Ex governatori divisi sulla giunta Andreotti: dico sì. Rossi: dico no

di Giorgio Lacchin

La giunta Fugatti ha compiuto 1 anno (qui le pagelle agli assessori). Quale giudizio ne danno i precedenti governatori?

Abbiamo sentito, per cominciare, Carlo Andreotti, presidente della Provincia dal 1994 al 1998.
«Non è elegante che un predecessore dia giudizi», esordisce Andreotti, «detto questo, il mio sulla giunta Fugatti è positivo. Va ricordato che la giunta entrò in funzione in piena tempesta Vaia e fu subito alle prese con interventi straordinari e dunque problemi di bilancio non indifferenti».

«Seconda cosa: Fugatti si è trovato a lavorare con una struttura ereditata, non scelta da lui. Una struttura valida ma con idee diverse da quelle portate in dote dalla Lega. Nessuno è colpevole: le leggi provinciali sono queste, non c’è lo spoils system americano secondo cui gli alti dirigenti della pubblica amministrazione cambiano con il cambiare del governo. Inoltre Fugatti ha dovuto fare da chioccia a qualche assessore che non aveva esperienza amministrativa».
«Tenuto conto di tutto ciò», prosegue Andreotti, «il giudizio è sicuramente positivo. Non ci sono stati passi falsi. C’è un po’ di contestazione sulla questione immigrati ma stando al programma elettorale e guardando all’operato di Salvini da ex ministro degli Interni - guardando insomma alle politiche della Lega -, in Trentino i provvedimenti sull’accoglienza e l’immigrazione sono stati molto contenuti».

«Alcuni provvedimenti sono stati strumentalizzati, come quello sul sostegno alla cooperazione internazionale: mi pare non ci sia stato nessun taglio, è stato introdotto invece un criterio di merito grazie al quale i soldi non vengono distribuiti “a pioggia” ma in base alla validità del progetto».

«La giunta ha rilanciato le politiche euroregionali e si è mossa molto bene sul rapporto Trento-Bolzano-Innnsbruck. Molto buoni, infine, i rapporti col mondo autonomista, la parte più tradizionalista di quel mondo (gli Autonomisti Popolari di Kaswalder) che rappresenta l’anima storica dell’autonomismo trentino».


«La mia preoccupazione più grande è per l’Autonomia», confida Ugo Rossi, presidente della Provincia dal 2013 al 2018. «Non vedo nessuna strategia chiara per quel che riguarda i rapporti con lo Stato. Per alcuni mesi si è confidato nel governo amico, ma non ha portato a nulla di concreto dal punto di vista della struttura di protezione e dei rapporti finanziari. Legare la tenuta dell’Autonomia al fatto che ci sia un governo amico è pericoloso perché i governi cambiano».

«Da qui deriva la preoccupazione per la tenuta dei conti dell’Autonomia», prosegue Rossi. «In queste settimane ci hanno detto che c’erano 200 milioni in più, poi che ce n’erano 200 in meno ma che avrebbero fatto tutto lo stesso...».

«Per il resto», insiste Rossi, «ci sono stati provvedimenti che hanno assecondato alcune istanze emotive elettorali - con poca o nessuna valenza pratica - e molte dichiarazioni di circostanza. Ad esempio sulla sicurezza aumentata, anche se i giornali sono pieni, oggi come ieri, di episodi negativi».

«Oggi, poi, mi pare che Trento e Bolzano vadano ognuno per conto proprio, e per la tenuta dell’autonomia è un altro fatto grave. Io e Kompatscher, insieme, abbiamo fatto il patto di garanzia che ha modificato lo Statuto. Per la prima volta nella storia la Svp accettò di parlare in maniera chiara di unicità dello Statuto nel programma di legislatura della Regione».

Rossi riconosce un merito a Fugatti: «Il governatore ha gestito con grande impegno e risultati apprezzabili l’emergenza Vaia». Per il resto «ha realizzato provvedimenti-spot e nonostante i proclami di cambiamento ha mantenuto molte cose che avevamo avviato noi, come l’orario cadenzato degli autobus e i temi della promozione turistica. Sulla sanità non ho visto sconvolgimenti, e per quel che riguarda i migranti ha preso i profughi che erano sul territorio e li ha concentrati a Trento, aggravando la loro gestibilità».

Il giudizio sul primo anno, dunque, «non può essere positivo. Se l’idea è di governare una provincia a statuto speciale come fosse una regione ordinaria, io mi preoccupo».

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