Addio a Gigi Proietti: il celebre attore è morto nel giorno dell'ottantesimo compleanno Era in ospedale in seguito a una crisi cardiaca

È morto oggi all'alba il celebre attore Gigi Proietti. Ricoverato da giorni in una clinica romana, era stato colpito ieri da un grave scompenso cardiaco. Da subito le sue condizioni erano apparse molto serie rendendo necessario il ricovero in terapia intensiva.

Proprio oggi Proietti avrebbe compiuto 80 anni. In una carriera lunga oltre 50 anni ha spaziato dal cinema al teatro. «Nelle prime ore del mattino - spiega la famiglia - è venuto a mancare all'affetto della sua famiglia Gigi Proietti. Ne danno l'annuncio Sagitta, Susanna e Carlotta. Nelle prossime ore daremo comunicazione delle esequie».

Da quando si è diffusa la notizia, questa mattina verso le 6, si stanno susseguendo messaggi e dichairazioni di cordoglio da figure del mondo dello spettacolo, della cultura in generale, della politica, per la scomparsa di un protagonista amatissimo dal pubblico.

 «È con grande dolore - dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - che ho appreso la notizia della scomparsa, nel giorno dell’ ottantesimo compleanno, di Gigi Proietti. Attore poliedrico e versatile, regista, organizzatore, doppiatore, maestro di generazioni di attori, erede naturale di Ettore Petrolini, era l’espressione genuina dello spirito romanesco. Alla grande cultura, alla capacità espressiva eccezionale, frutto di un intenso lavoro su se stesso, univa una simpatia travolgente e una bonomìa naturale, che ne avevano fatto il beniamino del pubblico di ogni età. Desidero ricordarlo anche come intellettuale lucido e appassionato, sempre attento e sensibile alle istanze delle fasce più deboli e al rinnovamento della società. Alla signora Sagitta, alle figlie Susanna e Carlotta, ai suoi collaboratori e ai tanti suoi allievi desidero far giungere il mio più profondo cordoglio, a nome della Repubblica, e sentimenti di vicinanza personale».

«Con Gigi Proietti non se ne va solo uno dei volti più amati dal pubblico, ma anche uno straordinario protagonista della nostra cultura. Proprio nel giorno del suo compleanno ci lascia un genio dello spettacolo che ha saputo divertire e commuovere milioni di italiani. La sua scomparsa addolora tutto il Paese», ha scritto su Facebook il presidente del consiglio Giuseppe Conte.


Noto anche e semplicemente come Gigi Proietti, è uno dei più spigliati attori, registi, doppiatori e perfino cantanti italiani in circolazione. Insomma, un robusto artista, protagonista di numerosi film e svariate fiction di successo ce con il tempo è diventato una delle personalità più glamour e straordinarie, nonché complete del cinema italiano. Uno specchio nella quale la società italiana contemporanea continua a riflettersi per capire dove stiamo andando. Impegno e serietà anche nella risata.

Formazione

Dopo aver conseguito la maturità classica, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell'Università La Sapienza di Roma, con l'aspirazione di avvocato. Ma durante quegli anni, trova più piacere nell'esibirsi con la chitarra nei locali notturni della capitale, piuttosto che stare fra i banchi di scuola, infatti, a soli sei esami dati, abbandonerà gli studi e si concentrerà sulla musica imparando a suonare il pianoforte, la fisarmonica e il contrabbasso. Nel contempo, inizia a frequentare il corso di mimica di Giancarlo Cobelli, al Centro Universitario Teatrale, il quale nota subito delle qualità in questo giovane e lo scrittura per uno spettacolo d'avanguardia: "Can Can degli italiani".

Gli anni della dolce vita

È il 1963 e Proietti comincia a frequentare l'entourage di artisti che rendono più viva e comica Roma: Ercole Patti, Luigi Malerba e Ennio Flaiano del quale metterà in musica l'aforisma "Oh come è bello sentirsi...". L'anno dopo, continua il suo percorso teatrale, ma sempre con ruoli marginali, cimentandosi con il Gruppo Sperimentale 101, sotto la direzione di Antonio Calende, di Cobelli e anche dello sceneggiatore e scrittore Andrea Camilleri. Vestito da upupa, porta in scena "Gli uccelli" di Aristofane (1964) e, quattro anni dopo, dopo una faticosa gavetta diventa protagonista de "Il Dio Kurt" e "Operetta", messi in scena al teatro Stabile de L'Aquila. Nel frattempo, si sposa con Sagitta Alter, guida turistica svedese, dalla quale avrà due figlie: Susanna e Carlotta. Comincia a bazzicare anche la televisione, facendosi dirigere da Flaminio Bollini nel film tv La maschera e il volto (1965) accanto ad Aldo Giuffrè.

Debutto sul grande schermo e successo teatrale

Debutta sul grande schermo grazie ad Alessandro Blasetti, il quale lo dirige ne La ragazza del bersagliere (1967) con Leopoldo Trieste, Renato Salvatori, Franca Valeri e Rossano Brazzi. Entrato nel circuito di Cinecittà, lavora in alcune pellicole di Pasquale Festa Campanile, ma anche ne L'urlo (1968) e Dropout (190) di Tinto Brass. Comincia a farsi conoscere anche all'estero, infatti, Sidney Lumet lo dirigerà ne La virtù sdraiata (1969) con Omar Sharif e Anouk Aimée. E dopo Una ragazza piuttosto complicata (1969) di Damiano Damiani, tocca finalmente la notorietà quando viene chiamato a sostituire Domenico Modugno (si disse per un incidente, ma in realtà era per i dissapori con Renato Rascel) nella commedia musicale "Alleluja brava gente" di Garinei & Giovannini, nella parte di Ademar. Finalmente, si impone come attore di primo piano, almeno a teatro! Perché al cinema dovrà faticare ancora molto per trovare una sua collocazione come protagonista, passando da Brancaleone alle crociate (1970) e La mortadella (1971) di Mario Monicelli, a L'eredità Ferramonti(1976) e Bubù (1971) di Mauro Bolognini.

La radio e ancora tanto teatro

Elio Petri, Luigi Magni e Alberto Lattuada sono due degli autori che lo dirigono nei primi anni Settanta, poi Gigi Proietti decide di dedicarsi alla radio con il notevole e celebre successo di "Gran Varietà" dove porta tre dei suoi migliori personaggi, senza ovviamente smettere di accompagnarsi con la sua chitarra nei numerosi sketch. Non abbandona il teatro e porta in scena: "La cena delle beffe" (1974), "A me gli occhi please!" (1976, che sarà uno dei più grandi successi e che tornerà in scena nel 1993, nel 1996 e nel 2000), "Come mi piace" e "Leggero leggero" (1991). Canta, si dirige, recita lunghi e spassosi monologhi, imita, balla. Il pubblico italiano è passo di lui e artisti come Federico Fellini ed Eduardo De Filippo lo stimano e lo ammirano. Fellini pensò proprio a lui quando ebbe in mente di girare Il Casanova di Federico Fellini, ma poi assegnò la parte a Donald Sutherland (sebbene proprio Proietti ne curò il doppiaggio).

Mandrake lo inserisce tra gli attori della commedia all'italiana

Dopo la commedia musicale un po' scandalosa Bordella (1976) di Pupi Avati, arriva il suo ruolo più bello, quello dell'indossatore Mandrake, appassionato di ippica e scommesse, nella pellicola di Steno Febbre da cavallo (1976) che, considerato un vero e proprio cult, avrà persino un seguito: Febbre da cavallo 2 - La mandrakata (2002), diretto dal figlio di Steno, Carlo Vanzina (vincendo il Nasto d'Argento come miglior attore protagonista). Da quel momento, Proietti, entra ufficialmente fra gli interpreti principali della commedia all'italiana con Casotto (1977) e Due pezzi di pane (1979) di Sergio Citti, Mi faccia causa (1984) di Steno, Non ti conosco più amore (1980). Volto comico apprezzato anche all'estero non ha difficoltà a recitare in Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d'Europa (1978), giallo rosa di matrice franco-americana, e neppure in Un matrimonio (1978) di Robert Altman.

Direttore del Brancaccio e scopritore di talenti

Nel 1978 diventa direttore artistico del Teatro Brancaccio di Roma, creando un proprio Laboratorio di Esercitazione sceniche dal quale usciranno artisti come: Enrico Brignano, Chiara Noschese, Flavio Insinna, Rodolfo Laganà, Francesca Nunzi e Gabriele Cirilli. Nel 1981, lavora nello sceneggiato "Fregoli", ispirato alla vita del trasformista Leopoldo Fregoli, poi diventa anche presentatore di varietà come "Fantastico 4" (1983) e "Di che vizio sei?" (1988). Grandissimo amico di Vittorio Gassman, recita accanto a lui e suo figlio Alessandro in Di padre in figlio (1982) e negli anni Novanta debutta come regista televisivo con una delle prime sitcom italiane: Villa Arzilla, che racconta le vicende di un piccolo gruppo di pensionati (Ernesto Calindri, Marisa Merlini, Caterina Boratto) in una casa di riposo. E visto il successo come regista, continua con il film tv Un nero per casa (1998, del quale ricordiamo l'assurda polemica creata da un'esponente politica per la parola "nero" dentro il titolo, che infatti giustamente si è sgonfiata), con il telefilm Un figlio a metà (1992, che poi fu bissato da Un figlio a metà un anno dopo) e con la sitcom Italian Restaurant (1994).

Il grande successo del Maresciallo Rocca

Diretto da Bertrand Tavernier in Eloise la figlia di D'Artagnan (1994), trionfa inaspettatamente nella serie televisiva Il Maresciallo Rocca, creato dalle penne di Laura Toscano e Franco Marotta e diretto da Giorgio Capitani, nel quale l'attore interpreta il ruolo di Giovanni Rocca, maresciallo dell'arma dei Carabinieri. Il successo sarà così mostruoso che avrà ben cinque sequel realizzati fra il 1998 e il 2005. Ma non solo marescialli nella sua carriera che si arricchisce anche di avvocati (il telefilm L'avvocato Porta) e tanto doppiaggio dal Genio del cartone animato della Disney Aladdin (1993) alla vittoria del Nastro d'Argento per il miglior doppiaggio maschile per Casinò (1995), dove presta la sua voce a Robert De Niro.


Ritorna alla commedia

Torna alla confortevole commedia all'italiana, quella diretta dal veterano Mario Monicelli in Panni Sporchi (1999) e degli ormai maturi Vanzina in Le barzellette (2004). Sempre per i Vanzina gira i due cinecocomeri Un'estate al mare (2008) e Un'estate ai Caraibi (2009) e nel 2010 la loro ultima commedia L'amore è una cosa meravigliosa. L'anno successivo fa parte del cast di Box Office 3D, parodia dei maggiori successi cinematografici degli ultimi anni, per la regia di Ezio Greggio.
In seguito Alessandro Gassmann lo vorrà come protagonista de Il premio, mentre nel 2019 Garrone lo chiamerà per il ruolo di Mangiafuoco nel suo Pinocchio.

Personalità multiforme, scombiccherata, sessantottina, libero di costumi, ha scaldato veramente il cuore degli italiani con il suo istrionismo, la sua poesia, i suoi sonetti, la sua esuberanza e la simpatia. Riservatissimo sulla vita privata, coriaceo quando si tratta di lavoro, ha invaso il campo dell'arte con indomita bravura e una sobrietà che suggerisce di perdersi nella leggerezza della vita. Meriterebbe grandi elogi, una vera laudatio da parte della nostra intera nazione, Gigi Proietti à lo strepitoso erede dell'eccellente Ettore Petrolini. Speriamo in una gloriosa "santificazione" del mondo dello spettacolo per la sua fantastica e irriducibile presenza.


 LA SCHEDA

L’eterno Mandrake, lo scommettitore sfortunato e sbruffone di Febbre da cavallo di Steno. Gastone, l’attore spiantato, inguaribile narcisista, inventato da Petrolini. Il rassicurante Maresciallo Rocca di una delle serie tv più amate di sempre. E poi ancora Toto, l’antico romano alle prese con la sauna, l’affarologo tuttologo appaltologo Pietro Ammicca, Armando Duval della Signore delle camelie riletta in chiave comica, il poeta Narcisio Vanesio: in 50 anni di carriera i ‘Cavalli di battaglià di Gigi Proietti, celebrati nel titolo di un suo longevo spettacolo teatrale trasposto anche in tv, sono diventati creature proverbiali, citate a memoria da generazioni.
1976, A ME GLI OCCHI PLEASE - Lo spettacolo, scritto da Proietti con Roberto Lerici, va in scena al teatro Tenda. Da Petrolini a Shakespeare a Ferlinghetti, dal baule spunta una serie di personaggi destinati a diventare icone della contaminazione tra generi: tra gag, canzoni serie e semiserie e scioglilingua, Proietti fa il verso agli attori boriosi e al teatro sperimentale. Indossa un ‘fumandò («smoking è il gerundio di smoke») e chiude in tuba e pastrano con La signora delle camelie. Collezionando un pubblico da record, lo spettacolo tornerà in scena nel 1993, nel 1996 e nel 2000, in un memorabile one man show allo Stadio Olimpico.
1976, FEBBRE DA CAVALLO - Proietti è Bruno Fioretti, celebre e sfortunato truffatore che con gli amici - Armando Pellicci detto ‘Er Pomatà (Enrico Montesano), ex fantino disoccupato, e il guardamacchine Felice Roversi (Francesco De Rosa) - va a caccia di stratagemmi per sostenere la fallimentare passione per le scommesse ippiche. Steno consacra l’attore al cinema con una pellicola che lascia la critica fredda ma diventa un cult. Nel 2002 Carlo Vanzina ne girerà il sequel, Febbre da cavallo - La mandrakata.
1983, CARO PETROLINI - Al teatro Argentina va in scena la summa del repertorio petroliniano, con la complicità della regia di Ugo Gregoretti. Da Nerone a Paggio Remando, da Gastone a Fortunello, Proietti rende omaggio all’ironia beffarda di un simbolo della vecchia romanità.
1996, IL MARESCIALLO ROCCA - Carabiniere irreprensibile, pronto alla battuta ma pudico nei sentimenti, onesto, senza grilli per la testa, entra nel cuore del pubblico come un vecchio amico, in una serie che va in onda per dieci anni, premiata da oltre 10 milioni di spettatori e seguitissima anche in replica. Sarà poi, tra l’altro, L’avvocato Porta per Canale 5 e il giornalista di cronaca nera Bruno Palmieri di Una pallottola nel cuore, ancora per la Rai.

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