugli orari di servizio e di intervento della donna che, tra le altre cose, ha riferito che intorno alle 11.30 di mattina di mercoledì scorso è stata chiamata dalla psicologa e dal medico che, non avendo risposte da Diego, hanno cercato di rianimarlo.

Maradona sarebbe morto intorno alle 12, ma alle 12.17 è stata registrara una chiamata del medico Leopoldo Luque che, senza fare il nome del paziente, chiedeva l’intervento immediato di un’ambulanza per un uomo di 60 anni con un arresto cardiaco.

Infine, spuntano nuovi aspirandi eredi, il che lascia intendere che potrebbe aprirsi anche questo filone di tensioni dopo la morte del genio del calcio mondiale.

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