Finisce in Tribunale il braccio di ferro tra i dipendenti provinciali e Fugatti sui nuovi turni e orari di lavoro
La riorganizzazione degli orari di lavoro dei provinciali finisce in Tribunale.
Cgil, Cisl, Uil e Fenalt depositeranno oggi un ricorso per condotta antisindacale contro la giunta Fugatti. Ce ne sarà presto uno anche al Tar. Secondo i sindacati si è deciso tutto senza confronto e con enormi violazioni delle procedure previste. «La Provincia - spiegano i dirigenti delle quattro categorie sindacali - ci ha costretto a rivolgerci al giudice del lavoro. L’esecutivo in carica mina anche la coesione sociale.
I dipendenti sono determinati a proseguire nella loro protesta, noi pure».
Tema del contendere è la nuova articolazione degli orari per luglio, agosto e settembre, con turni di 5 ore al giorno in ufficio e proseguimento del lavoro da casa, per non avere mai più del 50% dei dipendenti in ufficio.
E in alcuni settori una presenza fisica anche il sabato mattina. Un’operazione giudicata dal personale e dai loro rappresentanti improvvisata e senza un senso logico.
«Siamo di fronte - afferma Giuseppe Pallanch - ad un modo di governare arrogante. Il contratto di lavoro si concerta con il sindacato. In un momento in cui i dipendenti pubblici andrebbero ringraziati per aver tenuto in piedi, durante il lockdown legato al Coronavirus, l’intera struttura lavorando sempre con estrema professionalità li si bollano come fannulloni». Il sindacalista della Cisl scuote il capo: «Pochi giorni fa la Cgia di Mestre ha lodato l’organizzazione e l’efficienza dei lavoratori dell’ente pubblico trentino, i nostri amministratori li penalizzano. Siamo senza parole. E, dimenticavo, ci accusano di non saper lavorare per obiettivi. La verità è che qui puntano a mettere i dirigenti contro i lavoratori e i provinciali contro i privati. Un gioco al massacro».
Luigi Diaspro sottolinea come quello dell’orario sia il terzo strappo, dopo la cancellazione di 20 milioni di euro per gli adeguamenti salariali e la discrezionalità, senza accordi, dei premi Covid. E chiede a breve un tavolo di confronto serio con il presidente Fugatti. «Personalmente, ma penso di parlare anche a nome dei miei colleghi - dice il sindacalista della Cgil - cerchiamo di non arrivare mai alle vie giudiziarie. Tentiamo fino alla fine infatti di trovare una mediazione con la controparte. Stavolta non è stato purtroppo possibile». E ancora: «Colpiscono persone che sarebbero state le prime a rendersi disponibili ad un confronto con la giunta per studiare una riorganizzazione degli orari. I provinciali, a differenza di quello che qualcuno sta tentando di far passare, quando c’è da lavorare non si tirano mai indietro».
E conclude: «Mentre nel resto d’Italia l’esperienza del lavoro a distanza viene considerato di fondamentale importanza in prospettiva futura, qui lo si vuole ridimensionare in modo pesante. Per l’esecutivo Fugatti non è strategico. Per noi sì. La riorganizzazione in atto provoca solo disagi e tensione».